Per approfondire le conoscenze enogastronomiche di Mangone e partire col piede giusto, vi arriviamo “armati” di alcune fette di profumata mortadella. E non si scandalizzino i “tradizionalisti” calabri del gusto. Puntiamo, senza esitazione, dritti verso una bella pitta calda, tipo zi Teresina, in cui calare le fette di cui sopra, e gustare uno dei binomi più famosi in tutti i cantieri d’Italia. Detto, fatto. Un vero e proprio rito laico, che decidiamo di tenere all’aperto, scambiando qualche parola con alcuni amici.
Che ci raccontano la storia di alcuni miti della panificazione di quei luoghi. Su tutte zi Teresina e il suo mitico forno. E mentre degustiamo, Dario, la cui famiglia è originaria del posto, ci racconta che questa è terra di grandi lavoratori, mietitori e vangatori.
Sui gammittari (mietitori), famosi non solo in Calabria, si narra che ognuno di essi riuscisse a compiere il lavoro di tre uomini, e per questo venivano ingaggiati ovunque. Spesso venivano retribuiti anche attraverso il grano e la farina, e questo, secondo alcuni, è all’origine della produzione dei farinacei.
Questa storia ci affascina molto e troviamo piacevole, accompagnati da Raffaele, nostro amico, girovagare per i vicoli del borgo, tra interessanti edifici, come Palazzo Mauro e diversi portali in pietra, i ruderi della Chiesa di Santa Maria e altri luoghi di culto come la famosa chiesetta della Madonna dell’Arco.
La produzione del pane casaruolo in questo paese è centrale in tutte le case, rispecchiando la tradizione con l’uso rigoroso della levatina, il lievito naturale.
Ma non mancano altre produzioni mangonesi, dal vino alle conserve alimentari di qualità, che nella zona di Piano Lago sono prodotte e distribuite da diverse imprese artigianali.
Una visita veloce in alcune ospitali abitazioni ci conferma che il meglio delle produzioni e delle tradizioni alimentari, come sempre nella nostra regione, si riesce ad assaporarle, quasi unicamente, a livello domestico. Infatti, molte famiglie, continuano ad autoprodurre insaccati e ortaggi di stagione, freschi e conservati, che abbiamo modo di assaggiare mentre ci vengono elencati i piatti tipici del paese: strangugliaprevite (gnocchi di patate), tagliarini e surache (tagliatelle sottili e fagioli), ngucculi mbrodu (pasta di semola di grano duro grattuggiata con brodo di gallina), purpette cu verza (polpette di pangrattato e carne di maiale avvolti nella foglia di verza).
L’origine del toponimo, risalente al 986, si deve secondo alcuni studiosi, alla ricca famiglia nolana dei Mangoni, che comprò questi terreni e vi si stabilì, dopo la distruzione di Cosenza del 975, trapiantando nel posto anche la devozione campana alla Madonna dell’Arco. Di certo si sa che i Mangoni erano discendenti di un’illustre famiglia che per secoli partecipò alle sorti politico-economiche della città di Cosenza.