Lettere a Iacchite’: “Cosenza, noi infermieri precari da 36 mesi chiediamo la stabilizzazione”

Nessuno può saperlo. Solo chi indossa la tua divisa ogni giorno. Nessuno può sapere cosa significhi “essere infermieri”. Prima di essere infermieri siamo persone, prima di mettere la divisa abbiamo la nostra vita, le nostre ansie, le nostre paure, il nostro vissuto quotidiano, le nostre gioie e i nostri dolori… poi diventiamo infermieri.

Diventiamo infermieri già a casa prima di partire, lì inizia qualcosa dentro, la testa anche dopo anni entra in quel ruolo dove praticamente tutto è lecito e tu sai che da quel momento in poi, tutto potrà accadere nella tua vita. Diventa lecito essere a 100 anche se stai a 10, è lecito che chiunque ti chieda continuamente qualcosa mentre tu ne stai facendo già tre, e tu non puoi sbagliare perché non è mai lecito sbagliare.

E’ lecito che ti rispondano male, è lecito che ti chiedano un turno in più, è lecito vedere la morte e sentirti impotente davanti ad essa e alla sua grandezza. Tutto è lecito! Per svolgere il tuo lavoro e sopravvivere tu diventi parte integrante del sistema dove ogni giorno e ogni minuto di quelle sei ore tutto è lecito. Poi torni a casa dalla tua famiglia, il tuo mondo, e in base a quello che ti accade torni te stesso: in questo strano meccanismo ci siamo noi infermieri. In questo strano meccanismo nessuno te lo dice e te lo dirà mai che tu infermiere sei tutto e sei gran parte del sistema. Nessuno. Tu sei matricola, numero, produzione, noi scegliamo di essere infermieri, una scelta di vita e di proiezione, una missione che va oltre ogni ragionevole dubbio e compenso economico.

Scegliamo, viviamo e operiamo con consapevolezza e dedizione. Porgiamo a voi autorità preposte le nostre vite e il nostro futuro professionale.

L’Azienda diventa la nostra famiglia, per noi non c’è giorno della settimana e festività, siamo al servizio del cittadino sempre e comunque. Non chiediamo molto ma semplicemente ascolto, attenzione e voce alla classe precaria che da anni al servizio dell’Azienda Ospedaliera Annunziata di Cosenza opera con dedizione. Vincitori di concorso indetto nel 2011 per titoli e colloqui per 10 posti cps per incarichi di sostituzione di personale assente per malattia e maternità, oramai da otto lunghi anni serviamo l’Azienda.

Rischiamo ora dopo oltre 36 mesi di lavoro, di inserimento e addestramento in quasi tutte le Unità Operative dell’Azienda di rimanere “fuori”, causa non superamento della prova preselettiva indetta dalla medesima per il concorso pubblico a 10 posti di infermiere attualmente in fase di espletamento.

Anni di duro lavoro, sacrifici e rinunce: grazie a noi, l’Azienda garantisce al cittadino i livelli essenziali di assistenza poiché il personale è al collasso e carente, poiché le richieste di servizi del cittadino richiedono efficacia ed efficienza e in occasione dell’apertura di nuove sale di blocco operatorio con personale esperto, siamo attualmente (poiché il concorso indetto è in fase di espletamento) il motore giovane di questa grande Azienda. Non chiediamo l’illegale e neanche il non fattibile ma poiché non abbiamo potuto usufruire di “riserva al concorso come personale interno”, dato che al momento dell’emissione del bando non avevamo i requisiti richiesti, chiediamo che chi come noi abbia maturato i 36 mesi (e sfortunatamente rimasto escluso previo non superamento della prova preselettiva) abbia – come in passato altri – la possibilità come personale interno di proroghe di contratto, vista l’immane carenza di personale.

Chiediamo la possibilità di accedere al Decreto Dignità, visto il numero di proroghe e rinnovi contrattuali superiore a cinque… Chiediamo all’Azienda di effettuare una ricognizione del personale interno e di applicare le misure di stabilizzazione per chi possiede i requisiti avendo maturato i 36 mesi al 31 dicembre 2018.

Sono tantissime le amministrazioni in tutta Italia che hanno provveduto alla stabilizzazione del personale precario, e noi nonostante i requisiti maturati e riconosciuti dalla legge siamo ancora precari… Pertanto desideriamo sollecitare con estrema urgenza l’avvio di procedure di stabilizzazione.

Lettera firmata