Lettere a Iacchite’. “Cosenza, movida violenta: ogni sabato ci scappa la rissa”

Quello che si è verificato ieri sera in via Siniscalchi (una traversa che da via Alimena, altezza INAM, porta a via N. Parisio) epicentro della movida giovanile cosentina, è solo l’ultima, in ordine cronologico, delle tantissime risse che sistematicamente si consumano ogni sabato sera tra i giovanissimi che affollano questa “zona”. Ma anche i venerdì. E questo lo so bene perché abito proprio lì. Sono anni oramai che ogni fine settimana si consumano, nella traversina “scusagna” che collega via Siniscalchi a via Calabria che i ragazzi chiamo “l’incupo”, violente azzuffate tra ragazzetti quasi sempre ubriachi. Ne ho viste tante, e tante volte ho chiamato il 113. Non è certo una novità quello che è successo ieri sera all’incupo. Come non è una novità l’intervento del 118 per “casi” di ragazzi in coma etilico, o perché feriti dopo una scazzottata. Ho visto scene da branco: in tanti accanirsi, con calci e pugni, contro uno, nell’indifferenza dei tanti giovanotti che affollano questa traversina che consente loro di consumare alcol e sostanze al riparo dagli occhi dei “grandi”. E’ capitato anche a me di dover intervenire, in una delle tante zuffe, per evitare il peggio, come ad altri abitanti dei palazzi che insistono lungo la traversa.

Ogni santo fine settimana è una sinfonia, che inizia alle 22 e va avanti fino all’alba, di bottiglie rotte, urla, e musica a palla. Ma non è tanto il fracasso del sabato sera il problema, che ho risolto, come altri, installando infissi antirumore, quello che spaventa è la violenza di cui sono capaci tra di loro, e l’esagerato consumo di alcol e droghe pesanti. Mi è capitato più volte di trovare ragazzetti “incupati” all’interno della corte condominiale dove abito, a sniffare cocaina o chissà cosa. O di vedere ragazzine, nascoste dietro le macchine parcheggiate, vomitare anche l’anima.

E non sto esagerando, e lo sanno bene gli abitanti del quartiere, e la polizia che è dovuta intervenire centinaia di volte, compreso ieri sera. Quello che ho visto e che continuo a vedere, in riferimento alla violenza tra ragazzi, non è solo bullismo “fine a se stesso”, che già sarebbe grave solo così, c’è di più nel loro “modo di fare”. Un atteggiamento malandrinesco, figlio di una sottocultura paramafiosa che pensavo sparita almeno tra i giovani, che “punta” alla sopraffazione dell’altro per affermarsi socialmente ma soprattutto nel proprio branco. Una “mentalità” in voga tra i giovani che frequentano questa traversa, che dimostrano di apprezzare il modello culturale del “guappo” come esempio da seguire. Dimostrarsi all’altezza dei “grandi spadaccini” che come si sa bevono, sniffano e poi “vannu truvannu i numeri”, sembra essere l’unico loro obiettivo della serata. In queste condizioni, amplificate dall’eccesivo uso di alcol e droga, basta davvero poco per scatenare, come ieri sera, una violenta rissa finita con un ragazzo all’ospedale. Più che al rumore molesto prodotto dalle urla o dalla musica a palla, è a questo atteggiamento, dal quale scaturisce tutto il resto, che bisogna, secondo me, mettere un freno.

Lettera firmata