Jole e gli amici degli amici: chi nasce tondo non può morire quadrato

La domanda è questa: ma Jole c’è o ci fa? Nel senso che: Jole è davvero come ultimamente si descrive, ovvero: diversa, per superiorità morale ed etica, dal resto della combriccola che la sostiene, oppure è alla ricerca di una nuova immagine, visto che quella vecchia (in riferimento sempre all’immagine) è oramai bruciata, che intende costruire a suon di “chiacchiere e vave”?

Da un po’ di tempo a questa parte l’impressione è quella di una Jole impegnata a marcare le distanze tra il suo “modus operandi” politico, presente e futuro, e quello di diversi consiglieri di maggioranza, e non solo; Jole traccia una profonda trincea anche tra lei e certi atteggiamenti borderline in uso in ogni ufficio regionale. Il vivi e lascia vivere gli amici degli amici, pare non le stia più bene. E lo ha esternato più volte. A cominciare dalla denuncia pubblica dei tanti fannulloni imboscati negli uffici regionali. Per poi dire a chiare lettere che la ‘ndrangheta negli uffici regionali e in consiglio regionale è più che presente e preme per avere sempre più. Insiste Jole e va oltre: parla di una campagna elettorale condotta dai suoi alleati dove non esclude accordi e contatti con esponenti dei clan. Tant’è che ci tiene a dire che lei non è mai andata a cena con nessuno in campagna elettorale a differenza dei suoi alleati che, evidentemente, hanno mangiato con cani e porci.

Quella venuta fuori dalla quarantena è una Jole che ne ha per tutti, anche per gli intoccabili sceicchi della sanità come lei stessa li definisce. Basta lucrare sulla sanità, dice Jole. E annuncia tagli importanti alla sanità privata. Nel mentre blinda i suoi all’interno della giunta ed istituisce la “distanza politica” che si aggiunge alla distanza sociale: lei da certi politici che l’appoggiano è distante anni luce, e questo Jole vuole si sappia. E per avallare tutto questo lancia una serie di misure economiche post covid che, stando alle sue parole, vanno nella direzione dell’aiuto concreto ai cittadini e non più solo agli amici degli amici. È questa la prova del suo distanziamento politico da tutte le prassi amministrative truffaldine oramai consolidate in ogni ufficio pubblico. Jole, seppur nella consapevolezza di essere sostenuta, come lei stessa dice, da diversi marpioni masso/mafiosi, ci tiene a sottolineare che da loro ha preso solo i voti e nient’altro.

Jole, a sentirla parlare, non vuole essere più accomunata a certi personaggi della sua maggioranza. E in tanti ci credono. Ma Jole è sempre la stessa, in questo caso un po’ più furba del solito, perché stavolta ben consigliata. Già, perché a voler rispondere alla domanda iniziale, per quel che ci riguarda, quella di Jole è tutta una giobba, una pantomima. Dettata, però, da una necessità. Jole sa bene che presto il suo consiglio regionale, e qualche altro suo assessore, oltre a quella già indagata, sarà interessato da più operazioni della Dda di Catanzaro e Reggio, e il suo marcare le distanze è funzionale a questo. Quando tutto ciò avverrà non sarà costretta alle dimissioni, viste le distante prese. Potrà sempre dire: io lo avevo detto che con loro non ho niente a che fare.

Tutti gli appelli alla legalità di Jole sono solo fumo negli occhi dei poveri calabresi che continuano ad abboccare al suo amo. La prova della sua malafede sta nei fatti: dice basta con gli sceicchi della sanità e Parente risulta ancora accreditato con tutte le sue cliniche, nonostante il disastro di Villa Torano, così come il consigliere regionale Morrone che si è dimesso fuori tempo massimo dalla proprietà di cliniche private e, nonostante il palese conflitto di interessi, detiene ancora gli accrediti. Dice no ai fannulloni, ma i fannulloni stanno ancora lì: Luca Mannarino e Maurizio Nicolai su tutti. Dice no agli amici degli amici e per prima cosa ha assunto amici e nipoti degli amici degli amici. Dice no alla ‘ndrangheta e poi, consapevolmente, ne accetta i voti. Dice di voler aiutare i calabresi, e poi sforna bandi ai quali possono accedere, perché cuciti su misura, solo gli amici degli amici. Senza contare l’imbarazzante commedia dei vitalizi andata in scena in consiglio regionale. Una norma stabiliva che per prendere il vitalizio bastava aver svolto anche solo qualche giorno da consigliere, e non più l’intera legislatura. È chiaro che tale atto era stato concordato tra tutti, proprio perché tutti consapevoli che questa legislatura può finire prima del previsto, causa retata, è questo era il prezzo che Jole doveva pagare a tutto il consiglio per avere poi la libertà di poter fare forti affermazioni, senza temere nessuna ritorsione politica. Ma, purtroppo per loro, sono stati sgamati e costretti alla fuga.

La strategia di Jole mira solo ed esclusivamente a non essere coinvolta in retate. Per il resto sono tutte chiacchiere, come l’ultima in ordine cronologico: offrire una cena a tutti i turisti che decidono di fare almeno due giorni di vacanza in Calabria. A dirla così può sembrare anche una buona iniziativa, mirata a dare una mano alla ristorazione e all’accoglienza, ma se si approfondisce il trucco si scopre subito.

Jole dice di voler “stampare” un buono cena da 25 euro a cui possono attingere tutti gli albergatori e ristoratori che ne faranno richiesta dopo aver certificato la presenza del turista “straniero”. Una operazione impossibile da quantificare economicamente, perché nessuno sa, all’oggi, come andrà la stagione in Calabria. Ma ammettiamo di essere fortunati e di ospitare almeno 700.000 turisti da fuori regione, il che fa quasi 18 milioni di euro, una bella somma. Che potrebbe arrivare anche a 20 milioni di euro e più. Anche questa è l’ennesima operazione cucita su misura per gli amici degli amici. Va da se che a poter certificare le presenze, per come richiede il bando della Santelli per avere il rimborso, potranno essere solo i grandi resort, i grandi alberghi e i grandi villaggi turistici: le strutture che fanno grandi numeri. Per i piccoli non c’è niente. Per il piccolo ristorante o il piccolo agriturismo c’è poco, che possono certificare queste strutture in 40 giorni di “stagione”, 10 clienti, 15 clienti, 20 clienti? Poca roba, al massimo 5 o 600 euro di rimborso per tutta la stagione, da cui vanno sottratte le spese, perché il pasto lo devi fare, e devi stare nei 25 euro. Mentre chi può certificare migliaia di presenze, oltre a “giocare” sugli sconti che generalmente si praticano a chi acquista materie prime in determinate quantità, il che aumenta i margini di guadagno, incasserà un bel contributo. E poi, diciamolo, taroccare questi numeri è cosa facile per certi marpioni della regione e prima che qualche procura se ne accorga saranno passati 100 anni.

Un bel regalo ai proprietari dei grandi villaggi turistici in Calabria, e la domanda a questo punto sorge spontanea, chi sono i proprietari di queste grandi strutture?

Per avere la risposta basta digitare su Google: ‘ndrangheta villaggi turistici… e scegliete la risposta che più vi piace. Chi nasce tondo non può morire quadrato, e Jole, è nata tonda.