Medicina all’Unical. De Virgilio: “Chi agita i fantasmi dei moti di Reggio non conosce l’indole dei catanzaresi”

I media di regime, com’era ampiamente prevedibile, stanno alimentando le contrapposizioni tra Catanzaro e Cosenza all’indomani della decisione di portare la facoltà di Medicina anche all’Unical. E in particolare c’è qualcuno che sta addirittura ricordando il clima della rivolta di Reggio per il capoluogo. E se per i reggini è anche naturale che riaffiorino alla mente certe vicende, per qualcun altro invece si tratta di una vile speculazione per avere un briciolo di visibilità, a fronte di una credibilità totalmente persa e non più recuperabile. Quanto basta, a nostro avviso, per coinvolgere nel dibattito un giornalista catanzarese che abbiamo sempre stimato e che certamente può darci una visione equilibrata della storia. Si tratta di Alessandro De Virgilio, responsabile della redazione calabrese dell’Agi, al quale abbiamo rivolto una serie di domande.

Catanzaro è sotto osservazione per le polemiche seguite alla notizia dell’istituzione della facoltà di medicina all’Unical. C’è chi accusa il sindaco Nicola Fiorita di aver fomentato un clima da “Boia chi molla” come il suo omologo reggino nel 1970.

“Mi pare un parallelismo improponibile sul piano storico e politico. Chi lo fa non conosce Catanzaro e non conosce Fiorita. Il sindaco di Catanzaro non è portatore di una cultura populista. Il padre, che per una breve parentesi è stato primo cittadino, era un noto esponente della Democrazia Cristiana, peraltro notoriamente critico e vivace e non sempre allineato al volere dei Big del partito, ma era comunque un moderato. La madre è stata un’insegnante di materie umanistiche assai amata e stimata dai suoi studenti. Dunque, la sua famiglia non era l’humus ideale per coltivare posizioni populiste. Conosco Nicola Fiorita. È un intellettuale innamorato della città e non è portatore di interessi lobbistici, il che a Catanzaro, città saccheggiata dalla speculazione edilizia e fondiaria, non è poco. È il sindaco della città e, al di là del merito della vicenda, ha il dovere di tutelarne gli interessi”.

Ha detto che non lascerà nulla d’intentato per scongiurare l’attivazione di una seconda facoltà di Medicina a Cosenza. Non è una posizione campanilista?

“Ha detto, anche con fermezza, che non lascerà nulla di intentato, ma non ha certo chiamato i catanzaresi ad assaltare i presìdi istituzionali o a lanciare sassi contro le forze dell’ordine. Chi fa questi parallelismi vaneggia. I fatti di Reggio sono da inquadrare in un clima politico rovente; la piazza fu sobillata dalla destra neofascista che in quegli anni si rendeva complice di azioni terroristiche al fine di rovesciare l’ordinamento democratico. Il ’70 fu l’anno del tentato golpe Borghese, delle bombe e delle stragi. Fiorita si è limitato a convocare due riunioni del consiglio comunale, a rilasciare dichiarazioni e ad annunciare un ricorso al Tar, ritenendo che un’altra facoltà di medicina possa penalizzare Catanzaro. Non ricordo neanche che abbia pronunciato la parola “scippo”. È persino superfluo dire che i tempi sono diversi. Quindi non scherziamo, per favore”.

Dunque, nessuna analogia con gli slogan che precedettero i moti di Reggio?

Ma assolutamente no. Chi fa certi parallelismi non conosce l’indole dei catanzaresi. Nel Cinquanta, 20 anni prima dei moti reggini, quando un comitato parlamentare designò Catanzaro come capoluogo della regione, davanti alla decisione del Parlamento di non tenere conto della relazione Donatini-Molinaroli frutto del lavoro di quel comitato, ci fu una mobilitazione anche abbastanza accesa e decisa, con incidenti fra cittadinanza e forze dell’ordine, ma tutto si risolse in pochi giorni, le famose “quattro giornate di Catanzaro” che ho documentato in un libro e che provocarono una dura reazione della Polizia il cui bilancio fu di qualche ferito.

E anche nel 1970-’71 i tentativi di seminare a Catanzaro il germe del ribellismo, che pure non mancarono, andarono a vuoto. Se  proprio vogliamo, l’unica analogia riscontrabile è nella logica della “compensazione” che negli anni Settanta portò alla spartizione degli organismi della Regione fra Catanzaro e Reggio e all’assegnazione della sede dell’Università della Calabria a Cosenza, oltre che nello sperpero di soldi pubblici finalizzato alla realizzazione di fabbriche fantasma in base al pacchetto Colombo.

