Lotta alla masso/mafia, chi aiuterà la prode Manzini?

Lasciate ogni speranza voi che avevate sperato nella rivoluzione calabrese, tanto annunciata, di Gratteri. Il procuratore capo della DDA di Catanzaro non è interessato più a questo. O meglio: preferisce solo enunciarla, senza mai praticarla la rivoluzione. Così come fanno i politici: promettono chissà cosa e poi, una volta col culo sulla poltrona, chi si è visto si è visto. E Gratteri, come vi diciamo da tempo, la strada per la politica l’ha già intrapresa. E da politico già da tempo si comporta. Chiacchiere a dire basta. Sempre sotto i riflettori a dispensare consigli, a vantarsi di operazioni contro i masso/mafiosi non sue e a criticare l’etica, la morale e la deontologia degli altri.

Famosi sono i suoi “saggi” sulla mancanza di etica e di morale nella pubblica amministrazione, tanto da definire “i burocrati della pubblica amministrazione” tra i più pericolosi “criminali” oggi in circolazione. Più pericolosi della ‘ndrangheta stessa. Ma di “burocrati pericolosi” finiti nella rete della giustizia nei distretti antimafia amministrati da Gratteri, neanche l’ombra. Evidentemente quando Gratteri parla della presenza di masso/mafiosi nella pubblica amministrazione, si riferisce alle amministrazioni pubbliche che non ricadono nelle sue competenze, perché a Cosenza, Crotone, Catanzaro, Vibo, Lamezia, è tutto a posto. Noi questi problemi, grazie a Dio, non li abbiamo. Altrimenti Gratteri avrebbe già fatto piazza pulita di corrotti, mafiosi, e collusi. Tant’è che i rinforzi mandati dal ministero alla DDA di Catanzaro, una ventina tra giovani ed esperti pm, arrivati grazie alla determinazione di Gratteri che sembrava volesse mangiarsi il mondo, stanno seriamente pensando di fare domanda altrove, visto che a Catanzaro non c’è quasi niente da fare. Passano la giornata ad occuparsi di piccoli spacciatori, ladri di polli e di qualche pseudo ‘ndranghetista colluso con qualche colletto bianco di quart’ordine.

Non c’è nessuna ironia nel dire questo, del resto non può che essere così, e sono i freddi numeri a dirlo: in 18 mesi di reggenza della DDA di Catanzaro, le operazioni di contrasto alla masso/mafia condotte da Gratteri sono pari a zero. Eppure è stato lui ad informarci dell’esistenza di questa “nuova” entità mafiosa. E’ stato lui a farci la testa così sui politici corrotti, e i servitori dello stato infedeli. E’ stato lui a dire in TV di indagare su questo fenomeno della masso/mafia. E’ chiaro, a questo punto, che alle parole di Gratteri non corrispondono i fatti. Questo è un dato oggettivo e anche obiettivo per chi è abituato ad usare la logica e il ragionamento. Gratteri ha la testa altrove, non certo alle inchieste, il suo principale pensiero è quello di parlare con la politica per concordare una sua prossima entrata in scena. Perciò si spende più mediaticamente che professionalmente. E’ in cerca di consensi, come i politici. Tanto, noi calabresi, ci accontentiamo di poco: bastano quattro chiacchiere per convincerci. Poi, se a dirle è un magistrato del valore di Gratteri ni cuddramu puru a scatola chiusa.

La conclusione non può che essere questa: le parole di Gratteri, che generalmente elargisce in convegni e presentazioni di libri, sono da considerarsi alla stregua di un comizio elettorale. Se ne facciano una ragione anche gli adoratori del Totem Gratteri.

Detto questo abbiamo, come umani, il bisogno di sperare in un cambiamento. Abbiamo bisogno di sperare in una Giustizia giusta ed efficiente. E come si dice: caduto un mito, se ne fa un altro. E quest’altro mito potrebbe essere, almeno per quel che riguarda Cosenza, la Manzini. La pettinatrice di bambole. Colei che ha avuto, quantomeno, il coraggio di mandare in vacanza per tre mesi il dirigente comunale Pecoraro, insieme ai suoi compari Rino lo zerbino e Cucunato il firma tutto. Non è tanto, ma almeno lei l’ha fatto. Magari se sollecitata dall’opinione pubblica potrebbe trovare la parte di coraggio che ancora le manca. Dobbiamo renderla famosa come Gratteri. E farle sentire che non è sola. Che ha tutto l’appoggio della brava gente. Invogliarla ad andare avanti senza avere paura. Dobbiamo farle capire che tutta la città è con lei.

Ma c’è un problema. La povera Manzini non può certo fare da sola quello che a Catanzaro avrebbero dovuto fare una trentina di pm. Da sola come fa ad occuparsi di tutto? E allora abbiamo pensato di sollecitare, presso le autorità competenti, l’invio di qualche aiuto, alla solitaria Manzini. Che già da domani potrebbe non essere più sola, visto che qualcuno ha raccolto la nostra richiesta. La Manzini avrà l’aiuto che le serve e potrà scegliere, tra gli amici degli amici suoi, la persona che più le aggrada a svolgere questo oneroso compito. Siamo sicuri che la scelta della Manzini sarà accurata e saprà valutare attentamente competenze e capacità. Non ci resta altro da fare che ricominciare a sperare, guardando a questa donna come l’unica ancora di salvezza possibile. Anche se c’è chi mi ricorda che “chi di speranza vive disperato muore”.