La lotteria di Calabria Verde e il ritorno (a caccia di carte) del Generale Mariggiò

Palla Palla e Mariggiò
Negli ormai mitici, famosi e strapagati uffici di Calabria Verde è stato avvistato il Générale maximo don Mariggiò da Minniti mandato.
Infatti, nella travagliata Azienda forestale in questi giorni non si è potuta non notare la figura corpulenta del Generale Mariggiò, che ormai oltre ad essere ex Generale dell’armata Minniti è anche ex Commissario Calabria Verde della brigata Oliverio.
Ma che cosa è andato a fare il nostro buon Generale a Calabria Verde? Presto detto, il nostro grande moralizzatore si è recato negli uffici di Calabria Verde a cercare carte, pareri e altro per potersi difendere dall’ennesima denuncia arrivata nei confronti del suo operato.
Nella fattispecie si parla della denuncia che un dipendente – Arturo Guida (tra l’altro uno dei tantissimi abusivi di Calabria Verde) – ha presentato nei confronti del Generale e di molti suoi luogotenenti, noti per essere un po’ lecchini, che sono stati nominati dirigenti senza aver nessun titolo, né grosse competenze, ma soprattutto senza aver superato una selezione, ma che si vedono recapitati a casa 4.000 euro al mese esclusivamente perché, come sempre succede a Calabria Verde, essere amici degli amici del politicante di turno.
Sinceramente sembra proprio uno schiaffo dato alla povera gente che sta sopportando un periodo di negazioni economiche non indifferenti, vista la pandemia, perché questi beneficiari della lotteria di Calabria Verde hanno ottenuto il ticket fortunato durante il lockdown, dove gli operai erano a casa, i mille e più dipendenti non erano in azienda, e quindi i nostri eroi non si faranno certo ricordare per atti ed iniziative intraprese per il bene della Regione Calabria.
Diciamocelo fra di noi, questi signori non hanno fatto nulla e neanche la popolare trasmissione “Chi l’ ha visto?” li ha trovati in azienda.
Ma chi sono questi fortunati, ma soprattutto chi sono i loro padrini e non intendiamo solo in senso figurato?
Partiamo dal mitico Antonio Maletta. Uomo sempre vicino al potere, amico del Direttore Generale/Commissario di turno, competenze pari a zero (lo potremmo paragonare all’uscere di Cotticelli giusto per restare in tema di Generali e per fare un esempio calzante), il suo mandatario è il buon Talarico, quello beccato recentemente con le mani nel sacco da Gratteri, suo paesano ma soprattutto quello che lo ha fatto entrare in azienda con una stabilizzazione sub judice.
Il Maletta è colui che ha fatto litigare il Generale con Talarico. Perché il Mariggiò dopo averlo accontentato facendo Maletta dirigente, si è visto tradire dall’ex assessore al bilancio che gli ha votato la sfiducia in giunta e lo ha fatto cacciare. Ma Mariggiò subito dopo l’arresto gli ha mandato a dire con un editoriale di cattivo gusto pubblicato sul Corriere dei Servizi (di Minniti) che non si fa così. Perché gli amici degli amici sono amici e vanno rispettati.
Poi spicca l’amico della Wanda Ferro e di Martino Traversa. Parliamo del catanzarese Ciocci. Ingegnere da sempre vicino alla destra, uomo silente e dalla firma facile.
E non poteva mancare l’uomo di Vibo. Il tuttofare Raffaele Mangiardi, vicinissimo al medico-senatore Mangialavori ma soprattutto ahinoi alla famiglia Mancuso (capisciamme’).
Poi scendendo troviamo il mitico responsabile del distretto di Bovalino, il duro ed irreprensibile avvocato Mileto. Prima a destra poi a sinistra ed ora di nuovo a destra. Il suo sponsor all’epoca era l’indimenticabile Seby Romeo, uomo vicinissimo alle cosche joniche. Infatti, il Mileto a Calabria Verde è famoso perché ha allestito una stanza nella sede di Bovalino dove il boss Pelle alias Gambazza riceveva i suoi adepti. Giusto ricordare che il Pelle non poteva andare a lavorare, perché poverino sui cantieri faceva freddo.
Poi ci sono i due miracolati che fanno capo al duo Bruno Bossio /Adamo, ovvero il De Luca e soprattutto il sindaco di Cotronei  Nicola Belcastro, uomo forte del Pd cotronese. Diciamo che entrambi non si sono distinti molto per il lavoro svolto a Calabria Verde. Belcastro è ricordato soprattutto per essere il responsabile del distretto di Crotone e specialmente per essere il Presidente della Commissione disciplinare, che raramente si riunisce e non prende mai in considerazione, come legge prevede, il licenziamento di un nostro cliente prestigioso, il mitico San Giuseppe Campanaro (ad onor del vero anche di ‘O Principale Furgiuele, mai lui ormai è innocuo, anche perché preso da crisi mistiche non si ricorda più nulla o fa finta di non ricordare come gli hanno suggerito, per poter prendere ancora uno stipendio…). Chissà chi ha dato l’ordine al Belcastro di non procedere al licenziamento e per quali ragioni. Chi vivrà vedrà…
A proposito di San Giuseppe Campanaro, forse ora sarebbe più giusto ribattezzarlo “il Gesù di Calabria Verde”. A Campanaro bisogna dargli atto che riesce sempre a risorgere dalle ceneri. Interdetto per un anno, revocato dalle funzioni di dirigente è riuscito a farsi assumere dal Dirigente Caligiuri (quello famoso per l’intervista a Giletti dove non azzeccava un congiuntivo neanche per sbaglio) come funzionario tramite determina , mentre la legge impone Delibera del Direttore Generale o del Commissario.
Poi viene colpito da Gratteri de dalla Corte dei Conti che stabilisce che dovrà restituire un milione e mezzo e che succede, il buon Mariggiò invece di cacciarlo lo rinomina suo dirigente. Crediamo che San Giuseppe una statua ad Orsomarso la dovrà fare, ma noi crediamo che forse qualcosina in più avrà restituito… E come il sommo Totò disse “E noi Paghiamo“ a questi signori lo stipendio.
A breve gli intrecci dell’assessore Gallo, del latin lover Giovinazzo e del neo Commissario Oliva.