Lettere a Iacchite’. “Obitorio: non c’è rispetto neanche per i defunti”

Questa mattina mi sono recato all’obitorio dell’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza, purtroppo per una visita di lutto familiare. Lo spettacolo a cui sono stato sottoposto è indecoroso. Davvero indecente. E mi dicono che questa situazione va avanti da diverso tempo ormai. Senza che nessuno prenda provvedimenti. Le stanze dell’obitorio sono (purtroppo) sempre occupate, pertanto se vi sono altri defunti questi vengono “sbattuti” in un corridoietto laterale. Se poi si libera una delle stanze, per il funerale, arriva qualcuno degli inservienti e dice che chi vuole può essere trasferito dal corridoio in una stanza dell’obitorio. Quasi con i numeretti come alla posta o al supermercato. Solo che qui il numeretto dovrebbe mantenerlo il defunto nella bara… perché se per caso uno dei parenti si è allontanato per andare fuori perde il turno e si vede costretto ad aspettare il prossimo funerale.

Sembra una “pagliacciata”, invece è tutto tristemente vero. Bare e defunti letteralmente ammassati, senza un minimo di dignità e di privacy in un corridoio. In un momento, peraltro, delicato per i parenti dei defunti. Quei momenti di intimità, di ricongiungimento con il proprio caro, sono impossibili. Qui se entri sei costretto a farti largo tra le bare ammassate e tra i parenti dei vari defunti accalcati intorno la bara del loro caro. Se un “esterno” si reca alla “torretta” per andare a fare un saluto al defunto o ai parenti dello stesso, si trova in una situazione di imbarazzo.

Non vi sono le stanze con il manifesto all’entrata della porta, quindi si è costretti a cercare il proprio defunto o proprio amico facendosi largo tra le varie bare e i vari parenti. Per individuare il defunto o il parente che si sta cercando, visto l’ammasso di gente, devi guardare addirittura dentro le varie bare e riconoscere il defunto. Una situazione di imbarazzo, magari interrompendo un momento intimo e quant’altro, dicendo: “scusate cercavo mio zio, mio nonno. Oppure ho sbagliato, perdonatemi, cercavo il papà o la mamma di un mio amico..”.

Imbarazzante anche per i visitatori non solo per i parenti dei defunti. Parenti che non hanno una stanza, quindi costretti a piangere il proprio caro distesi a terra o su sedie trovate al momento. Oppure addirittura sui gradini dell’entrata di questa stanza obbrobriosa e macabra. Ma mi chiedo: dov’è la politica? Il direttore generale Achille Gentile o chi per lui. Sono forse troppo impegnati nel tagliare nastri, inaugurare qualche reparto o qualche sede? Ma si rendono conto di questa situazione indecorosa sia per i defunti che per i parenti dello stesso? Si può fare qualcosa? Domande alle quali forse non avrò mai risposta. Vi chiedo comunque di pubblicare questa mia lettera firmata per smuovere le coscienze di qualcuno. Vi invio anche le foto per farvi rendere conto chiedendovi di oscurare i volti dei defunti e delle persone per motivi di privacy. E chiedo scusa loro se sono stato costretto a fare queste foto, ma vorrei che la situazione non degenerasse ulteriormente e che potesse migliorare. Grazie.

Pino Perri da Montalto Uffugo (Cs)