Lettere a Iacchite’: “Caso Calabria Verde, un popolo che non si ribella è senza dignità”

Cara redazione, per prima cosa vorrei ringraziarvi per le notizie che puBblicate quotidianamente sui fatti che stanno accadendo o che sono accaduti nelle segrete stanze di Calabria Verde.

Chi vi scrive è un operaio del cantiere di San Demetrio Corone di questa azienda, che si è sempre vergognato di far parte di questo ente strumentale, non solo per il magnamagna che si è sempre saputo ci fosse stato.

Sicuramente il quadro dirigenziale e politico che ne ha sempre gestito le redini è da condannare con il carcere e non solo per i soldi sperperati, ma soprattutto per i danni catastrofici che questo modo di “FARE” ha causato alla nostra regione, se soltanto si pensa che la nostra terra è composta quasi esclusivamente di boschi e foreste, che in molti casi si affacciano sul mare e dove abbiamo paesaggi che in altri posti pagherebbero oro per averli e valorizzarli.

Penso a quanti posti di lavoro si sarebbero potuti creare se avessero reso produttiva quest’azienda e penso a quante cose importanti avrebbe potuto essere destinato il legname. Parliamo di energia pulita, parliamo di pulizia boschi, con percorsi turistici e valorizzazione di posti caratteristici, parliamo di prodotti come il legno e la pietra che noi abbiamo gratis in questi posti e con i quali i nostri antenati hanno fatto opere di prevenzione al dissesto idrogeologico e che ancora oggi  salvaguardano il nostro ambiente.

Oggi la comunità europea ci dà milioni di euro per portare avanti queste opere e i nostri dirigenti non sanno come gestirli se non dentro le loro tasche.

Nell’articolo di ieri avete spezzato una lancia a nostro favore. Bene, noi operai di cantiere abbiamo delle tessere con le quali deleghiamo i vari sindacati (benedica, ci sono tutti anche i sindacati autonomi) a difendere i nostri diritti.

Ecco il punto: i sindacati in tutto questo che ruolo hanno avuto? Sapevano e tacevano oppure come dicono loro erano all’oscuro di tutto? La cosa ancora più strana è che ancora ad oggi non hanno mosso un dito e noi settemila e passa operai invece di andare a Catanzaro e buttarli tutti dalle finestre andiamo a lavorare tutte le mattine come una massa di pecore e, scusate lo sfogo, forse è quello che ci meritiamo. Come diceva qualcuno: UN POPOLO CHE NON SI RIBELLA È UN POPOLO SENZA DIGNITÀ.

Demetrio Gabriele