La ragion pura di Spagnuolo: Franco Pino, Karl Marx e… il nipote dirigente

Me ne stavo tranquillo per i fatti miei a spulciare carte e atti, per cercare di capire come sia stato possibile che in una notte, al Comune di Cosenza, i dirigenti del quarto piano abbiano apposto la loro firma su ben 61 determine, senza che nessuno giudiziariamente chiedesse loro conto, quando mi arriva un messaggio. Prima di aprirlo, continuo ancora per qualche minuto nella mia riflessione sulle determine: possibile che nessuno si è accorto che quasi tutte queste determine sono prive di numero di protocollo, verbali di lavori effettuati, ordini di servizio, fatture, relazioni, certificati antimafia?

Eppure nel leggere le carte, come diciamo da mesi e mesi, i reati sono scritti nero su bianco. Possibile che nessuno ha il coraggio di chiamare questi 4 ladroni e chiedergli conto del loro illegale operato? Possibile che sono così potenti da tenere al guinzaglio una procura intera? E mentre mi chiedevo tutto questo, decido di aprire il messaggio: hai visto l’intervista su TEN del procuratore Spagnuolo? No non l’ho vista. Ti consiglio di vederla. E mi manda il link: https://www.youtube.com/watch?v=_QSZuIB00_M .

Apro il link, il canale Youtube di Ten e già a leggere le visualizzazioni, 26, penso: ammazza che odiens. Comunque, mungio play, e mi metto in ascolto. 55 minuti di stupore e meraviglia. E chi se lo aspettava! Nella fase finale dell’intervista, a sentire le sue parole, quasi non credevo alle mie orecchie. Ho pensato subito ad una allucinazione prodotta dall’erba che avevo appena fumato.

Mi sono chiesto: possibile che a dire queste cose è proprio il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo? Lo stesso che ha gestito Franco Pino? Lo stesso che faceva scrivere le arringhe dell’accusa al pentito? Ho pensato: meglio che mi sciacquo un po’ la faccia. Del resto il mio pusher me lo aveva detto: vacci piano con questa scerpa che è micidiale. Ho rimandato avanti e indietro l’intervista per rassicurarmi di aver sentito bene. Al che, dopo aver constatato, senza ombra di dubbio, attraverso prove empiriche, che le parole pronunciate dal procuratore uscivano realmente dalla sua bocca e non dai meandri della mia già incasinata testa, ho deciso di mettermi comodo, fare un’altra canna e ascoltare per bene.

A condurre l’intervista, il duo collaudato Attilio Sabato- Arcangelo Badolati. Conduttori della trasmissione televisiva che va in onda su TEN: Direttamente. Lo dico subito, e non me ne voglia: se i contenuti dell’intervista fossero dipesi dalle domande di quell’insipido di Attilio Sabato, oggi non avrei potuto scrivere questo pezzo. Le domande di Attilio sono state simili a quelle che i conduttori alle prime armi fanno alle Miss, di questo o quel concorso di bellezza: cosa pensa della pace del mondo? Cosa ti piace mangiare? E cazzate simili.

Puntuale e preciso invece, Arcangelo Badolati che quando vuole tira fuori il suo mestiere di cronista e non ce n’è per nessuno. Infatti, se non fosse stato per la puntualità delle sue domande, Spagnuolo, non avrebbe tirato fuori alcune considerazioni e citazioni che stanno all’origine del mio stupore. Il procuratore parte in difesa, sottolinea ad ogni domanda il suo ruolo di magistrato e per questo deve attenersi alla deontologia del suo mestiere, ma questo non gli impedisce di fare alcune considerazioni importanti, ad esempio, sulla “casta” dei colletti bianchi.

Dice: spesso fanno “clan” a se. Gli piace sedersi ai tavoli del malaffare alla pari degli altri delinquenti. Spiega, rimarcando ad ogni domanda in premessa il suo non essere più avvezzo ai fatti criminali cosentini, vista la sua “lontananza” professionale, che a Cosenza più che ‘ndrangheta lui si è sempre trovato di fronte dei gangster che non vuol dire meno pericolosi, anzi.

