Jole, Roberto, il PD e il gioco delle parti

Devo ammetterlo: non mi aspettavo che la capacità di recitazione di Jole Santelli e Roberto Occhiuto arrivasse a “certi livelli”. Bravissimi. Sono talmente affiatati come coppia teatrale che non si capisce chi dei due è la spalla.

Entrambi riescono ad essere protagonisti sulla scena politica calabrese e nazionale. Due bravi interpreti del più famoso gioco delle parti.  Che come interpretano loro, nessuno. Sanno bene, entrambi, che bisogna, agli occhi di quei fessacchiotti di cittadini, differenziarsi dagli altri partiti, specie dal PD. Altrimenti si corre il rischio di far diventare concreto il più diffuso luogo comune sulla politica: sono tutti gli stessi. Che è vero, ma non bisogna né dirlo, né avallarlo. Gli inciuci si fanno dietro le quinte e a telecamere spente. Del resto se Occhiuto Mario è diventato sindaco di Cosenza, lo deve proprio al PD. Ma in pubblico devono recitare le parti loro assegnate: l’uno contrapposto all’altro. Una continua finzione che potrebbe tradursi tranquillamente in una fiction ad episodi.

E così Jole e Roberto, dopo un breve training autogeno, si calano nei personaggi e presentano l’ennesima interrogazione parlamentare, questa volta al ministro per gli Affari regionali. I due chiedono al ministro quali misure intende adottare contro il PD in Consiglio Regionale che non ha provveduto a rinnovare l’ufficio di presidenza del Consiglio Regionale e le Commissioni regionali, giorno 7 luglio, rinviando tutto a metà settembre. Un rinvio, a detta dei due, dovuto a questioni private tutte interne al PD che usano le istituzioni per guerre intestine di potere e denaro.

Il mancato rinnovo dell’Ufficio di presidenza di fatto paralizza l’azione del Consiglio. E di questo Jole e Roberto sono preoccupati: per colpa di quei vagabondi del PD che pensano solo a come spartirsi il bottino, invece di nominare i nuovi componenti dell’Ufficio di presidenza, i consiglieri regionali non potranno lavorare fino a metà settembre. Peccato, visto che ci tenevano tanto lavorare nella settimana di ferragosto. Un oltraggio che merita una risposta. Ed ecco arrivare puntuale come i treni quando c’era lui la salvifica interrogazione che lava tutti i mali e accontenta tutti.

Jole e Roberto sono oramai degli specialisti in interrogazioni parlamentari. Ne hanno prodotto, fino ad oggi, una quantità industriale. Hanno persino superato il senatore Molinari. Interrogano i ministri per tutto. E raramente ricevono risposte concrete, solo risposte formali. Ma va bene anche così, l’importante è che la gente abbocchi. Infatti anche questa volta la loro messa in scena ha funzionato. Perché nessun cittadino mai si chiederà: ma questi due (Jole e Roberto), visto che il Ministro per gli affari regionali, Enrico Costa, si è dimesso meno di un mese fa (l’interim è rimasto a Gentiloni), a chi hanno “interrogato”?

E non penso che Gentiloni abbia tempo da perdere per rispondere a queste stronzate. E il duo questo lo sa. E’ tutta finzione! Ah, dimenticavo: sapete perché il ministro Costa si è dimesso? Per ritornare in Forza Italia. Un ministro del governo PD, già viceministro alla Giustizia nel governo Renzi, che se ne va per ritornare dal Berlusca. E questo chiude il quadro perfettamente, riportandoci all’assunto da cui siamo partiti: sono tutti na ‘nzalata.

Questa è sicuro.

GdD