La stessa anomalia della sede Rai in una città diversa dal capoluogo di regione è l’esito di una gara campanilista vinta da Cosenza solo perché il sottosegretario alle Poste dell’epoca, Cassiani, era cosentino e si adoperò per la sua città. E siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio, ancora oggi si procede secondo la legge della compensazione. In una regione normale, con  meno di 2 milioni di abitanti, in cui i giovani scelgono di studiare fuori non per mancanza di offerta formativa ma nell’ottica di migliorare la qualità della propria vita, si sarebbe realizzato un unico ateneo. Oggi in Calabria ci sono 4 università, di cui due soltanto a Reggio Calabria considerato che oltre alla “Mediterranea” c’è quella per stranieri, e una quinta se vogliamo considerare quella della vicina Messina. Forse sfugge che le autorità accademiche reggine si sono pronunciate per l’istituzione di Medicina anche nella città calabrese dello Stretto. Con quali argomentazioni ci si opporrà a tale rivendicazione? Perché a Cosenza sì e a Reggio no? Del resto, nella stessa area urbana cosentina c’è la contesa sul nuovo ospedale, se debba sorgere nel capoluogo o a Rende. Ora che Medicina si appresta a diventare una realtà, quale delle due città è più titolarla ad ospitarlo?

Come consiglierebbe a Fiorita di muoversi?

“Non credo che il sindaco di Catanzaro abbia bisogno dei miei suggerimenti. Certo, da cittadino catanzarese mi permetterei di dirgli, se me lo chiedesse, che sarebbe un errore procedere secondo la solita logica della ritorsione come riparazione del torto subìto. Innanzitutto, proceda sul piano dell’azione legale se ritiene che ci sia un fondamento, ma non cada nella trappola della rivendicazione sterile. Sotto questo aspetto – e non mi riferisco a Fiorita –  il dibattito politico a Catanzaro sta prendendo una piega errata. Qualcuno rivendica una facoltà d’ingegneria come reazione all’istituzione di Medicina a Cosenza. Io credo che si debba puntare sull’ampliamento dell’offerta formativa della Calabria puntando su specializzazioni innovative capaci d’interagire con la realtà economica, formando cioè quelle figure necessarie per supportare l’avvio di iniziative imprenditoriali innovative. Poi gli chiederei di non avventurarsi in rivendicazioni improduttive, come quella, pur legittima, di ridenominare l’aeroporto di Lamezia chiamandolo aeroporto di Lamezia-Catanzaro, come del resto era a suo tempo previsto, ma di puntare a rafforzare il ruolo di Catanzaro rivitalizzandone il tessuto urbano attraverso i servizi. Catanzaro non è riconosciuta come capoluogo perché non ha meritato di esserlo. Ci sono voluti 40 anni perché si costruisse la cittadella regionale – peraltro in base a scelte urbanistiche assai discusse – perché faceva comodo ai palazzinari della città  incassare i fitti della Regione.

Per non parlare delle politiche urbanistiche che negli anni Cinquanta, con il Piano regolatore Marconi, portarono alla demolizione del centro storico e all’espansione della città verso la montagna anziché verso il mare in base a interessi fondiari e speculativi. La cittadella regionale oggi è un riferimento per la Calabria, ma Catanzaro non è ancora una città. È un conglomerato di quartieri dormitorio. Nelle periferie non ci sono servizi. In una città che si rispetti ogni quartiere ospita attività commerciali, è polo d’attrazione per una specificità. Ecco, dagli attuali amministratori comunali, che conosco tutti, mi aspetto un’azione in tal senso. Ci sono quartieri in mano alla criminalità rom. E’ noto che neanche le forze dell’ordine possono metterci piede. Si tratta di situazioni che riguardano l’ordine pubblico ma anche il sociale che vanno affrontate. E infine bisogna riconoscere che un polo universitario deve essere raggiungibile da tutta la regione con i mezzi pubblici e integrato nel tessuto urbano. Catanzaro non ha un’autostazione e non ha collegamenti ferroviari decenti con il resto della regione. Il campus è in una landa desolata, servita – si fa per dire – da una stazione ferroviaria fantasma. Presto Germaneto sarà collegata agli altri quartieri attraverso la metropolitana, ma chi, come me, da qualche anno vive sull’Alto Tirreno cosentino, non trova un autobus o un treno per il capoluogo della regione”.

Insomma, non vedremo i catanzaresi con le molotov in mano davanti all’università?

“Per quanto ne so, i catanzaresi, in questo momento, sono concentrati sulle imprese della squadra di calcio e nel dibattito sulla costruzione del nuovo stadio”.

Da cosentino verrebbe da dire “Beati voi”, vista la crisi profonda del Cosenza Calcio, ultimo in classifica e ancora nelle grinfie di un patron taccagno e arrogante come Guarascio, ormai per tutta Cosenza semplicemente “Gargamella”…