Lo strano silenzio di Paolini

Enzo Paolini e Giuseppe Mazzuca

Da quando le urne hanno sancito il risultato del voto amministrativo, Enzo Paolini non ha proferito parola.

Bene o male tutti gli sconfitti si sono espressi, lui no. Dalla mattina stessa del 6 giugno quando i “giochi” erano oramai fatti e lo spoglio delle schede quasi terminato, di Enzo si sono perse le tracce. Ha lasciato il compito a Mazzuca di apparire in pubblico e commentare la grande batosta. Pare si sia chiuso in casa a rimuginare su questa ennesima sconfitta.

L’alleanza con i Cinghiali non è bastata per arginare una disfatta che oggi, a quanto apprendiamo, mette in discussione la tenuta stessa del raggruppamento a lui vicino. In consiglio, oltre a lui, del suo schieramento siederanno nell’aula consiliare anche Malizia e Cipparrone. Qualcuno aveva paventato una possibile rinuncia, visto lo scoramento di Paolini, alla carica di consigliere, una voce subito smentita.

katya-mazzuca-paolini Per vie traverse sappiamo che Enzo non ha nessuna intenzione di dimettersi, non fosse altro che per non favorire l’entrata in consiglio di un cinghiale d’eccezione, Lo Gullo. Paolini da questo voto amministrativo ne esce con le ossa rotte. Ogni sua velleità di fare il sindaco, dal 5 giugno, è per sempre naufragata. Non ci sarà mai più un Paolini candidato. Almeno quello che si chiama Enzo e che fa l’avvocato.

La sua “insistenza”, più che mettere in luce le sue indubbie qualità intellettuali e politiche, è stata recepita dai cosentini come una ostinazione senza né capo, né coda. Questo suo rincorrere a tutti i costi il PD, più che portargli vantaggi, gli ha portato solo rovine. Pur di essere il loro candidato non si è sottratto a giochi e giochetti condotti squallidamente da chi sistematicamente lo ha accoltellato alle spalle, nonostante fosse chiaro puru ari petri i mianzu a via che sarebbe finita così.

Si è prestato a fare da marionetta a personaggi come Madame Fifì prima e Carletto il maialetto dopo. Una sorta di sottomissione incondizionata pur di arrivare al risultato. Ha assecondato i loro magheggi romani quando avrebbe potuto sputtanarli (a tempo debito) con la speranza che prestar fede a scatola chiusa, a questo o quel capobastone del PD romano, potesse in qualche modo favorire la sua candidatura, per poi ritrovarsi come sempre con un pugno di mosche in mano.

Se da un lato è vero che è stato ampiamente palleggiato da chi lui credeva suo amico, e potrebbe per questo essere “compreso”; dall’altro è anche vero, proprio perché persona intelligente, che non si capisce come mai lui abbia continuato ad abboccare a tutte le esche che gli hanno calato.

paolini sindacoQuesto resta un mistero, perché Paolini non è un fesso. Ma non può addurre scuse a questa sua ennesima sottomissione, perché di tradimenti e porcarie nei suoi confronti da parte del PD, ne aveva già avuto cognizione alle amministrative del 2011.

Era ed è un veterano, vittima dei tradimenti del PD.  Resta da capire perché, nonostante questa consapevolezza, Paolini anche questa volta ha inteso rincorrerli. Avrebbe potuto scegliere altre vie Enzo, se solo si fosse organizzato negli anni passati, mettendo in piedi un percorso politico inclusivo verso tutti coloro i quali da tempo criticano il PD, e non solo.

Avrebbe potuto costruire in tutti questi anni un vero e proprio movimento civico, di cui lui, per doti e qualità umane, sarebbe stato il miglior rappresentante di sempre. Ma questo suo rincorrere Madame e Cinghiali, l’ha messo in “cattiva luce”  proprio agli occhi di chi vedeva in lui, il promotore di questa nuova possibilità a Cosenza.

Poteva essere lui l’uomo “oltre i partiti”, proprio perché vittima degli stessi. Partendo proprio dall’esempio del 2011. Ma lui niente, io glielo scrivevo, e lui mi querelava. Voleva essere a tutti i costi il sindaco del PD. Che poi non è certo un “vanto”. E’ chiaro che il calcolo di Enzo, più che politico è stato matematico.

Pensava che la sommatoria di tutta la franzamaglia politica cosentina gli avrebbe garantito la vittoria. Ecco perché rincorreva tutti. Ma come abbiamo visto, è proprio questa franzamaglia che i cosentini non vogliono più vedere. E con loro tutti coloro i quali si cci ‘mbruscinianu.

Fosse stato dall’altra parte sin dal 2011 in maniera chiara, forse oggi non sarebbe depresso. E anche se non avesse raggiunto le stesse cifre del 2011, così come è stato, avrebbe fatto la sua bella figura lo stesso da uomo libero e sincero democratico, qual è. Solo che anche questa volta non l’ha dimostrato. Ma so che è Enzo è uno battagliero e non mancherà di stupirci. Sono sicuro che la sua opposizione in consiglio sarà seria e argomentata. Com’è suo costume (quando non rincorre il PD).

GdD