Caro Carchidi,
ho letto il tuo articolo dal titolo “Cosenza, Maurizio Orrico non può fare il direttore di un museo” e mi sono lasciato andare ad alcune considerazioni che vorrei condividere. Nella nostra città è ormai diventata consolidata abitudine nominare come direttori dei musei pubblici – e sottolineo pubblici – persone senza i dovuti titoli o esperienze. Ma soprattutto senza che essi partecipino a un regolare concorso pubblico.
Ciò è già successo al Museo provinciale di Cosenza, il Mam, il cui direttore è da qualche tempo Roberto Bilotti, diventato tale in virtù di una donazione di quadri di cui non si è più saputo nulla. È ormai appurato che qualcuno, anzi più di uno, ha le mani sulla nostra città, dove fa il bello e il cattivo tempo.
Mi spiego meglio: mi piacerebbe sapere che fine hanno fatto alcune opere donate al Comune e tanto propagandate da tutti i giornali nell’agosto di due anni fa, quando dall’ufficio stampa del comune di Cosenza fu diramato un comunicato che riporto testaualmente.
“Giò Pomodoro, Amedeo Modigliani, Antonietta Raphael Mafai: le opere di tre artisti italiani tra i più importanti a livello internazionale saranno presto inserite nel Mab, il Museo all’aperto Bilotti a Cosenza. Le nuove acquisizioni accresceranno in maniera prestigiosa la dotazione del Museo e della città. Roberto Bilotti, ha nei giorni scorsi comunicato la disponibilità immediata, da parte delle rispettive Fondazioni che curano gli interessi dei defunti autori, a destinare gratuitamente al comune le opere. E ieri la Giunta municipale, ha autorizzato l’accettazione della donazione. Le tre opere sono: una scultura di Giò Pomodoro, intitolata “Spirale 82”, una scultura di Amedeo Modigliani, intitolata “Testa di Cariatide” in bronzo e un’opera in bronzo di Antonietta Raphael Mafai, intitolata “Grande maternità (o Angoscia n. 2) del 1960”. Il Comune avrà solo l’onere del rimborso dei costi di fusione, trasporto e installazione”. (http://www.comune.cosenza.gov.it/archivio10_notizie-e-comunicati_100_15566.html).
Oggi, a distanza di due anni e più, sappiamo che l’opera di Modigliani è stata sistemata su corso Mazzini, che per la Spirale di Pomodoro (che ancora non è in città) è stata fatta una determina ad hoc il 2 marzo scorso, con la quale sono stati impegnati € 50.000 per il rimborso spese all’erede di Pomodoro, mentre nulla si sa dell’opera donata da Mafai. Acquisita e poi sparita, o meglio, mai sistemata nell’ormai più noto museo cittadino griffato marchese Bilotti. Che fine ha fatto questa donazione? È nelle disponibilità del Ruggi D’Aragona o del Comune di Cosenza? Ha seguito il destino della mostra di quadri (introvabili) su San Francesco di Paola con cui il marchese ha barattato la nomina di direttore del Mam, museo provinciale pubblico?
Nella nostra città arriva solo una martellante propaganda, certo a mo’ di regime artistico firmato Bilotti, il quale riesce sempre ad emergere anche dalle ceneri delle sue opere! Ciò che però vorrei sapere è perché il Comune deve sborsare fior di quattrini per ricevere una donazione proposta dal solito “marchese” e poi nemmeno avere le opere nel Mab, come nel caso della statua donata da Mafai.
Da populista quale sono, infine, mi piace far notare che tutte queste operazioni di determine, donazioni, installazione di opere artistiche che poco aggiungono alla città hanno costi così elevati che da soli potrebbero risolvere la fame di tante famiglie indigenti cosentine. Invece, i soldi pubblici vengono spesi per dar da mangiare a chi è così sazio e senza problemi che per ammazzare la noia che gli agi producono, cerca di ammazzare il tempo inventandosi operazioni artistiche pirotecniche.
Grazie per l’ospitalità.
Lettera firmata