L’altro impresentabile del centrosinistra (gli altri due, per dovere di cronaca, erano Teodoro Calabrò e Antonio Micciullo) si chiama Piero Lucisano ed è rimasto anche consigliere provinciale nonostante il consiglio comunale di Rossano sia decaduto a novembre 2015 e nonostante i ricorsi contro di lui. Una specie di Occhiuto in miniatura.
Alle ultime elezioni si è candidato con la lista “Il Coraggio di cambiare” (si fa per dire, naturalmente, visti tutti i cambi di casacca del capo della lista, il leggendario generale Graziano) e naturalmente fa parte del “gruppetto” che è stato eletto.
Lucisano è potente perché fa parte del clan del “mammasantissima” Ennio Morrone. E’ stato fino a poco tempo fa nella struttura regionale di Morrone ma ultimamente è stato escluso, pare per le proteste della figlia giudice di Morrone (Manuela, la moglie del poliziotto Stefano Dodaro, quello che ha arrestato Padre Fedele e adesso sarà accusato di calunnia).
Perché protestava la dolce Manuela? Ma perché Lucisano, oltre ad aderire al clan (politico) del padre aderisce anche al clan (solo mafioso) degli Acri e lo fa in maniera evidente e sfacciata, tenendo addirittura riunioni pubbliche con il signor Veneziano, ambasciatore ufficiale del clan Acri. Quello, tanto per intenderci, che porta i parenti in carcere e che riceve le lettere da girare a parenti e affiliati. Mica pizze e fichi.
Ma Ennio il “mammasantissima”, dopo aver obbedito alle indicazioni della figlia (e si suppone anche del genero scemo) ha trovato la soluzione. Ha messo Giovanni Lefosse (Gea Consulenze) al posto di Lucisano e i due si dividono sottobanco i soldini dell’incarico.
Gente senza un minimo di dignità. Gente senza palle. Gente che sta al guinzaglio del “mammasantissima”.