Legge elettorale: Grillo peggio della Prima Repubblica

Il patto a 4 (PD, FI, M5S, Lega) per la legge elettorale inizia a traballare. L’accelerazione impressa da Renzi per l’approvazione della legge frena sotto i colpi dei franchi tiratori. L’emendamento Biancofiore (FI) sui collegi del Trentino, passa a scrutino segreto: 270 contro 256. L’accordo prevedeva, così come stabilito in Commissione, di bocciare questo emendamento, ma il voto segreto ha permesso a chi vuole “traccheggiare” di mettere i bastoni tra le ruote a Renzi.

Qualcuno ha tradito il patto, e per un errore di chi gestisce il tabellone delle votazioni (!?), per pochi secondi si palesa il “nome” del traditore: il M5S.  I franchi tiratori, accusa il PD, arrivano dalle loro schiere. L’errore “grafico” ha messo in evidenza il “settore” da dove sono partite le fucilate. Chi sperava in una rapida approvazione della legge, ora è costretto a ricredersi. C’è da dire che sono oltre 100 gli emendamenti che dovranno essere votati a scrutinio segreto. Un caos totale che farà, probabilmente, saltare ogni possibilità di elezioni anticipate.

Grillo corre ai ripari. Ha capito che per quanto utile possa essere un accordo su questa legge elettorale – che gli permette di selezionare più della metà dei parlamentari e senatori, ed evitare i problemi già avuti in passato, tipo fuoriuscite ed altro, ma anche per evitare la sfida in tanti collegi tra il “signor nessuno” del movimento 5 Stelle, e i “grandi” nomi di politici intrallazzati pesantemente sui territori –  non può tradire il sentire comune del suo elettorato.

Grillo ha parlato a lungo della necessità di restituire ai cittadini il diritto di scegliersi il parlamentare, e l’adesione a questa legge elettorale, che prevede un “listino” bloccato, non piace alla gran parte del suo elettorato. Ma l’accordo era già stato fatto, e non potendo tornare indietro, allora, come nel peggior stile da Prima Repubblica, ordina ai suoi di formare un plotone di franchi tiratori, per affossare la legge e prendere altro tempo. Tutto questo per arginare i tanti mal di pancia che nel movimento si palesano contro questa legge elettorale. Ma purtroppo per lui è stato sgamato, e la prova del tabellone è inconfutabile.

Una legge che francamente in pochi hanno capito come funziona, proviamo a fare una sintesi.

L’elettore può esprimere sulla scheda due voti, il primo serve ad eleggere un candidato in un collegio uninominale, che dovrebbero essere 303. Sulla scheda l’elettore troverà nomi e cognomi dei candidati. Sono sfide “secche” chi prende più voti passa.

Ma è il secondo voto ad essere determinante, questo infatti stabilisce l’assegnazione complessiva dei seggi con metodo proporzionale. Il voto alla “lista”. E’ qui che un partito deve vincere se vuole governare.

In pratica metà dei candidati è scelto con l’uninominale. Il numero degli eletti nei collegi è poi scalato dalla quota che spetta ad ogni partito in base al risultato del proporzionale. Tutti gli altri, quelli eletti con il secondo voto, sono scelti in listini bloccati. Ovvero nominati dai capi partito.

Questo non va giù a tanti che si aspettavano una battaglia alla luce del sole del Movimento 5 Stelle, che invece prima concorda con i partiti, per poi giocare sporco sottobanco.

Una cosa è certa: se si va avanti così mi sa che neanche alla scadenza naturale di questo malsano governo, potremo andare a votare.