Il trionfo della massoneria: Pittelli voleva entrare nel Csm grazie all’aiuto del “potentissimo” Cesa

Cesa e Talarico

Le carte e gli atti delle ordinanze di “Rinascita-Scott” e di “Basso profilo”, a più di 10 anni di distanza dalle indagini di De Magistris, riprendono le attività delinquenziali degli stessi “colletti bianchi” e ne descrivono compiutamente le condotte anche attraverso le dichiarazioni di diversi pentiti-chiave. Tra i protagonisti non poteva certo mancare il numero uno dell’Udc, partito politico ricettacolo di corrotti, riciclati e voltagabbana ovvero Lorenzo Cesa. Che puntualmente ha avuto anche un assessorato alla Regione per il suo prestanome, tale Francesco Talarico… E anche Cesa era finito nell’ordinanza di “Rinascita-Scott” prima che venisse formalmente indagato in “Basso profilo” con il contestuale arresto del suo braccio destro Talarico. 

“Le dichiarazioni del pentito Virgiglio – si legge nelll’ordinanza di “Rinascita-Scott” – assumono rilievo pregnante perché consentono di dare conferma ad un quadro, per vero già granitico, abbondantemente emerso a carico del Pittelli, quale soggetto “sussurrato all’orecchio”, appieno inserito nella ‘ndrangheta che, riprendendo le parole di Peppe Mancuso, riportate nella prima parte, non è più semplicisticamente ‘ndrangheta, ma è massoneria.

Non a caso si intersecano perfettamente le parole utilizzate dal Virgiglio, con la ricostruzione finora operata della ‘ ndrangheta unitaria e della individuazione della “mammasantissima” a Limbadi, nel descrivere Vibo come l’ “epicentro” della ‘ ndrangheta sia legale che deviata, ad entrambe le quali risulta legato l’avvocato Pittelli.
Le parole del Virgiglio – oltre che a riscontrare le dichiarazioni del Mantella quanto ai collegamenti tra massoneria e ‘ndrangheta e alla messa a disposizione del Pittelli nei confronti della ‘ ndrangheta – trovano perfetto riscontro, altresì, negli approfondimenti investigativi che hanno consentito di accertare e documentare anzitutto i  rapporti tra l’ avvocato Pittelli e il giudice Giuseppe Chiaravalloti, divenuto in passato Presidente della Regione Calabria, indicato quale massone, appartenenti alla stessa cerchia.

Nella richiesta cautelare sono riportate le conversazioni intercorse tra i due che oltre ad
organizzarsi per un incontro massonico all’Orso Cattivo – a riscontro di quanto detto dal
collaboratore – si interessano di trovare una potente entratura per la nipote di Pittelli, Paola Pittelli, affinché potesse “sistemarsi” nell’Antitrust.

Confermata anche l’appartenenza di Enzo Speziali e di Sabatino Marrazzo ai contesti massonici. E anche l’appartenenza di Giancarlo Pittelli alla massoneria ufficiale nonché a quella “coperta” (alla quale apparteneva anche il giudice Chiaravalloti).

Lorenzo Cesa

Con riguardo a quest’ultimo profilo, nell’ambito del presente procedimento sono state intercettate conversazioni dal contenuto esplicito (tra cui emerge la richiesta di Pittelli di passare dalla loggia catanzarese a quella romana e le modalità di organizzazione di questo passaggio), con Carlo Ricotti, appartenente al Grande Oriente d’Italia (personalità con cui il Pittelli si accreditava, tramite Giuseppe Messina per “l’investitura” romana); con Ugo Grimaldi; con Lorenzo Cesa (europarlamentare e segretario nazionale dell’UDC-NOI CON L’ITALIA) tramite il quale sperava di poter ottenere una sponsorizzazione per l’elezione a membro laico del CSM.

Peraltro, emerge che il Pittelli abbia a sua volta sponsorizzato l’ingresso nella loggia massonica del “Colonnello” (da individuarsi in Francesco Merone, colonnello dei Carabinieri con cui sono stati censiti numerosissimi contatti con il Pittelli).
Sono molte le conversazioni in cui Pittelli informa il Messina di altri amici, professionisti di Reggio Calabria (tra cui l’avv. Contestabile), che vorrebbe fare inserire nella
loggia, comunicando anche che avrebbe incontrato Ricotti e Leo Taroni (una delle personalità più importanti della massoneria, anche nell’ambito del “rito scozzese”).
L’importanza di figurare nella loggia romana, si spiega anche alla luce delle parole del collaboratore Virgiglio, che ne evidenziava i collegamenti con i maggiori esponenti, tanto che il capo bastone Marrazzo (condannato con sentenza non ancora definitivo nel processo “Six Towns”), proprio perché inserito nei contesti massonici romani, potè contare sull’aiuto di logge potenti per “aggiustare un processo” a suo carico…”.