Lamezia, scioglimento annullato: le operazioni della Dda e la “macchina del fango”

La Commissione d’accesso nominata nel giugno 2017 nel Comune di Lamezia Terme ha proposto lo scioglimento dell’Ente per infiltrazioni mafiose il 23 ottobre. Un mese dopo il Ministero sciolse il Comune. L’accesso nel Comune di Lamezia era stato disposto dal prefetto di Catanzaro, Luisa Latella, su delega del Ministro dell’Interno, a seguito dell’operazione “Crisalide”, condotta dai carabinieri su direttive della Dda di Catanzaro contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri e che aveva portato a decine di arresti. Nell’inchiesta sono indagati il vicepresidente del Consiglio comunale lametino, Giuseppe Paladino, poi dimessosi, e Pasqualino Ruberto, candidato a sindaco nel 2015 e sospeso dalla carica di consigliere comunale dal Prefetto di Catanzaro dopo essere stato arrestato nel febbraio scorso nell’operazione “Robin Hood”, condotta sempre dalla Dda di Catanzaro, sul presunto utilizzo illecito dei fondi comunitari destinati alle famiglie bisognose distratti, secondo l’accusa, anche col concorso di presunti affiliati a cosche lametine.

La difesa del sindaco Mascaro era stata subito accorata: “Non troveranno e non possono trovare un atto dal quale si possa dedurre che l’Amministrazione comunale ha favorito qualche cosca”.

“Si sta giocando – aveva aggiunto Mascaro – col futuro di questa città. Lo scioglimento del Comune sarebbe un attacco al cuore della democrazia e la morte del nostro territorio e della nostra città (il consiglio comunale di Lamezia è stato già sciolto due volte per mafia, ndr). Quello che é in gioco é il futuro dei nostri figli. Questi consiglieri comunali, questi assessori, questo sindaco, vanno avanti come se fosse il primo giorno. Non ci fermiamo innanzitutto perché abbiamo il dovere di andare avanti con le tante cose che abbiamo programmato come l’approvazione del Piano strutturale comunale, senza il quale si determinerebbe un tappo che bloccherebbe lo sviluppo del territorio”.

Secondo Mascaro, era “stata attivata una vera e propria macchina del fango nel tentativo di distruggere l’Amministrazione comunale in carica che vuole difendere questo territorio e che qualcuno, evidentemente, vuole mandare a casa”. Un riferimento chiarissimo nei confronti dell’allora ministro dell’Interno Minniti, che prima lo ha illuso e poi gli ha presentato il conto. Un’interrogazione era stata presentata a Minniti dal deputato Pino Galati, politico di riferimento di Mascaro, oggi agli arresti domiciliari dopo l’operazione della Dda “Quinta Bolgia”. Un altro intreccio tutto lametino.