Mareggiate, la colpa è sempre dell’uomo (di Francesco Cirillo)

Mareggiate, la colpa è sempre dell’uomo

di Francesco Cirillo

Ed eccoci di nuovo a contare i danni dell’ennesima mareggiata di primavera. A ridosso dell’estate ecco lidi balneari, ristoranti, alberghi in ginocchio ed a chiedere protezione ad uno stato inesistente, ad una Calabria che ha abbandonato i propri cittadini e non sa (è proprio il caso di dirlo) che pesci prendere. Non è il mare responsabile dei disastri ma l’uomo che non fa nulla per prevenire tali disastri rendendo insicuro tutto i litorale. Si è parlato anche di onde anomale o addirittura di tsunami, proprio per sminuire le responsabilità di chi dovrebbe invece prevenire, parola inesistente nella nostra terra. E’ stato lo stesso Tansi, direttore della Protezione Civile a parlare di “normale” mareggiata, come quelle che ogni dieci, venti anni colpiscono la nostra costa tirrenica. Ma ribadiamo, come ogni volta facciamo, di chi sono le vere responsabilità.

La prima causa della forza del mare è sempre la più ridotta prateria di Posidonia.

La Posidonia non è una semplice alga come volgarmente si crede, ma una pianta vera e propria, con radici profonde che hanno la funzione di tenere fermo il fondale pari alla funzione di un bosco. Se si taglia un bosco, a distanza di anni si verifica puntuale una frana, così se diminuisce la Posidonia i fondali diventano melmosi e favoriscono la forza delle correnti marine. Lo strascico delle paranze distrugge la Posidonia e così gli inquinanti ed anche le migliaia di ancore che inopportunamente nel periodo estivo si gettano a mare per fermare barche e motoscafi in aree che dovrebbero essere protette. La funzione dei parchi marini è proprio questa ma la Regione Calabria ha fatto di tutto per eliminarli o depotenziarli. A tutt’oggi non esiste un piano scientifico sull’erosione costiera e si continuano a buttare massi a protezione delle coste, con il conseguente spostamento della forza del mare in altre zone.

Per aver denunciato questo fatto sul quotidiano La Provincia, nel marzo del 2015, sono stato denunciato insieme a Gabriele Carchidi. All’epoca, il Governatore della Calabria Scopelliti e l’assessore ai lavori pubblici Giuseppe Gentile decisero un finanziamento di ben 400 milioni di euro per buttare a mare tonnellate di massicciate, prelevate da montagne. Un doppio disastro annunciato: montagne sventrate e mare cementificato.

Allora scrissi: “Si tratta dei soliti interventi a difesa dura consistenti nel gettare a mare migliaia di metri cubi di massi provenienti da cave, o prelevati da  preesistenti interventi e spostati nei luoghi indicati nei nuovi progetti. Perché dovrebbe cambiare la situazione erosiva non si capisce, dal momento che questi tipi di intervento sono stati già fatti fin dal 1980, lungo tutte le coste calabresi e non hanno prodotto assolutamente nulla, anzi in molti tratti dove sono stati gettati massi, la situazione è peggiorata sia a sud che a nord dell’intervento fatto. Per fortuna il duo comico Scopelliti-Gentile è stato sconfitto alle ultime elezioni regionali “.

E più avanti scrissi: “Avendo tutti questi soldi fra le mani sarebbe stato meglio, almeno per tacitare le cornacchie ambientaliste, fare uno studio in vasca delle correnti, valutando complessivamente l’impatto finale di tutte le barriere sui tratti di costa rimanenti. E’ dal 1980 che si cerca di far comprendere questo principio basilare ed esattamente da quando le Ferrovie dello Stato investirono centinaia di milioni di vecchie lire per proteggere la linea ferroviaria lungo le coste. Fu il primo intervento massiccio in questa direzione. Gli ambientalisti osteggiarono questo progetto e chiamarono esperti da tutta Italia per cercare di convincere le autorità politiche a fermare il progetto.

In un’agitata riunione svoltasi nella Comunità Montana di Paola, gli esperti ambientalisti dissero che i progetti avrebbero prodotto nuove erosioni e che ci sarebbe voluto uno studio in vasca per capire come intervenire data la complessità del problema, puntando sul ripascimento indotto sfruttando gli stessi sedimenti marini oltre che quelli provenienti dalle spiagge in eccesso. Si disse che si doveva piantare la Posidonia, l’unica pianta capace di frenare i moti dei fondali e soprattutto frenare la pesca abusiva a strascico che la distruggeva. E’ come lasciare bruciare un bosco senza tentare di spegnerne l’incendio. Si disse che bisognava fermare i prelievi lunghi i fiumi e soprattutto che bisognava frenare la speculazione edilizia lunghe le spiagge. In effetti molte volte non si difendono vecchi centri abitati, com’è giusto che si faccia,  ma villaggi turistici costruiti spesso, anche abusivamente su terreni demaniali.

Ma la macchina dell’interesse si era già messa in moto. La cosca del Tirreno e le altre della Calabria avevano già fiutato l’affare ed individuato le cave da aprire e le loro ditte avevano già acceso i motori delle ruspe, dei camion, delle benne. I lavori partirono alla grande ed il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti. Molte barriere non hanno resistito ai marosi e sono state distrutte, altre hanno determinato erosione peggiore di quando non esistevano, qualcuna addirittura come avvenuto nel Tirreno cosentino, nel comune di Belvedere M.mo,  è diventato porto senza averne neanche i requisiti. Potenza della politica calabrese“.  

Di quel lavoro, spezzettato a seconda delle clientele esistenti nei vari territori, non si sa nulla, e nemmeno di un iniziale finanziamento di 40 milioni di euro. Lo chiederanno i nostri avvocati a Giuseppe Gentile, nel corso della causa. Lo saprà Gentile che un diritto del presunto diffamatore è quello di interrogare il presunto diffamato, e quindi si prepari con una documentazione a proposito.

In definitiva ci troviamo con una linea di costa già indebolita dalle precedenti devastazioni, dovute a prelievi di sabbia, cementificazione dei fiumi con prelievi di sabbia, avanzamenti di villaggi turistici sulla linea di costa, occupazioni abusive di demanio marittimo con la distruzione di dune naturali, avanzamento verso il mare di lungomari, tutti fatti che hanno rotto correnti marine, deviato fiumi eliminando l’apporto di sabbia, gettito alla rinfusa di massicciate a protezione di villaggi, alberghi, case. Su tutto questo c’è un solo colpevole ed è l’ “homus politicus”, quell’essere frutto dell’evoluzione negativa della persona umana, che si trasforma in un mostro che ha l’unico scopo di guadagnare alle spalle dei cittadini fregandosene non solo delle leggi umane ma anche di quelle della natura.