“La valigia sul letto, quella di un lungo viaggio”

E’ da diversi giorni che c’è fermento nella sede provinciale dei carabinieri a Cosenza. Macchine e blindati che vanno e vengono e questo non è riconducibile ad una normale attività di caserma.

Perché tali movimenti si svolgono soprattutto di notte, come se volessero nascondersi agli occhi della città. Una attività che lascia immaginare che da qui a breve qualcosa dovrebbe muoversi.

C’è fermento anche nella casa circondariale di via Popilia. Da settimane molti detenuti, anche quelli in attesa di giudizio, sono stati trasferiti. Trasferimenti che sono “suonati male” anche agli avvocati che difendono queste persone che tutto sommato non hanno commesso crimini esecrabili, ma furti e spaccio, e non si capisce il perché di questi trasferimenti.

Visto che molti di loro devono ancora essere processati, interrogati, o hanno fatto ricorso al tribunale del riesame. Per economia di gestione delle carceri, di solito i detenuti vengono trasferiti dopo queste fasi “processuali”, proprio perché è garantita la presenza dell’imputato al processo.

Allora, che senso ha trasferirli se poi li devi riportare a Cosenza per il processo ed altro? Pare che questo “movimento” sia propedeutico all’operazione che sta per scattare a Cosenza e Castrolibero. Come se si volessero liberare “posti” nella struttura carceraria, in vista di una imminente operazione di polizia.

Ma non è solo questo l’indicatore del clima di “vigilia” che si respira a Cosenza. Pare che da qualche settimana si aggirino per le stanze del quarto piano del tribunale di Cosenza diversi dirigenti di polizia e ufficiali dei carabinieri, provenienti da altre città. Segno evidente che l’indagine e l’operazione è stata affidata ad altre questure, proprio perché l’inchiesta della DDA si occupa anche di individuare i servitori infedeli dello stato che ancora prestano servizio sia in questura a Cosenza, che nelle caserme dei carabinieri della città.

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Evidentemente i PM hanno preferito “affidarsi” ai propri investigatori per non correre rischi di inquinamento delle prove e fughe di notizie. Un “filone” che interessa, e non poco, ai PM antimafia, che questa volta sono decisi ad andare fino in fondo anche per quel che riguarda le collusioni tra pubblici ufficiali, malandrini e politici corrotti. Perché se non si spezza definitivamente questa sciagurata “alleanza”, non servirà a niente arrestare un po’ di malandrini, perché a Cosenza c’è già pronta la squadra di riserva.

Da tempo le nuove leve della malavita cosentina si stanno riscaldando in attesa di scendere in campo. In molti scalpitano, pronti a subentrare ai loro padrini in galera. Magari restaurando i vecchi accordi con i soliti marpioni politici coperti dalle istituzioni, e tutto continuerà come se niente fosse. Perciò, o si spezza definitivamente questo insano legame, oppure siamo destinati a restare la città dei poteri forti e degli impuniti. Che a questo punto saranno più forti di prima, e ancora più intoccabili. Visto che nessuno è in grado di portarli davanti a un giudice per rispondere delle loro palesi e chiare malefatte.

C’è chi dice che ad organizzarsi, per riprendersi la città, sono vecchi padrini, che hanno riunito attorno a loro nuova guagliunama malata di malavita, pronti ad occupare, anche militarmente, i posti che molti, dopo il tanto atteso blitz, lasceranno vacanti. Quindi, se l’operazione dovesse mirare solo ad azzerare i vertici e le consorterie mafiose cittadine, sarebbe l’ennesima sconfitta dello stato contro i veri delinquenti di questa città.

Ma questo rischio non c’è. Perché come abbiamo già scritto la determinazione e l’onestà del lavoro svolto dai PM antimafia non permetterà questo. Liberare la città significa principalmente colpire i corrotti e chi da sempre, occupando posti di rilievo nelle istituzioni, copre ogni genere di porcheria che da trent’anni a questa parte si consumano a Cosenza. L’unico segnale positivo e di speranza ai cittadini non può che arrivare in questi termini. Tutto il resto, malandrini compresi, è solo contorno. Solo così Cosenza sarà restituita ai cosentini che da anni non aspettano altro: giustizia.

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Giustizia per tutti gli abusi che hanno dovuto subire da questi corrotti che non hanno mai smesso di sperperare pubblico denaro a favore di ladri, assassini e strozzini. E lo sanno bene i cosentini che ogni giorno si vedono rifiutare aiuti e servizi perché il denaro non c’è, tranne che per gli amici degli amici. Per le persone oneste che pagano le tasse, non c’è mai niente.

Solo false promesse e attese che non finiscono mai. Comunque, pare che la situazione, giudiziariamente parlando, abbia imboccato la giusta via, e quasi tutti quelli che in un modo o nell’altro hanno avuto a che fare con malandrini e guappi, non la faranno franca questa volta.

Siamo alla vigilia di una sorta di liberazione. Dove tutti potremo iniziare di nuovo a respirare. Commercianti, imprenditori, cittadini e lavoratori onesti, strozzati da questi quattro guappi di cartone, protetti dai politici e dai PM della procura di Cosenza. Se la giustizia farà il suo reale corso, per come tutti oggi si aspettano, questo rafforzerà la coalizione sociale che da un po’ di tempo a questa parte va formandosi in città contro ogni forma di prevaricazione. Questo restituirà coraggio e fiducia anche a chi, causa la corruzione del tribunale di Cosenza, da tempo non crede più alla Giustizia.

Dopo l’operazione di Rende, Cosenza vive sospesa in una sorta di limbo, dove tutto è rimandato, anche la discussione politica, in attesa di questo evento. Si respira nell’aria. E c’è già chi ha fatto la valigia. Come le valigia di Julio Iglesias, quella di un lungo viaggio.

GdD