Lamezia, ancora violenza al Pronto soccorso: ferita una dottoressa

Un medico del Pronto Soccorso di Lamezia Terme in una lettera aperta, rivolgendosi in particolare ai cittadini e agli utenti delle strutture sanitarie, denuncia un episodio increscioso accaduto nell’ospedale e che avrebbe potuto riportare gravissime conseguenze:

“Martedì 4 febbraio, intorno alle 14, iniziato il turno di pomeriggio, una dottoressa del servizio 118 della postazione di Lamezia Terme, la collega E.P., è stata aggredita da un paziente mentre prestava il proprio lavoro. L’uomo ha iniziato ad andare in escandescenza, creando un momento di terrore tra i presenti. Una deriva preoccupante e pericolosa questa della violenza verso i medici, e che sembra dilagare ininterrotta. Un clima di paura che nessuno dovrebbe vivere, né i medici, che con serenità devono poter svolgere il loro lavoro, né i pazienti, che avrebbero solo bisogno di cure e tranquillità, pazienti anche in gravi condizioni, bambini, persone insomma in difficoltà. Dovremmo arrivare ad avere dei presidi fissi di militari nei pronto soccorso e sulle ambulanze? Il caso deve fare riflettere, e c’è un altro motivo ancora per cui il 118 si ritrova in un terreno minato: c’è una mancata attenzione delle istituzioni a questo servizio di vitale importanza – vedi ultimo provvedimento scellerato: la decurtazione dello stipendio tramite una decisione unilaterale di alcuni pseudodirigenti dell’Asp di Catanzaro –, da qui l’assoluta indifferenza per una necessità concreta dei cittadini, che si vedono pericolosamente privati di un servizio di cui non si può più fare a meno e che andrebbe saggiamente incentivato e motivato sia sotto il profilo professionale che economico. E, nonostante tutto, con grande passione e forza di volontà, i medici e gli operatori sanitari continuano a svolgere il loro lavoro. Dobbiamo ringraziare l’abnegazione di questi uomini e donne, che continuano la loro missione al servizio degli altri”.

Nella lettera, a firma P.D.S., medico del Pronto Soccorso di Lamezia Terme, si sottolinea, inoltre, “che la povera collega ha riportato una frattura del coccige e un trauma cranico con una prognosi di trenta giorni, quindi parliamo di una donna ferita nel corpo e nella dignità, nonché di un’altra unità sottratta alla già grave carenza di personale medico. Ma da dove arriverà la salvezza? Coloro i quali dirigono questo baraccone sono consapevoli del pessimo spettacolo che sta dando la sanità, ma praticamente oggi pare siano risoluti a farle chiudere i battenti”.