La banda di Sammarco/2: il colonnello Ferace

Il colonnello Ferace e il sindaco Occhiuto

Il colonnello Ferace assume il comando provinciale dei carabinieri di Cosenza nei primi giorni di ottobre del 2010.

Il colonnello Ferace è un militare di quelli che fanno fatica ad abbandonare la “liturgia militare”. Rigido nella formalità, meno nella procedura. Un modo di intendere il suo mestiere – che non è più quello, per intenderci, dei gendarmi di Pinocchio – che non trova più corrispondenza con la contemporaneità.

Il colonnello è un uomo che ama anche stare sul campo, uno d’azione. E non disdegna di esercitare, con posa marziale, in queste occasioni, il suo fascino di ufficiale gentiluomo. Ma è anche, come si sa, un uomo di cultura. Non di sola spada vive l’uomo.

A me ricorda, in questi suoi atteggiamenti, la brutta copia di un ufficiale prussiano – tipo quelli che si vedono nei film di una volta, al gran ballo del Re – tutto rose per la donzella e spada per il nemico. Ovviamente, a differenza dell’ufficiale prussiano del film, a lui manca solo il gesto eroico. Ma non è detto che presto non arrivi. Una fanciulla da salvare prima o poi si trova.

Un uomo d’altri tempi mi viene da dire. In questa visione del mondo, e di intendere il proprio ruolo e funzione ci sta che si metta a disposizione del Re. Magari dal suo punto di vista risulta anche un gesto nobile.
Come da protocollo, il colonnello appena insediato visita le autorità. E subito si mette al lavoro. Correva l’anno 2011. Occhiuto vince le elezioni.

Per lui, stretto nella morsa di decine e decine di milioni di euro di debiti è l’inizio di una nuova era. Una boccata di ossigeno più che per le sue asfittiche casse, per i creditori. Che vedono in questa sua elezione la possibilità di recuperare qualcosa. Elezioni vinte grazie ad un accordo al ballottaggio mediato dall’avvocato Sammarco con esponenti dei clan locali.

Lo scarto tra lui e Paolini è di poco più di 2000 voti. Che non sono pochi ma neanche tanti. Tra i motivi dell’accordo, oltre al contante, c’è pure l’affaire cooperative. Roba che interessa ai nuovi emergenti del clan Rango/zingari. Un bel giro di quattrini. Ma come si sa a molti presidenti, alcuni con un passato di appartenenza a clan rivali, non gli sta bene. E Occhiuto, come tutti gli altri sindaci, Catizone compresa, sa che mettere mano alle cooperative è cosa veramente complicata. E dice al clan che lui ci mette mano, facendo fuori, lavorativamente parlando, i loro nemici, solo se loro gli garantiscono la tranquillità.

E con le spalle coperte, lancia la sua campagna a nonna di legalità nelle cooperative. E molti presidenti e lavoratori insorgono. C’è, giustamente, chi non ci sta. Ed iniziano, a dire del sindaco, le minacce.
Nel mentre, Occhiuto e il colonnello Ferace fanno amicizia. Frequentano gli stessi salotti. Parlano, discutono, e un anno se ne va. Un periodo nel quale scoprono che hanno molti interessi in comune. Tra cui la cultura. Quella musicale e teatrale su tutte. Fosse per loro passerebbero tutto il giorno in teatro. Due amiconi.

Non c’è giorno in cui non si sentono per parlare di teatro. Al punto che il sindaco, per soddisfare i gusti teatrali del suo amico prussiano, organizza una bella rassegna teatrale di spessore, affidata alla bellissima e coltissima Isabel Russinova. Giusto per gradire. Questo regalo, che poi non è un regalo personale, perché di questa straordinaria rassegna teatrale tutti abbiamo goduto, trasforma il prussiano in un principe azzurro. Non ha parole per ringraziare il suo amico Occhiuto. Vorrebbe sdebitarsi, ma non sa come. E succede che quando la chiami l’occasione si presenta.
Occhiuto ha raccontato più volte al suo amico colonnello dei problemi che sta avendo con alcuni personaggi delle cooperative, che non vogliono accettare il cambiamento. Si canta ad Ivan, a Mimmo e ci ‘ngappa suo malgrado anche Maurizio.

Il colonnello, che ci tiene alla tutela dei cittadini, mette sotto controllo queste persone, che a detta di Occhiuto lo minacciavano, e saranno poi arrestate nel maggio del 2013. In quell’inchiesta, famose sono le registrazioni in cui uno degli arrestati nell’ufficio del sindaco pronuncia la frase “siamo noi la mafia”. Registrazione che conferma l’attività investigativa svolta attraverso microspie ed intercettazione telefoniche. E qui ritorna la telefonata di cui scrivevo ieri.
Il colonnello, durante questa attività investigativa, a tutela di Occhiuto, capta la conversazione tra Ivan e Daniele, in cui Daniele lo esorta a farsi da parte e di non dare fastidio al sindaco, perché da adesso in poi il Comune è cosa loro. E lui e gli altri amici suoi non c’entrano più niente. Questo per Ivan è l’ultimo avvertimento…

(2 – Continua)
GdD