Lettere a Iacchite’: “Vibo paese dei balocchi per i fisioterapisti abusivi: vi spiego come funziona”

Egregio Direttore
Redazione Iacchite’

Scrivo per informarLa riguardo una questione parecchio sconcertante che i fisioterapisti della provincia di Vibo Valentia, e non solo, vivono da anni.

Partiamo dal principio. Il Fisioterapista è un professionista della Sanità in possesso del diploma di laurea o titolo equipollente, regolarmente iscritto all’albo TSRM (Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione), anche se da pochissimo è nato quello autonomo dei Fisioterapisti. Il percorso di studi, previo superamento del test di ingresso, ha la durata di 3 anni, con oltre 1500 ore di tirocinio pratico presso strutture direttamente autorizzate dall’università. Fino a qui, nulla di nuovo.

Esiste però un lato oscuro di questa professione, che deve essere portato a conoscenza di tutti (soprattutto dei pazienti), e che proverò a descrivere.

In Italia gli abusi di professione sono all’ordine del giorno e riguardano molti ambiti lavorativi. Nella fattispecie, il lavoro del fisioterapista viene usurpato da tantissime figure alquanto pittoresche: MCB (Massaggiatore Capo Bagnino), terapisti occupazionali, massofisioterapista, osteopata (parlo del non sanitario, e non dei fisioterapisti-osteopati, in quanto il non sanitario, per legge, non può lavorare sulla patologia, ma solo sulla prevenzione), massaggiatori vari, laureati in scienze motorie, personal trainer.

E’ un’amara e comune verità, ma nella provincia di Vibo Valentia e nello stesso capoluogo, il pullulare di questi loschi figuri che praticano abusivamente attività di fisioterapia e riabilitazione, minando la salute dell’ignaro paziente, oramai è incontrollato. Sono in ogni angolo. Senza dimenticare la giungla dell’ incontrollata attività domiciliare (in cui anche una estetista spesso di traveste da fisioterapista), esistono addirittura ambulatori che sono gestiti da terapisti occupazionali e che praticano attività di pertinenza esclusivamente fisioterapica; e ancora: studi convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale controllati da massaggiatori, che svolgono quindi attività illegale. Il prestanome, questo sconosciuto.

Altro caso particolare, è rappresentato dai fisioterapisti che, pur lavorando nel pubblico, in cui il rapporto di lavoro è  esclusivo, gestiscono grossi studi privati, sia a Vibo che nelle zone limitrofe. Come se non bastasse, un ulteriore sgambetto al “normale” e povero fisioterapista, che dopo aver studiato estati intere pur di superare il test di ingresso, e che si laurea in una università italiana sostenendo esami universitari con fisiatri, ortopedici, neurologi, internisti, cardiologi ecc., viene posto da altri furbetti.

Mi riferisco a tutti quei ragazzi, di solito abbienti e di ottima famiglia, che pur di evitare il succitato test nelle università italiane, e a cui non piace farsi dire di no, fanno il giro corto, andando a  studiare in paesi esotici, il cui accesso è nelle facoltà di Fisioterapia è libero o molto semplice: Albania e Slovenia sono tra le destinazioni più gettonate. Non posso certo escludere che dietro a questa scelta si nasconda l’amore per gli alti concetti fisioterapici e scientifici esposti a Tirana o a Maribor, ci mancherebbe pure… Occorre precisare che la procedura è assolutamente regolare, purtroppo.

Ma nel paese dei balocchi, Vibo Valentia, l’asticella è stata posta un po’ più in là. L’associazione San Giuseppe Moscati di VV infatti, grazie alla collaborazione con l’arcinota “Klapeidos Valstybine Kolegija” con sede nella Repubblica di Lituania (altro che Harvard), consente di conseguire il titolo professionale “Profesinio Bakalauro Diplomas, Kineziterapeuto”, e quindi il titolo abilitante in Italia dell’attività professionale di Fisioterapista. Anche in questo caso, sembrerebbe  tutto lecito, anche se l’interpretazione di “lecito”, di questi tempi, è parecchio estensiva.

La “longa manus” di un ex dirigente sinistroide  dello Jazzolino di Vibo Valentia deve aver certamente avuto il suo peso nella vicenda, avendo spinto fortemente, per il proprio tornaconto, per l’apertura di questa sede: chi vuol intendere, intenda.

Questa breve panoramica vuole semplicemente essere un monito per i pazienti, al fine di consentire un orientamento in questa variegata e strana realtà in cui regna l’abusivismo. L’albo competente, la politica, i mezzi di informazione, nulla fanno per garantire alle persone di conoscere la situazione riabilitativa calabrese. Sappiate che promuovere la nascita di queste università esotiche o richiedere l’abolizione del numero chiuso a fisioterapia (necessario al fine di evitare il sovraffollamento soprattutto in ambito pratico, che minerebbe all’effettiva preparazione del discente), solo perché si ha l’impressione che gli ambulatori pubblici abbiano liste d’attesa interminabili, equivale ad avere una visione distorta della realtà…

I concorsi pubblici vengono indetti dall’Asp di Vibo Valentia una volta ogni 20 anni, e solo per pochissime persone, per questo ci sono pochi fisioterapisti che lavorano nel pubblico (che poi, furbescamente e illegalmente, si accaparrano i pazienti nei loro studi privati). Al di fuori dell’ambiente del  pubblico, è STRACOLMO di fisioterapisti che provano a lavorare onestamente, lottando contro l’abusivismo, contro i fisioterapisti che illegalmente abbinano attività pubblica ed attività privata, contro il lavoro senza contratto, contro l’Asp che non organizza un corso di formazione serio in zona da anni, contro ex primari che promuovono l’apertura di sedi universitarie lituane in Italia, contro terapisti occupazionali che effettuano prestazioni riabilitative (anche a favore di volti noti della cosa pubblica nostrana), contro massaggiatori che fanno neuroriabilitazione.

Le vittime finali di questo contorto meccanismo sono i pazienti, ignari di tutto ciò. Spero nella pubblicazione di questo pezzo, non per smuovere le coscienze dei politici locali o delle autorità competenti, spesso conniventi con questa porcheria sanitaria, ma per aiutare i pazienti nella scelta della figura professionale adatta e predisposta dalla legge, per la loro riabilitazione e per la loro salute. Il rischio è tutto dei pazienti, ma con la salute non si scherza: il rischio di farsi male è molto alto. Alla fine non dovrebbe essere difficile impedire che venga svolta senza requisiti, una professione per cui è richiesta una laurea e l’iscrizione all’albo… o forse si, nella Repubblica Italiota, e forse ancor di più nel paese dei balocchi:  per i nostalgici Hipponion, per i più sgamati Vibo Violenza, per tutti Vibo Valentia…

Lettera firmata