Cosenza, la città dei falsi miti

Se dovessimo spiegare il significato della parola mito ai bambini, la cosa più semplice e comprensibile da dire loro sarebbe quella di paragonarlo alla parola favola, o alla leggenda, oppure ad un racconto fantastico. E di storie fantastiche l’uomo, nel corso della storia, ne ha raccontate tante: il mito sulle origini dell’universo e delle divinità che lo abitano. Il mito della creazione e del destino dell’uomo, ma soprattutto si è tanto narrato, nel corso della storia, del mito dell’eroe buono che combatte il male. Ma nei racconti orali e scritti che hanno attraversato i secoli si è anche narrato di miti negativi, e di falsi miti. Ed è proprio di quest’ultima “categoria” che vogliamo occuparci, il falso mito che è ovviamente il contrario del mito (sempre spiegato ai bambini).

Il falso mito è un falso racconto che illumina dell’aurea di eroe chi non si è mai “macchiato” di imprese eroiche. Se il mito è di fatto una “distorsione fantastica” della realtà, il falso mito distorce la realtà facendola diventare fantastica. E di categorie umane che si sono auto attribuite imprese eroiche mai avvenute, o che impropriamente gli sono state attribuite a furor di popolo, pur non essendoci i requisiti, e chissà per quale stravagante motivo, Cosenza è piena. Diventare, o essere un mito positivo è un po’ il sogno di tutti, ed è questa presunzione tutta umana che spinge gli individui ad inseguire la chimera, e quando mancano le doti si ricorre all’inganno.

Ma non è solo una questione di egocentrismo, che ci sta, il problema si pone quando la creazione del falso mito, studiata magari a tavolino, diventa funzionale a coprire i loschi affari del finto eroe. Qualche esempio: l’antimafia di giorno che diventa mafia la notte. I mecenati della solidarietà che in pubblico con una mano danno, e in “privato”, con l’altra razziano. Chi predica amore e pace mettendoci la faccia, per poi nasconderla quando si tratta di lucrare sulla guerra. I buoni che fanno i buoni perché il buonismo è di moda, e le mode, si sa, passano, e anche in fretta. Ma anche mafiosi, corrotti, intrallazzatori ascesi ad eroi per mera convenienza sociale. A tanti conviene riconoscere doti e qualità inesistenti in questo o quel finto eroe, che per passare da “vero eroe” di sicuro ha investito, e quindi disponibile a “devolvere balzelli” a tutti colori che gli riconoscono il “titolo di mito”. A Cusenza si dicia: chiamu papà chini mi duna i mangià.

Ma il falso mito non è solo attinente alla figura umana, ma anche a luoghi, città, istituzioni. E Cosenza che è una città che di miti vive, i falsi miti da sfatare non mancano, a cominciare dal falso mito della società civile: tutti blaterano di questa società civile cosentina che sembra ovunque, ma quando c’è da prendere posizione su gravi fatti criminali che coinvolgono la città sparisce, per riapparire come se niente fosse, la sera, al solito aperitivo.

Il falso mito della legalità: a Cosenza quando non puoi permetterti la bustarella per risolvere qualche problema, puoi sempre ricorrere “al compare” che di amici degli amici negli uffici ne conosce a dire basta, e una soluzione al tuo problema, per vie traverse, la trova sempre. Naturalmente il favore, al momento opportuno, va sempre ricambiato.

Il falso mito dell’Atene della Calabria: Cosenza è stata un faro, nel corso della storia, per la Calabria e per tutto il sud. E questo nessuno lo può negare. Ma questo tempo è passato, è da oltre un ventennio che Cosenza non produce nulla (senza voler offendere nessuno, men che meno chi ci prova con grandi difficoltà) di “illuminante” sotto il profilo culturale. Non esistono più i luoghi della socialità libera e prolifera. Tutto si consuma davanti un bicchiere di birra in una orgia di chiacchiere che come la birra fanno solo pisciare.

Il falso mito della buona politica e della correttezza delle istituzioni: qui non c’è bisogno di dire niente, i cosentini conoscono bene sia i politici locali che la diffusa corruzione intrinseca nei pubblici uffici, tribunale in testa. Poi ognuno si racconta il mito (la favola) che vuole. C’è chi crede o fa finta di credere nella santità dei politici perché è “la società che te lo chiede”, e chi li santifica per convenienza. E per finire diciamolo: a chi se lo può permettere una giustizia “a pagamento” sta bene.

Il falso mito degli alternativi di tendenza politica e sociale: la prima cosa che viene in mente pensando agli alternativi cosentini è: alternativi… alternativi… alternativi aru cxxxo.

E siamo sicuri che la lista è ancora lunga… insomma Cosenza è diventata il falso mito del mito che è stata, e questo, purtroppo per tutti noi, non attiene alla leggenda.