Lettere a Iacchite’: “Ho salvato mia madre da morte sicura a Cosenza portandola a Bologna: maledetta la malasanità”

Sono un’ infermiera specializzata in anestesia e rianimazione e lavoro all’ospedale Rizzoli di Bologna.
Venerdì notte giorno 13 gennaio mia madre, che abita a Fuscaldo in provincia di Cosenza si sente male, con l’ambulanza viene trasportata con urgenza al Pronto soccorso di Paola, tempestivamente si arriva ad una diagnosi, con indicazione urgente al trattamento chirurgico, e viene inviata nella mattinata di sabato al pronto soccorso di Cosenza, dove viene abbandonata a se stessa per tutto il giorno in una tenda… Poi, con tutte le difficoltà a sapere qualche notizia, i chirurghi si esprimono e dicono che al momento non era da intervento chirurgico.

Mia mamma continua a stare male, la sera del sabato 14 gennaio, viene ricoverata nel reparto Covid, quindi internistico, per mancanza di posti Covid nel reparto di chirurgia d’urgenza (così mi è stato riferito dal medico del Pronto soccorso… questo perché non era da trattare chirurgicamente… cose da pazzi!).
Continua il calvario, mia madre continua a stare male, e così alle 23 decido di prendere un’ambulanza privata e con tutti i rischi perché già fibrillante la porto a Bologna: 10 ore di ambulanza per riuscire a salvarle la vita.
Mi ero attrezzata in tutto ed ero pronta anche per un arresto cardiaco.
Il gesto della mia disperazione per la malasanità cosentina: sarei stata disposta a vedere mia madre morire in quella ambulanza con me ma non in quell’ospedale maledetto.
Sono riuscita a gestire mia madre in ambulanza nonostante non credessi più in una speranza di vita.
Siamo arrivati al Sant’Orsola di Bologna alle 9 del mattino del 15 gennaio, domenica, dove viene presa in carico immediatamente dai chirurghi vascolari e operata d’urgenza, per la durata di 7 ore.
Mia madre sarebbe morta a Cosenza. Ora sta bene, ho lottato contro un sistema sanitario da fare paura.
Per fortuna che lavoro e abito a Bologna. Ma mi dispiace tantissimo per chi è sfortunato giù. Ho salvato mia madre quando le mie speranze erano completamente esaurite. E maledirò per sempre l’ospedale di Cosenza.

Amelia Santelli