L’arcivescovo Delpini “cita Vasco Rossi” durante il funerale di Silvio Berlusconi: “Vivere… e continuare a sorridere”

L’omelia recitata dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini durante il funerale di Stato di Silvio Berlusconi officiato nel Duomo di Milano, a molti utenti social ha fatto pensare a Vasco Rossi. La prima parte è sembrata avere alcuni riferimenti alla vita dell’ex premier ma è stato il continuo ripetere della parola “vivere” a rimandare al capolavoro del Blasco: “Vivere. Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita”, il testo dell’omelia.

E ancora: “Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento“.

E su Twitter moltissimi i commentatori che hanno fatto un collegamento tra omelia e brano: “Ma l’omelia l’ha scritta Vasco Rossi?”, “Vasco Rossi citato dall’arcivescovo, i cori da stadio, le mani giunte di Barbara D’Urso, la commozione per “chi non salta comunista è”. Thank you for being so Italian”, “Vivere… vivere… e sorridere. L’ha ‘plagiata’ a Vasco Rossi l’omelia”, “Vivere, sorridere come non hai fatto mai e pensare che domani sarà sempre meglio. L’arcivescovo che sembra aver preso l’omelia da una canzone di Vasco Rossi“. Fonte: Il Fatto Quotidiano