DOSSIER METRO LEGGERA
tratto da Hey!Now
Se Cosenza piange, Rende non ride. Anzi, a guardare bene, sarà proprio la città di Rende ad avere la peggio. Infatti, per la realizzazione della metropolitana leggera, spariranno interi viali alberati, aree di sosta, e si creeranno numerose strettoie dovute all’ingombro diretto e indiretto dell’infrastruttura, se non – addirittura – aree a traffico limitato (finora sconosciute a Rende).
Insomma, spariranno proprio quei tratti che hanno rappresentato per decenni l’identità e l’orgoglio di Rende e dei Rendesi. Come se non bastasse, saranno creati dei parcheggi di scambio nei punti nevralgici della città, per scoraggiare le persone a usare le automobili nel centro della città, creando così ulteriore pregiudizio nei confronti della libertà di movimento delle persone.
Nel tentativo di rientrare dei costi più velocemente, sono state previste aree di sosta a pagamento in alcuni punti critici dell’area urbana. Per esempio, già si sa che la sosta all’Università della Calabria costerà 0,70 centesimi di Euro/l’ora. Finora, in zona universitaria il parcheggio è sempre stato abbondante e gratuito.
Seduti al tavolino, è facile fare pianificazione in questo modo, sebbene questo progetto “strategico” sarebbe meglio definirlo come il frutto di una visione malata di città, in cui si vuole limitare ideologicamente le possibilità di scelta delle persone.
GLI ESPROPRI
Per portare a compimento questo piano “strategico”, sarà necessario espropriare numerosi terreni, per come la Regione Calabria ha già deliberato nel lontano 2010, senza che discussioni così importanti approdassero mai nei rispettivi Consigli Comunali, ma solo mediante lo strumento della conferenza di servizi e degli accordi di programma.
Anche chi adesso scopre di essere contro la metro leggera non si è mai preoccupato di guardare chi sono i beneficiari di cotanta opera.
A Cosenza, come potete vedere dall’elenco completo che pubblichiamo, ci sono famiglie storiche e potenti come quelle degli Stancati, dei Magliari, dei Quintieri e dei Caruso, che hanno un potere immenso e trasversale alla politica. Ci sono anche terreni che risultano essere di proprietà di ditte come Edil Parco e Seierre che sembrano nate apposta per il business.
A Rende il “giochino” è decisamente più “scoperto” e figuratevi se non trovavano posto nella “pappatoia” i soliti Stellato e De Rango. Ma ci sono anche Franco De Caro e Salvatore Gatto (il papà di Tonino, re della Despar) e i fratelli Cava, costruttori di Cosenza.
C’è finanche il terreno della Chiesa della Beatissima Vergine di Lourdes, pensate un po’… Chissà quale sarà l’affare che è stato proposto ai preti e, di conseguenza, alla famelica e sempre più corrotta diocesi di Cosenza.
Ma ecco la lista dei soggetti interessati dal provvedimento di esproprio.
ELENCO DITTE E PARTICELLE COMUNE DI RENDE
Ironia della sorte, nessuno dei soggetti passibili di esproprio è stato informato personalmente della decisione, per come rivela in gelido linguaggio burocratico l’avviso del 26 Febbraio 2010 della Regione Calabria Dipartimento n. 9 “Infrastrutture, Lavori Pubblici, Politiche Della Casa, Erp, Abr, Risorse Idriche, Ciclo Integrato Delle Acque, Settore 3”, che testualmente dice: “si rende noto che la presente comunicazione sostituisce, avendone titolo, a tutti gli effetti la comunicazione personale agli interessati, poiché nella fattispecie è superiore a 50 il numero dei destinatari della procedura; sono interessate alla procedura le ditte di seguito elencate e le particelle interessate nei Comuni di Cosenza e Rende”.
Pertanto, è legittimo ritenere che nessun titolare dei bene oggetti di esproprio abbia ricevuto adeguata pubblicità né abbia avuto alcuna possibilità concreta di opporsi alla decisione, nei termini di 30 giorni previsti per legge dalla pubblicazione dell’avviso.
CONCLUSIONI
Questo progetto può essere dunque a buon diritto definito un esempio di “anti-innovazione sociale”, che invece di risolvere i problemi della città, li genera. Sì, questo progetto genera conflitti sociali, poichè l’opera non è progettata sulle reali esigenze di mobilità delle persone, ma sulla base di una visione ideologica imposta ai cittadini.
Ciò è peraltro confermato sul sito della Commissione Europea, in cui si legge chiaramente che il progetto è pensato come una «valida alternativa al trasporto privato». In particolare, si legge: “I responsabili della pianificazione ritengono che la nuova linea tranviaria incoraggerà un numero significativo di persone del luogo a passare al trasporto pubblico in un’area urbana dove le automobili private sono ancora un mezzo di trasporto diffuso”.
Anche dal punto di vista economico-tecnico sorgono molte perplessità: la scelta di annegare il binario nel manto erboso richiede maggiori oneri di manutenzione, che farà aumentare i costi di gestione. Tuttavia, si tratterà di una scelta necessaria, poichè il manto erboso limita le vibrazioni e i rumori. Purtroppo, è previsto di adottare tale scelta solo in pochi tratti, per non far lievitare troppo i costi. La maggior parte del tracciato prevede invece rotaie su pavimentazione di pietra o bitume, e comunque in “sede protetta” ed emergenti rispetto alla pavimentazione, per cui la metropolitana avrà bisogno di una corsia autonoma dal flusso del traffico.
I tratti in sede protetta rappresentano il 91,35 % del tracciato (78,40% a verde); i tratti in sede promiscua l’8,65%. A Rende, I tratti in sede protetta costituiscono complessivamente il 70,12% del totale (di cui il 31,41% a verde), mentre i tratti in sede promiscua il 29,88%. Si è calcolato inoltre che la sede tranviaria a doppio binario occuperà una larghezza complessiva di m. 7,2 mentre sarà di 3 oppure 4 metri – a seconda dei casi – nel caso di tracciato con binario singolo. Saranno installati semafori nelle rotatorie per consentire il passaggio dei vagoni, che avranno la precedenza rispetto a tutto il resto del traffico veicolare.
Le gravi carenze progettuali che già oggi vengono a galla nella gestione del progetto, si tradurranno inevitabilmente in un peggioramento della qualità di vita dei cittadini, e – quindi – in una ulteriore lievitazioni dei costi, questa volta “sommersi”, a carico della comunità.
Non è un buon motivo per far sentire ora la propria voce?
(2 – fine)