La comunità Romanès romena presente al lato del fiume Crati da oltre un decennio, ha vissuto per lo più nell’indifferenza, sino al 16 giugno, giorno in cui è iniziato il trasferimento delle famiglie che da circa un anno, dopo essere state vittime di un incendio, erano state trasferite nel Ferro Hotel dal Comune.
La comunità è giunta in Calabria dai distretti transilvani di Bistriţa e Cluj. Lav Romanò con le altre associazioni, nel 2013, mediante “l’agenda rom”, aveva provveduto a fare un’attenta analisi della questione e si erano suggerite delle soluzioni che avrebbe perseguito a costo zero pur di risolvere la questione tanto accesa in città.
L’agenda prevedeva:
- Tavolo tecnico avente il compito di fissare le modalità di un percorso che, nell’arco di 3/5 anni, avrebbe portato alla chiusura del campo di Vaglio Lise.
- Normalizzazione del servizio scuolabus.
- Pulizia del campo di Vaglio Lise
- Riconoscimento della residenza
- Riattivazione delle vaccinazioni
- Evento annuale del Porrajmos
- Regolamento per raccolta ambulante di materiale ferroso.
La scelta del Comune di trasferire le famiglie, oltre che dal Ferro Hotel, dal campo era errata e colma di enunciabili difficoltà e problemi e questo ci è parso palese sin dall’inizio a tutti noi del mondo dell’associazionismo. Sono state tentate sino alla fine le strade del dialogo che purtroppo hanno lasciato spazio a una serie di denunce, dopo che si sono verificate situazioni difficili tra cui la morte di un bambino nel grembo della madre al settimo mese di gravidanza, il cui accaduto ha spinto la FRI (Fondazione Romanì Italia) a presentare un esposto alla procura della Repubblica di Cosenza.
Dopo la denuncia di FRI è stato presentato un esposto più dettagliato e fortemente voluto dalle associazioni locali. Nella denuncia si esponevano in maniera dettagliata le condizioni della tendopoli composta da 45 tende aventi ciascuna 10 posti, nelle quali la temperatura interna supera i 50°.
I fornelli per la cottura dei cibi sono 14 per 450 persone e funzionano in modo alternato, a causa della periodica mancanza di corrente elettrica. Molti dei 150 bambini sono stati affetti da febbre e dissenteria. Inoltre all’interno per molto tempo non è stato presente alcun frigorifero per permettere alle famiglie di poter conservare medicine e altro.
Da poco è presente per sole due ore al giorno un’ambulanza. Ai due esposti si aggiungono due interrogazioni parlamentari: una da parte del senatore Luigi Manconi e l’altra da Laura Ferrara del Movimento Cinque Stelle, la quale ha interrogato la Commissione europea illustrando le condizioni precarie in cui si trova la comunità.
Sono bastate le prime piogge, prima quelle di agosto e successivamente quelle della scorsa settimana a trasformare la tendopoli in un fiume, allagando la maggior parte delle tende.
Il Comune, in un comunicato apparso sul sito, ha fatto intendere che la colpa, oltre che della pioggia, fosse dovuta a una probabile otturazione delle fogne, cosa improbabile dato che l’acqua a terra era inodore.
Allo scadere del tempo (i 3/4 mesi annunciati dal sindaco), la soluzione offerta dal Comune consiste nel versamento di una somma che ancora non si conosce per permettere alle famiglie di andarsene o in affitto o di pagarsi un biglietto senza ritorno diretto verso casa.
Fiore Manzo