Longobucco. Sila-Mare, chi ha paura del Consiglio comunale?

SILA-MARE LONGOBUCCO
CHI HA PAURA DEL CONSIGLIO COMUNALE?

È sufficiente guardarsi attorno, al di là delle usuali sollecitazioni politiche e ideologiche, per rendersi conto che l’interesse e l’impegno per la Sila-Mare va man mano attenuandosi dopo che i riflettori della cronaca sono calati a qualche settimana di distanza dal clamoroso crollo del ponte a Longobucco. Le telecamere del circo mediatico sono andate via; la Regione è muta; l’Anas straparla e tutto tace.

Sono anche terminate le passerelle dei vari senatori, deputati e consiglieri regionali. Si tengono tutti alla larga, a iniziare da Mimmo “Chiù Chiù” Bevacqua, che da settimane non si vede nel suo paese natio. Il Comitato cittadino fa quello che può: incontri, manifestazioni, proteste, flash mob, l’ultimo appena giovedì scorso. Ma anche da quelle parti si segnalano difficoltà e incomprensioni.

In molti invocano una svolta politica e la politica seria o quantomeno quella “meno peggio” (ché qui anche il più pulito c’ha la rogna) pretende incontri pubblici, impegni certi e cronoprogrammi sottoscritti.

Devono necessariamente pronunciarsi il Governo, il Ministero e la Regione.
Non si tratta di un micropalo in più o in meno. Si tratta di 80 milioni di euro che a oggi mancano all’appello.
Il sindaco non può continuare a dire una cosa in piazza, un’altra alla minoranza e una cosa diversa, inoltre, ai ragazzi del Comitato.
Per queste ragioni, urge l’immediata convocazione del Consiglio comunale, in seduta pubblica e aperta.
Il Consiglio è il massimo organo rappresentativo e democratico dell’intera comunità.

Francamente, risulta sconcertante il fatto che il Presidente del Consiglio Mario Parrilla, meglio noto come galoppino del generalissimo Graziano, non abbia ancora provveduto alla convocazione, come più volte richiesto, dal Pd, da molti cittadini e dai consiglieri di minoranza, oralmente e per iscritto. I termini di legge sono ampiamente scaduti da tempo.
Praticamente, del crollo del viadotto della Sila-Mare di Longobucco si è discusso alla Camera dei deputati, in Consiglio regionale, ma non nella sede propria dell’assise comunale.

Un vero insulto alla popolazione, ai partiti, organizzazioni sindacali e movimenti.
Ogni scusa è buona a perder tempo. Addirittura, in questi giorni e dopo anni è stata resuscitata la Conferenza dei capigruppo. Tutto fa brodo, ormai.
Basta coi silenzi interessati del passato, i sotterfugi e le omissioni colpevoli. Basta con le giustificazioni d’ufficio e le spiegazioni non richieste.

Le notizie sul tratto Manco-Caloveto sono incerte e i secchi di bitume sono utilizzati come arma di distrazione di massa. I lavori di ripristino vanno a rilento: mancano uomini, mancano mezzi e cominciano a scarseggiare i finanziamenti.

L’immediata riapertura del tratto Longobucco-Ortiano è essenziale per i longobucchesi, costretti a percorrere la pericolosissima SP 276 quotidianamente e autorizzata dalla Provincia al transito veicolare solo temporaneamente. Dopo i dovuti accertamenti (ahinoi dalla Procura ancora nessuna notizia), si parla del 5 agosto. Una vera beffa dell’Anas, considerato che proprio dal 2 al 4 agosto si festeggia San Domenico di Guzman, patrono di Longobucco. Ma in molti oramai sperano solo in un miracolo. Non si sa mai.
Certo, i miracoli non li farà il sindaco Pirillo, preoccupato più della prossima candidatura con la Lega che della disperazione dei propri cittadini.
Qualcuno parla di innata sudditanza psicologica nei confronti di autorità, potentati e grembiulini.
Basta! La politica non può continuare a scappare.