Lettere a Iacchite’: “Cosenza, cronache dall’Inferno”

Come i miei amici sapranno, è nata da pochi giorni la nostra nipotina… e dopo tanta felicità mi sono soffermata a pensare a ciò che ho vissuto in questi giorni di attesa nei pressi del nostro ospedale civile… l’ultimo ennesimo infinito girone dell’inferno !!!

Aghi per analgesia dimenticati nelle vertebre dei pazienti, pannolini e pannolini non cambiati per giornate intere, richieste d’aiuto che non trovavano quasi mai risposta… Ho visto il delirio fuori il pronto soccorso, chi arrivava di corsa dietro un’ambulanza con il proprio caro all’interno e veniva sbattuto fuori senza la possibilità di sapere se il suo caro in quell’ambulanza avesse superato il trasporto… gente che dormiva in macchina o almeno provava a riposare in attesa di sapere se servisse anche solo una bottiglia d’acqua o un pigiama al proprio parente… c’era chi con un thermos offriva il caffè ai propri “compagni di sventura” o chi chiedeva un caricabatterie dimenticato dalla fretta nel seguire l’ambulanza perché sì, in quell’inferno è solo una telefonata che puoi aspettare… una telefonata che nella maggior parte dei casi arriva tardi…

Chi invece decide di attendere resta su un marciapiede a dormire a mangiare ed a comprare l’ennesimo caffè soltanto per andare in bagno nel bar più vicino… è nata mia nipote e le nostre risate e pianti di felicità si mischiavano alle urla di dolore di due ragazzi che avevano appena perso il proprio papà… proprio lì davanti a noi… abbiamo gioito sì… ma non come avremmo voluto….!
La nostra sanità è allo stremo, mancano le forze, le mani utili per un lavoro estremo, manca personale, manca una organizzazione che sta marciando su questa pandemia per rilassarsi un po’ di più… è su questo che dovremmo batterci… perché al posto loro potremmo esserci tutti noi… ad attendere una telefonata fuori… al sole… o di notte… seduti lì su quel marciapiede…! Mobilitiamoci tutti per le nostre vite e per le vite di chi lavora senza sosta.

A.I.