Lettere a Iacchite’: “Non facciamo morire Cariati, votiamo Mimmo Formaro”

SE VIVESSIMO IN UN PAESE NORMALE il 14 e 15 Maggio…

Se vivessimo in un paese normale, non ci sarebbe nemmeno bisogno di salire su un palco e fare dei comizi per presentarsi alla gente. Se vivessimo in un paese normale, basterebbe che parlassero i fatti, e non le promesse.

Se vivessimo in paese normale gente come Mimmo Formaro dovrebbe avere il voto di ogni cittadino per quello che ha dimostrato sul campo: tutti sanno a cosa mi riferisco.

Senza i cosiddetti “guagnuni du spital”, così come sono amorevolmente chiamati da molti cariatesi che vivono su territorio e fuori, non si sarebbe arrivati ad avere la Tac nell’ospedale e nessuno, in tutto il mondo, avrebbe parlato del “Vittorio Cosentino”.

Il voto alla lista #Lampare non dovrebbe essere chiesto ma dovrebbe uscire dal cuore di ogni cariatese che da tempo chiede servizi e diritti, ma questo accadrebbe sempre se vivessimo in un paese normale!!!

Ma si sa: ciascuno è fabbro, artefice della propria fortuna. Così la pensavano gli antichi, attribuendo all’individuo, al suo libero arbitrio, la piena facoltà di costruire, nel bene e nel male, il proprio avvenire.

Però, avere alleato il destino conta parecchio, perché, come osserva un distico romanesco, “la spintarella che ci dà il destino ci trasforma il deserto in un giardino”.

Noi Cariatesi siamo propensi a credere, senza ironia, alla onestà ed alla integrità morale di ciascun candidato consigliere comunale, ma ci sono “colpe” non contemplate dal codice che reclamano comunque giustizia: l’accidia, l’indolenza, l’ignavia, la pigrizia di una classe dirigente che sta al palo come se questa terra fosse una scheggia impazzita del Medio Oriente, mentre il mondo, anche quello dietro l’angolo, corre.

Quando qualcuno è candidato al comune, per lui tu sei un amico; quando è stato eletto sei un suo elettore; e quando è nel pieno delle sue funzioni sei solo un concittadino.

La ex giunta della sindaca Greco non ha fatto bene. Ed appena c’era un intoppo, una critica, ecco che si rinnovava la politica del torcicollo: “La colpa non è nostra, ma delle amministrazioni precedenti”. Ora, ci dicono che l’amministratore vero, autentico, deve programmare il futuro, senza pensare al passato e, addirittura, al presente.

Poi ci sono assessori e consiglieri, ogni consigliere, “legati” a filo doppio, alla stregua di un cappio micidiale, a certi personaggi che tutti, ma proprio tutti, ritengono gli autori dello sfascio cariatese: come far riparare il giocattolo a chi lo ha rotto. Si provi a “scomporre” la ex giunta e l’ex consiglio comunale: le sorprese, nemmeno mirabolanti, sono dietro l’angolo.

Di nomi veramente nuovi, a parte quello delle LAMPARE  non v’è traccia nella nobilissima Cariati che è in corsa (si fa per dire) alle elezioni comunali di maggio.

Ma chi persevera, per interessi personali, è ancora lì, sulla rampa di lancio, pronto a scagliarsi, col sincero intento di servire la causa, su quel fiorire dei cosiddetti “guagnuni du spital” che, guarda cosa si sono messi in testa, pensano di cambiare il microcosmo Cariati, cercando di offuscarne il luccichio con ogni mezzo, con ogni menzogna.

Insomma, c’è un tale rimescolio di candidati, con un tripudio di conversioni, che la via di Damasco, se facesse parte della topografia locale, dovrebbe essere gremita, con tutto il rispetto, come Piazza San Pietro nell’angelus domenicale. Il repertorio liturgico è sempre uguale (e troppo spesso anche gli interpreti), Tutti aspirano al cambiamento: però, di solito, nella nostra città mutano di posto i suonatori, ma la musica resta la stessa. E cambiamola questa musica!!!

Se Cariati fosse un Paese normale cambierebbe senza alcun pensiero questa musica stantia e ormai stonata. Di certo c’è che ogni “concorrente”,  tranne  Mimmo Formaro, ha alle spalle la consueta “famiglia”.

E fra un paio di settimane, alle urne, ci sarà un’ ulteriore prova della forza dei legami di sangue, e dell’ importanza del Dna nell’ ereditarietà dei caratteri e anche delle carriere.

Ora, dei nostri politici si può dire (con i dovuti riguardi) quello che si vuole, ma non che manchi loro il senso della famiglia. Il sangue non è acqua, e sono sempre attuali i versi che Giovannino Guareschi dedicò, nientemeno, alla stirpe De Gasperi: “Su fratelli, su cognati, su venite in fitta schiera”.

Perché scandalizzarsi? L’istinto del gruppo lo hanno anche le rondini, ma non è dimostrato che nei cromosomi siano indicate investiture genetiche. Sappiamo che si eredita, di solito, la predisposizione ai reumatismi o alla miopia, non ad una poltrona da sindaco: normalmente, nel bambino, il pediatra avverte l’anemia, non il consiglio comunale.

Abbiamo abolito il trono, ma è stato sostituito dalla diffusissima poltrona.

UN PAESE NORMALE DOVREBBE DIRE A TUTTO QUESTO : BASTA !!!

Impegnatevi a non fare morire Cariati. Tutti. O tutti andate a casa.

Damiano Scarpello