“Mi sono finta cameriera: tutte le offerte da schiava che ho ricevuto”

(Charlotte Matteini – today.it) – Non si trova personale disposto a lavorare nel turismo e nella ristorazione. Ormai questa narrazione è diventata praticamente un mantra mediatico e, complice la stagione in arrivo, gli appelli degli imprenditori di settore si moltiplicano di giorno in giorno. Gli esercenti dichiarano di non riuscire a trovare una soluzione, non sanno più che cosa fare. Pubblicano addirittura annunci sui social, ma non riescono a trovare il personale di cui necessitano. Per tastare la situazione e cercare di farmi un’idea ancora più precisa sulle mirabolanti offerte presenti in giro per l’Italia ho deciso allora di fingermi interessata – per l’ennesima volta – a lavorare come commessa, banconista e barista nelle principali località turistiche italiane.

Duecento richieste in pochi minuti

Ho pubblicato uno stesso identico annuncio in venti diverse località italiane, da nord a Sud, da Jesolo a Cagliari, da Ferrara a Viareggio, da Lecce a Napoli, passando per la Sicilia, scrivendo di essere in cerca di lavoro e di essere disponibile anche come stagionale. Nel giro di pochi giorni ho ricevuto più di 200 richieste di contatto da parte di imprenditori interessati al mio profilo. Un bel bottino, no? Insomma. Andando a valutare la qualità delle offerte ricevute – sia a livello di forma che di sostanza – c’è da preoccuparsi. Piccola premessa: nell’annuncio ho inserito una postilla ad hoc, una richiesta non troppo assurda, a mio modo da vedere, ma che ha indisposto non pochi titolari e che è stata letteralmente ignorata da molti altri. Quale? “Prendo in considerazione solamente chi espliciterà nel primo messaggio di contatto orari e retribuzione”. Kryptonite allo stato puro, a quanto pare.

Solo il 15% sono offerte regolari

Partiamo da una breve panoramica: da questo campionario di oltre 200 contatti ho riscontrato una percentuale di offerte di lavoro regolari, quantomeno a parole, davvero bassa: ci aggiriamo intorno al 15%. Circa 35 su oltre 200. La percentuale di titolari che ha risposto ignorando la mia richiesta di trasparenza è invece altissima: a un buon 60% ho dovuto tirare fuori dettagli scabrosi e materialisti quasi con la pinza. Alcuni non si sono degnati nemmeno di scrivere per quale mansione stessero ricercando personale. La frase più gettonata? “Lo stipendio te lo dico da vicino”. Ma se io ti dico che vivo a Milano e ancora devo partire, ti aspetti che venga a fare un colloquio solo per sapere orari e stipendio e per scoprire poi che magari stai offrendo qualcosa di totalmente inadeguato? Perché quando la premessa è questa, di solito nulla di buono si cela dietro quelle parole. Nota a margine: moltissimi si sono spaventati quando hanno letto che sarei arrivata da Milano. “Cerco solo persone residenti in zona” è stata una delle risposte più gettonate. Ovviamente il motivo è uno: non offrivano alloggio e, dunque, sapevano che pagare un affitto in una località turistica con uno stipendio da stagionale sarebbe stato pressoché impossibile.

Il giorno di riposo non è previsto
Il giorno di riposo non è previsto

Quaranta ore a settimana per 1.000 euro al mese

Menzione d’onore per un imprenditore che invece ha voluto rimbrottarmi in privato dicendomi di togliere quella richiesta assurda perché altrimenti non avrei mai trovato lavoro. “Prima devi dimostrare cosa sai fare”. Ho risposto sottolineando che poteva assolutamente evitare il mio annuncio e passare oltre e che nel 2023 la mentalità è un po’ cambiata. Apriti cielo: “Infatti, con tanta gente come lei”. E poi si chiedono perché hanno difficoltà a trovare personale. Ma passiamo in rassegna le migliori proposte ricevute: partiamo da Napoli, dove un caffè ristorante del centro offre “da 1.000 euro al mese” per lavorare dalle 7 alle 16 o dalle 15.30 a 00.30 per sei giorni a settimana. 54 ore settimanali, 14 ore in più del canonico full time da 40 ore, per la modica cifra di 4,6 euro all’ora. Contratto sindacale ci tiene a specificare, ma a me non risulta che queste siano le retribuzioni del settore per un monte orario del genere.

