Mare sporco. Misure cautelari per sindaco di San Nicola Arcella, dipendenti pubblici, imprenditori e tecnico Arpacal

Il sindaco di San Nicola Arcella Barbara Mele, 3 responsabili degli uffici tecnici di Comuni dell’Alto Tirreno Cosentino, vari imprenditori e un tecnico dell’Arpacal sono i destinatari di 10 misure cautelari richieste e ottenute dalla procura della Repubblica di Paola. Sono state emesse dal gip del Tribunale di Paola Rosa Maria Misiti e sono state eseguite dai carabinieri di Scalea.

L’indagine coordinata dal procuratore Pierpaolo Bruni ha ad oggetto una serie di illeciti riguardanti procedure ad evidenza pubblica nel settore della depurazione ed è stata denominata “Archimede”. Secondo quanto si apprende, per quattro degli indagati sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre per il sindaco Barbara Mele è scattato l’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria e per il resto degli indagati sono state disposte interdizioni dai pubblici uffici o a esercitare la professione. 

“In particolare – si legge in un comunicato stampa -sono state ricostruite condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici con riguardo ad appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’alto Tirreno Cosentino, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato.

“E’ emerso dalle indagini che gli imprenditori coinvolti avrebbero violato gli obblighi contrattuali assunti con comuni della fascia tirrenica con riguardo ad appalti afferenti la gestione e la manutenzione dell’impianto di depurazione e degli impianti di sollevamento e hanno smaltito fanghi di depurazione senza adeguato trattamento presso terreni agricoli anziché mediante conferimento in discarica autorizzata, talora anche attraverso lo sversamento del refluo fognario in un collettore occulto.

“In alcune circostanze sono state immesse nelle acque sostanze chimiche in assenza di un preciso dosaggio rapportato alle caratteristiche microbiche delle acque, con la finalità di occultare la carica batterica delle acque prima dei previsti controlli, la cui esecuzione veniva in anticipo e preventivamente comunicata al soggetto da controllare da parte di un tecnico dell’ARPACAL che, violando il segreto d’ufficio, avrebbe concordato direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre che la scelta del serbatoio da verificare, così determinando una alterazione della genuinità delle analisi effettuate”.