Lettere a Iacchite’: “Borselli gestisce il 118 come se fosse casa sua!”

Riccardo Borselli

Sono un operatore della sanità cosentina che preferisce restare anonimo per ovvi motivi giustificati da ciò che sto per scrivere e perché tra le altre cose violerei il segreto d’ufficio mettendo a repentaglio il mio posto come già avvenuto in passato avendo denunciato ciò che accadeva sotto il regno di Petramala. Opero nel settore amministrativo da qualche anno pur non essendo un amministrativo bensì un sanitario ma ciò che sto vedendo negli ultimi anni è qualcosa di spaventoso se si considera l’immobilismo di chi deve e può intervenire; infatti nessuno interviene nonostante siano situazioni che tutti conoscono e delle quali sono a conoscenza anche le istituzioni.

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Primario ambiente di questo meccanismo di corruzione e clientelismo è il sistema 118 dove Riccardo Borselli è il re incontrastato che gestisce il 118 della provincia di Cosenza come se fosse proprietà privata e casa sua. Dopo aver fatto pulizia, nell’hinterland cosentino, di tante associazioni che davano fastidio nell’assegnazione delle postazioni 118 affidate ai privati, ha permesso la creazione di un monopolio vero e proprio in cui gli attori e protagonisti sono poche associazioni che spesso sfociano nell’illegalità.

Che sia così non lo dico io ma emerge dai risultati, della commissione di accesso agli atti dell’ASP di Cosenza, che sono stati resi pubblici sui quotidiani con l’indicazione dei nomi delle associazioni, di chi ci sta dietro e di tutto l’illegalità che è venuta fuori mettendo in risalto fatturazioni gonfiate per servizi mai prestati o sovrafatturati e liquidati senza mai essere controllati dagli uffici amministrativi dell’azienda sanitaria.

Nel 118 chi non fa parte del cerchio magico viene estromesso dal servizio senza ottenere risposta alle varie lettere inviate all’ASP.

Cosenza e hinterland sono gestiti soprattutto da quei soliti soggetti dei quali Borselli o ha paura o ai quali è molto legato. La prova di quello che sto dicendo è la postazione 118 di piazza Cappello e gli strani meccanismi con cui è gestita; tanto è vero che c’è un miscuglio tra infermieri dell’azienda sanitaria e personale privato e automezzi delle associazioni con una postazione che alla fine non è unica ma doppia quindi con doppia spesa che serve per accontentare doppiamente i privati che la gestiscono.

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Altra chicca di Borselli è stata l’attivazione dell’automedica che serve a garantire maggiori stipendi al personale dell’ASP da lui scelto direttamente o indirettamente e del quale fa parte anche personale della centrale 118.

Sul Tirreno non è cambiato molto visto che viene, da lui ma anche da altri in direzione generale, cautelata in tutti i modi possibili la postazione di Belvedere a vantaggio dell’associazione San Benedetto di Cetraro che pur avendo cambiato nome, dopo lo scandalo della commissione di accesso, è sempre lì cercando in ogni modo di ostacolare la presenza dell’Ordine di Malta e della sua postazione di Diamante che Borselli non è riuscito a estromettere dal circuito 118.

Pur di eliminare la postazione di Diamante Borselli sta facendo i salti mortali facendo in modo che l’ASP accordi un aumento di compenso alla San Benedetto che dovrebbe avere a bordo anche medico e infermiere (ora solo volontari) in modo da opporsi alla postazione 118 di Diamante che ha soltanto infermieri.

Altra mossa per arrivare allo scacco matto è l’attivazione di un’altra postazione 118 a Scalea che, pur essendo a pochi chilometri dalla postazione di Praia a Mare (una quindicina) giustificherebbe dopo la sua nascita la inutilità di quella di Diamante. Così Borselli riuscirebbe a ripulire l’alto Tirreno cosentino dalla presenza di una associazione scomoda per i propri scopi come l’Ordine di Malta lasciando campo libero ai suoi amici di sempre.

Cosa ben diversa avviene nella zona del Pollino e dello Ionio, invece, dove lo stesso Borselli sta cercando di accontentare un po’ tutti e dove tutti sono sempre gli stessi compari. Un’altra fonte di guadagno per il personale della centrale 118 è la formazione in tutte le sue forme (per i volontari, per i medici, per gli infermieri) che viene interrotta ogni volta che l’ASP è in ritardo con i pagamenti.

Vogliamo affacciarci poi sulle spese fatte per la visita del Papa? Oppure per l’acquisto delle nuove ambulanze? Ma questa è un’altra storia insieme a tante altre delle quali il protagonista è sempre Riccardo Borselli. In tutto questo scenario che fa rabbrividire vista la libertà che viene lasciata a Borselli: nessuno interviene nè la magistratura nè le forze dell’ordine e figuriamoci i vertici dell’azienda sanitaria (indipendentemente dal colore politico del momento) che hanno fatto sempre finta di non saperne nulla come se i conti e gli atti da firmare passassero da altri uffici.

Lettera firmata

Alla luce di queste gravi denunce, ci rivolgiamo al direttore generale dell’Asp Raffaele Mauro: che cosa serve di più per cacciare via questo dottor Riccardo Borselli, che tra l’altro ha ancora altre gravi magagne? Speriamo che non serva il “permesso” di Madame Fifì o del Cinghiale… A buon intenditor, poche parole.