Ancora a Napoli un bar in piazza del Plebiscito cerca una aiutante barista che si occupi anche di servire i tavoli. “La retribuzione di partenza è di 650 euro visto che non ci conosciamo”. I turni? Dalle 8 alle 16 o dalle 14 alle 21 per sei giorni a settimana. A conti fatti, sono 3,3 euro all’ora per un full time. Proseguendo, a Pollica cercano per la stagione estiva qualcuno che stia in cucina a tagliare le verdure, prepari hamburger, tagli frutta e apra i panini dalle 8 del mattino “poi un paio d’ore di riposo e supporto cucina e lavapiatti fino alle 19 Parliamo di 9 ore di lavoro al giorno. Il riposo? Non sarebbe previsto ma possiamo trovare un giorno in settimana a giugno e luglio, ad agosto no”. Lo stipendio? 1.000 euro a giugno, 1.100 a luglio e ben 1.200 euro ad agosto con busta paga e contributi. Peccato che non siano condizioni in linea con un contratto davvero regolare. Ah, si offre anche vitto e alloggio in questo caso, ma un solo pasto al giorno: o a pranzo oppure a cena. Sarei davvero curiosa di vedere l’alloggio, viste le premesse.

La cameriera che lavora 7 giorni su 7

Dal Cilento mi contatta un hotel che cerca una cameriera. Non specifica gli orari, anche se parla genericamente di lavoro full time e alla mia richiesta riguardo alla presenza di un giorno libero mi spiega: “Si lavora 7 giorni su 7 ma ci si può organizzare con i colleghi per un riposo a settimana”. Anche qui forniscono vitto e alloggio. Lo stipendio? 1.200 euro. Dai Lidi Ferraresi invece cercano una cameriera di sala che lavori pranzo e cena – quindi siamo già sulle 9/10 ore di lavoro al giorno circa – con riposo settimanale garantito e vitto e alloggio. La retribuzione sarebbe approssimativamente di 1.400/1.500 euro al mese. Comprensiva di 13esima e 14esima nel mese? La risposta è sì. Non esattamente una grande offerta, visto che parliamo di un lavoro da 55/60 ore settimanali. Dall’Argentario, invece, uno stabilimento balneare ricerca una barista che lavori dalle 8 alle 17 per sei giorni a settimana. A conti fatti sono 48 ore alla settimana, togliendo l’ora di pausa che mi dice essere concessa ogni giorno. Lo stipendio? Dai 1.200 euro al massimo 1500 euro al mese in base all’esperienza.

Da Gallipoli invece cercano più figure, da subito e fino a settembre. Vitto, alloggio e ottima paga. L’orario? 8 o massimo 9 ore di lavoro al giorno per una retribuzione di 1.500 euro al mese. Il titolare si indispone quando gli chiedo se il lavoro fosse da 6 giorni su 7. “Se sei interessata mi chiami”. È sicuramente uno degli stipendi più alti tra quelli proposti, ma di certo non adeguato se il lavoro dovesse rivelarsi da 9 ore al giorno per 7 giorni su 7. Altro che ottima paga. Soprattutto se dovesse essere comprensiva, come spesso capita nei lavori stagionali, di 13esima, 14esima e Tfr.

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Contratto da 1.000 euro

Il giorno libero? Non esiste

A Golfo Aranci cercano disperatamente una barista che sappia fare cocktail e che abbia un minimo di esperienza. Mi candido e mi viene spiegato in privato che il lavoro è da 8 ore al giorno, ma non viene concesso il giorno libero causa mancanza di personale. Fanno dunque 56 ore di lavoro. La retribuzione? Paga sindacale, dice, ma non si sbilancia. Chiedo, allora, se il livello fosse il quinto del ccnl di settore e mi risponde un laconico sì. Diciamo che se anche corrispondesse lo stipendio corretto da livello, molto regolare non sarebbe a fronte di un lavoro da 56 ore settimanali senza riposi da fine maggio a settembre. Dalla provincia di Agrigento, luogo preciso ignoto, mi scrive una società che gestisce un bar all’interno di un villaggio turistico. La proposta? 9 ore al giorno per 6 giorni a settimana per uno stipendio pari a 1.100 euro al mese. Con vitto e alloggio, pardon.

Sono arrivate, come anticipato, circa una trentina di offerte regolari, ma principalmente tutte da Regioni del Centro e del Nord – Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Toscana, Liguria e Sardegna. Per il resto, il quadro generale è sconfortante sia per il tasso di offerte palesemente irregolari presenti nel settore, sia per l’atavica reticenza di molti titolari che scatta in automatico non appena sentono domande scomode come “quali sarebbero gli orari di lavoro e la retribuzione offerta”. Eppure non credo di aver chiesto loro di rivelarmi il quarto segreto di Fatima.

Una recentissima operazione straordinaria di vigilanza condotta dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro proprio nel settore del turismo e dei pubblici esercizi ha rilevato un tasso di irregolarità pari al 76% con punte del 95% nelle Regioni del Sud proprio in relazione alle condizioni contrattuali e salariali nel settore, tra lavoro nero, scorretto inquadramento, orario di lavoro e omissioni contributive. E devo dire che il quadro delineato da questo piccolo esperimento giornalistico, senza pretese, non si discosta purtroppo granché da quel che emerge dai dati ufficiali.

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