Egregio direttore,
da tempo ormai si sa (anche grazie alle denunce pubblicate sul vostro giornale e di cui voglio pubblicamente ringraziarvi) purtroppo la sanità calabrese è un morto che cammina. Ma, come si suol dire, al peggio non c’è mai fine. Scrivo quanto segue per rendere noto ai vostri numerosi lettori dell’ennesima vergogna che sta passando sottotraccia a danno dei malati calabresi.
In effetti le gravi inefficienze (se così le vogliamo definire) riguardano il polo sanitario di Germaneto. Nello specifico, la questione ha in oggetto importantissimi esami attinenti alla consegna delle biopsie. Nei giorni scorsi interpellando casualmente dei miei amici, non conoscenti tra di loro, sono venuto a sapere che alcuni familiari degli stessi hanno subito e stanno tutt’ora subendo gravissimi ritardi nella consegna di fondamentali referti bioptici. Ora, anche i profani sanno che, in casi normali, il tempo necessario per ricevere il risultato di una biopsia può variare da pochi giorni fino a due settimane, a seconda di alcuni fattori: il tipo di materiale organico prelevato e il tipo di analisi da condurre.
Dunque, tali tempi presso l’Hub catanzarese al momento non solo non sono assolutamente rispettati, ma addirittura passano mesi senza che i pazienti sappiano se hanno un grave problema di salute o meno. Nei due distinti casi, uno dei miei amici dopo 6 mesi di attesa ha visto subire alla moglie un intervento d’urgenza per cercare di “salvare il salvabile”: attualmente la persona è in cura con un piano di chemioterapia e radioterapia.
Invece, nell’altro caso cui ho accennato, la madre dell’altro mio amico è dal mese di dicembre che attende un referto bioptico (dunque da oltre tre mesi) per alcune problematiche inerenti l’apparato intestinale. Ora, caro direttore, lei comprenderá con quale stato d’animo un figlio, un padre o un qualsiasi familiare vada per ben 5 volte all’ospedale di Germaneto per sentirsi rispondere di “… non preoccupatevi perché se ci fosse stato qualcosa di grave vi avremmo già avvisati”.
Ma queste sono risposte che la sanità calabrese può dare a delle persone malate? Ma ci rendiamo conto a che livello si è arrivati in questa regione? Caro il nostro commissario di se stesso, Roberto Occhiuto, non tutti i calabresi abbiamo la possibilità di portarci privatamente un luminare di fiducia e farci operare da un giorno all’altro con l’intera struttura ospedaliera pubblica a disposizione! Per concludere, e lo dico con una grande pena nel cuore perché amo la mia terra, oggi la Calabria non è degna nemmeno di definirsi facente parte dei paesi industrializzati, figurarsi dell’Europa!
Lettera firmata