Spiega che le “relative” brevi origini dei clan cosentini, pongono gli stessi al di sotto dei clan reggini, vibonesi e lametini, in termini di conoscenza e commistione con la politica, non fosse altro che per un dato storico. Che non significa che questo non ci sia, o non avvenga anche a Cosenza. Spesso, dice il procuratore, le organizzazioni criminali del tipo cosentino sono più pervasive della ‘ndrangheta stessa. Insomma, incalzato da Badolati, che se aspettavamo ad Attilio ni ccì pigliava u suannu, la discussione spazia: pentiti, sanità, reati ambientali, vecchie inchieste.

Argomenti sui quali il procuratore espone il suo pensiero, distinguendolo dalla sua attività lavorativa, sempre in perenne contrasto. Come a dire: non posso parlare del mio lavoro, né di persone, né delle inchieste in corso, perché la mia professionalità non me lo consente.

Parlo di reati ed inchieste solo nelle aule di tribunale, con dati oggettivi e riscontri. Ma il suo pensiero è chiaro: chi sbaglia paga. Ma i momenti più interessanti, per me, di questa intervista sono gli ultimi minuti dove il procuratore dice e cita quello che francamente non ti aspetti.Badolati, che se aspettavamo ad Attilio non ci bastava un chilo di fumo, chiede al procuratore un suo parere sul familismo amorale, e nel rispondere, il procuratore, dopo aver spiegato il ruolo nella società del magistrato, dice: “…. come diceva il buon vecchio Karl Marx… quando diceva che la giustizia è una sovrastruttura, non aveva poi tutti i torti…”. Una citazione che non ti aspetti. Ma va oltre Marx Spagnuolo, che, nel concludere, afferma di voler lasciare i telespettatori con un suo pensiero di Libertà, e dice: “Il tema più importante per una società è la Libertà di stampa, di cui proprio voi giornalisti non vi occupate mai”. E continua (tenetevi forte): “In America, ad esempio, la Libertà di stampa non ha alcun limite, ripeto, non ha nessun limite, io posso inveire, fare ecc. utilizzando la stampa e non ho nessun limite, perché è la moralità del gruppo sociale ad esprimere il controllo sui comportamenti individuali. E questo è espressione di una società che si è fatta da se, lavorando, lottando, ecc. Se noi avessimo questo livello di consapevolezza, se il gruppo sociale avesse la capacità di esprimere concretamente il proprio senso di moralità, probabilmente molti problemi non li avremmo”.

Ditemi voi se questo concetto non è di una bellezza infinita? Sentire queste parole dal procuratore ci aveva quasi rasserenato, specie se pensiamo a quello di prima (il buffone di Granieri), che con un atto di malandrineria aveva provato a chiudere il nostro giornale. Chiudendo, il procuratore citava addirittura l’epitaffio sulla tomba di Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”, come pensiero filosofico che lo guida, e, tirato dalla giacca sempre da Badolati che se aspettavamo ad Attilio saremmo di sicuro diventati eroinomani, si dice pure tifoso del Cosenza. Forza Lupi Sempre.

Ecco, adesso, a distanza di tempo, capiamo il senso di quella citazione. Spagnuolo, che è sempre stato fascista fin dai tempi di Ordine Nuovo, stava solo bluffando per arrivare ad ottenere i risultati che più gli premevano. Prima di tutto l’assunzione di suo nipote Giampaolo Calabrese al Comune di Cosenza addirittura nella qualifica di dirigente e successivamente l’insabbiamento di tutte le inchieste di Occhiuto, la farsa di un’altra inchiesta per bancarotta che si concluderà nella solita bolla di sapone, i decreti di sequestro per Iacchite’ (due in quattro mesi!!!) fatti eseguire dal Tribunale di Salerno e dallo stesso porto delle nebbie e le richieste di condanne sistematiche a Carchidi e a Iacchite’, che però non vengono più eseguite da giudici che fanno funzionare il cervello e non vanno certo dietro a questo Gattopardo corrotto e impresentabile. Questo è il “nuovo corso” del fascista mascherato che cita anche Marx: forte con i deboli e debole con i forti. Roba da prenderlo a calci nel sedere dal Tribunale fino al Parco Robinson. Senza soluzione di continuità. Con spinta finale nel laghetto delle papere. Sperando che sia “verde” come al solito.

GdD