La “fabbrica” delle fatture false sull’asse Cutro-Reggio Emilia

«Un’associazione a delinquere» attiva sull’asse Reggio Emilia-Cutro che dal 2014 avrebbe emesso «fatture false» per 240 milioni di euro, con «il proprio nucleo» che si trovava nella “Full Trade srl”, «una società cartiera a tutti gli effetti» in quanto «priva di sede operativa effettiva, di scritture contabili, di personale e strutture». Lo ha ribadito il pubblico ministero della Procura di Reggio Emilia, Giacomo Forte, durante la requisitoria dell’udienza preliminare del procedimento a carico di 177 imputati scaturito dall’operazione “Billions”, scattata il 23 settembre 2020 con l’esecuzione di 51 misure cautelari. Il pm, davanti al gup del Tribunale reggiano Andrea Rat, ha proposto 24 condanne per coloro che hanno optato per il rito abbreviato, ha reiterato la richiesta di rinvio a giudizio per altri 103 accusati, mentre per 8 persone ha sollecitato l’assoluzione e il proscioglimento per un imputato. Per 38 si profila il patteggiamento, tra i quali il cutrese Antonio Sestito, il comproprietario dell’officina “Dante Gomme” di Cadelbosco Sopra dove, il 23 ottobre scorso, suo padre Dante ha ucciso il 29enne Salvatore Silipo.

Il “modus operandi” dell’organizzazione, ha spiegato il pm, avrebbe consentito alla “Full Trade” di intrattenere i contatti con i capi delle società destinatarie delle Foi. Infatti, dalle indagini di polizia e finanza, sarebbe emersa l’esistenza di una serie di società cartiera, i cui legali rappresentanti avrebbero avuto l’unico scopo di emettere un numero indeterminato di fatture per operazioni fittizie. Dopodiché tali aziende procedevano all’individuazione di ditte compiacenti utilizzatrici delle false fatture con i titolari che effettuavano bonifici dello stesso importo delle fatture ricevute in un conto corrente postale appositamente acceso. Tali somme, attraverso numerosi prelievi giornalieri, venivano poi riconsegnate ai medesimi fruitori o alle società che “appaltavano” l’operazione di sostituzione del denaro ricevuto nei confronti dei componenti del gruppo. Tra le condanne chieste dal pm Forte, le più pesanti sono per Giuseppe Gareri (8 anni e 8 mesi) e Luigi Brignano (7 anni e 10 mesi).