Nessuno vuole vivere in un istituto. Nessuno.
Perché dovrebbe volerlo una persona con disabilità? Perché una persona pur non riuscendo a muoversi con facilità, pur non riuscendo ad essere autonomo, dovrebbe rassegnarsi a trascorrere le sue giornate insieme a dei sanitari che gestiscono la sua vita, che decidono quando guardare la televisione, quando dormire, quando fare una passeggiata, ammesso sempre che poi la facciano al di fuori della struttura in cui sono costretti ad abitare.
Questa è la prospettiva di vita che è riservata alle persone non autosufficienti, una volta che i loro genitori non ci sono più o hanno perso le forze fisiche e soprattutto economiche. Una realtà che non prevede l’ autodeterminazione degli individui, dove viene negata la possibilità di scegliere la vita che si vuole vivere, luoghi che vanno di pari passo con la segregazione. Questo perché il governo non vuole erogare dei fondi che le persone disabili gestirebbero direttamente. Sarebbero loro cioè a scegliere le persone che dovrebbero assisterli.
Il governo italiano, nonostante le leggi di tutela, nonostante la convenzione Onu sui diritti umani, continua a tagliare i fondi per il welfare, tranne poi stanziare soldi per la nascita e il mantenimento di strutture private come le Rsa. Strutture per anziani e persone disabili che sorgono con facilità e che di fatto sono il più grande ostacolo per la realizzazione della vita autogestita delle persone disabili.
Gli interessi sono forti ed evidenti proprio nella nostra regione dove i maggiori giri economici ruotano proprio intorno alla gestione della Sanità. Già perché nonostante la legge 328/2000 che prevede un sistema integrato tra i servizi sociali, sanitari, ben poche sono le realtà in cui la norma viene applicata. Il gioco del resto è semplice perché se i bisogni sociali vengono trasformati in bisogni sanitari il guadagno di sicuro si gonfia.
Ecco i motivi che hanno fatto scoppiare la protesta in tutta Italia. Le ideatrici del movimento che si chiama “Liberi di fare” sono due sorelle Anna Chiara ed Elena Paolini che grazie alla rete hanno mobilitato tutta la nazione con la loro lettera di denuncia indirizzata al Presidente del Consiglio.
E Cosenza non poteva non aderire all’onda di opposizione alla mancata attuazione della legge sull’indipendenza delle persone non autonome.
Il Parco Romeo è stata la sede naturale per gli organizzatori della manifestazione. Gli aderenti al gruppo “Liberi di fare” hanno spiegato cosa è necessario, in termini sociali ed economici per riuscire a vivere in maniera indipendente per le persone che hanno bisogno di essere aiutate per svolgere le normali azioni quotidiane.
“Manifestiamo perché aver bisogno di aiuto non è qualcosa di vergognoso, e non rende la vita dei disabili meno degna o più brutta. Manifestiamo perché ciò che viene dato adesso in termini di fondi è insufficiente e indegno, con differenze di regione in regione che portano a inutili campanilismi. Oggi manifestiamo perché ci sono un numero imprecisato di persone nelle case di cura, imprigionate senza aver commesso reati se non quello di essere nati o essere diventati disabili”.
Questo si legge nel documento del gruppo cosentino. In più gli organizzatori hanno spiegato come si svolge la giornata di una persona con disabilità quando vive a casa propria insieme con i genitori, quando vive in una Rsa o quando è libero di gestire l’assistenza.
Ma ora cerchiamo di capire in sintesi come funziona l’assistenza personale autogestita. La persona disabile o tutore, se necessario, assume direttamente assistenti di sua scelta a cui insegnare come vuole essere aiutata. Ma i fondi per l’assistenza, anche se la situazione varia di regione in regione, sono insufficienti. La maggior parte dei finanziamenti oltre ad andare alle case di cura, come già detto, vanno a servizi in cui è l’ente fornitore a decidere i tempi e la modalità dell’assistenza. Lì dove invece, si sono realizzati progetti di vita indipendente i soldi vengono erogati a singhiozzo creando disagio e precarietà e tenendo sempre alta la paura della segregazione in istituto.
Il movimento Liberi di fare chiede quindi, che venga erogata ad ogni persona disabile la somma di cui necessita sulla base di interventi personalizzati. Solo così si potrà essere liberi di scegliere e di fare e di vivere.Liberi di Fare è pure sui gradoni, allo stadio Gigi Marulla di Cosenza in Tribuna A. Inclusione, aggregazione e mentalità grazie ANNI Ottanta Cosenza.