Il vero problema è la magistratura infedele

Siamo alle solite. Per quel che riguarda conclamati malandrini la macchina della giustizia si muove, e anche malamente, ma quando nelle inchieste invece, vengono fuori nomi e cognomi di politici e giudici pesantemente intrallazzati, ecco che scatta la difesa corporativa. Spesso affidata proprio al magistrato che ha scovato i nomi. Che come primo atto, e come segno di fedeltà, deve subito informare di nascosto i diretti interessati per farli correre subito ai ripari.

Appresso, il magistrato, che a questo punto diventa complice degli intrallazzatori,  inizia un lavoro di insabbiamento, facendo sparire carte e soprattutto manipolando e istruendo i pentiti (quando ci sono) sul quel che devono e possono  dire. Quando dirlo e come dirlo. Pappagalli a comando. E tutto per gli amici degli amici si risolve. Un classico italiano.

Quante ne abbiamo viste di queste situazioni? Un casino. Situazioni, dove ad essere protagonista è la categoria dei magistrati. Una lobby potente e temibile. Chiunque se li è messi contro , alla fine ci ha lasciato le penne. Hanno un potere assoluto di vita e di morte (sociale) su tutti. Fanno quello che vogliono e nessuno può dirgli niente, perché bisogna dare per scontato che se sei un magistrato, devi per forza essere uno onesto ed equilibrato e dunque uno al di sopra di ogni sospetto.

Una dote innata attribuita per diritto divino che nessuno può mettere in discussione e che li rende incapaci di “tradire” la Legge. Come gli angeli del Signore. E si sa che gli angeli non commettono mai peccati. Uno stereotipo, questo del magistrato onesto a prescindere, al quale spesso si abbocca per convenienza, e per paura aggiungo io: schierarsi con i magistrati è sempre conveniente. Anche se sai che tra di loro (è chiaro che tutto questo mio ragionamento è fuor di generalizzazioni) ci sono criminali incalliti più di Franco Muto.

Ma è meglio fare l’amico piuttosto che averli contro. Indipendentemente se sei uno che fa loschi affari o una persona perbene. In entrambi i casi è sempre meglio averli amici, perché nella vita non si sa mai. Un magistrato amico è per sempre. Di contro, criticare i magistrati, o peggio, accusarli di tradire la Legge, è molto ma molto pericoloso. Lo sanno tutti. Infatti nessuno si avventura su questa strada.

Chi subisce angherie da loro, spesso di rifugia nel silenzio. Sanno bene che nessuna denuncia avrà mai corso e soprattutto sono terrorizzati dalle sicure ritorsioni che un atto così potrebbe portare. Lo dico chiaramente, per quel che mi riguarda io ho più paura dei magistrati corrotti che della malavita.

Se posso permettermi di fare una classifica dei malandrini più pericolosi in assoluto,  al primo posto ci metterei, a differenza di quel che dice il dottor Gratteri, proprio i magistrati intrallazzati, e subito dopo, al secondo posto, i quadri dirigenziali della pubblica amministrazione, al terzo i politici corrotti, e al quarto ed ultimo posto la malavita.

Perché le tre categorie che si posizionano al 2°, al 3° e al 4° posto non esisterebbero senza i magistrati intrallazzini. Come dice il dottor Luberto (per fare un esempio): se Muto ha sguazzato per 30 anni nell’impunità assoluta, qualcuno deve averglielo permesso.

Che non può essere mia nonna, l’omertà, l’arretratezza culturale, la crisi economica. Solo la connivenza di una procura o di una distrettuale può assicurare questo. Scoprire un reato da noi, specie in paesini piccoli, è un gioco da ragazzi. Tutto sanno tutto di tutti. Eppure nonostante questa chiara evidenza che solo chi è in malafede può negare, nessun fascicolo aperto per stabilire questa palese verità. Si lascia scivolare questo aspetto come se fosse un dato fisiologico a cui nessuno può porre rimedio. Il che rende tutti complici, anche un magistrato  come Luberto, proprio perché consapevole di questo, visto che lo dice chiaramente nella conferenza stampa dell’operazione “Frontiera”.

Fa spallucce rispetto a questo problema, come dire: lo so che c’è la complicità dello stato infedele (pensiero che si deduce in seguito all’espressione, Muto ha dominato 30 anni nel malaffare tranquillamente) ma io non posso farci niente, non posso mettermi contro i colleghi. Che poi è quello che sta avvenendo a Cosenza.  La storia che si ripete.

Qualcuno di questi magistrati mafiosi sta tentando di coprire i propri colleghi corrotti alla procura di Cosenza. Colleghi invischiati mani e piedi nell’inchiesta sul voto di scambio e il malaffare nella pubblica amministrazione in 20 anni di ladrocinio aggravato e continuato al Comune di Cosenza.

Io ho sempre scritto che negli uffici della DDA di Catanzaro ci sono magistrati onesti e bravi investigatori, e non cambio idea. Perché so che è così. Si vede dal lavoro e dall’impegno di alcuni che è così. Ancor di più oggi con l’arrivo del dottor Gratteri. Uno degli investigatori più bravi d’Italia. Ma va anche detto – alla luce della mancata chiarezza su chi ha permesso per 30 anni a Muto di delinquere indisturbato,  lasciando l’inchiesta a metà, e quando qualche magistrato onesto ci ha provato, in passato, è stato messo a tacere da altri magistrati potentemente intrallazzati –  che in un ufficio che tratta “argomenti” scottanti quello che racconto può succedere.

Perché io non cedo allo stereotipo che basta essere magistrati per dirsi onesti. E qualcosa di strano negli uffici della DDA di Catanzaro da un po’ di tempo a questa parte, sta succedendo. E noi vogliamo capire, da liberi cittadini quali siamo, cosa è cambiato rispetto a prima. Cioè, vogliamo capire perché l’inchiesta sul voto di scambio condotta dal dottor Bruni si è arenata, nonostante un avviso di garanzia ad Orlandino Greco, e l’arresto di Sandro Principe.

Una inchiesta che si basa anche sulle collaborazioni di molti pentiti che pare vadano bene per alcuni e non per altri. Forse che le dichiarazioni dei pentiti sono dichiarazioni qualunquiste quando parlano di alcuni amici degli amici?

A conferma di questo c’è il fatto che quando toccava ai colletti bianchi e ai corrotti di tutte le categorie di Cosenza tutto si è fermato. Qualcuno sussurra che i pentiti che parlano dei politici e dei giudici corrotti che operano a Cosenza non valgono. Ora, senza entrare nell’inchiesta e senza svelare segreti di ufficio, io penso che il dottor Gratteri una spiegazione ai cosentini su questa storia la deve dare. Io mi sono fatto una convinzione e credo anche di poterla provare sul perché tutto si è fermato. Ma vorrei, se è possibile, sentire prima la voce del dottor Gratteri.

GdD