Milano da cubare (il Pd ha un palazzo nel cortile)
di Gioacchino Criaco
Che si va a letto la sera con vista sul prato e al mattino ci si risveglia con dirimpetto una sciura che stende i panni sul balcone: è la Milano da cubare. Metri a milioni e a miliardi di cemento e investimenti strabilianti in dieci anni. Tanto lavoro per tanti e il volto della città che cambia. Un risultato lusinghiero per un partito liberista. Ma il PD non dovrebbe esserlo, intanto si va avanti, si sostiene chi è stato il campione della più impressionante cementificazione italiana, e oltre, da orgoglio se si rappresentasse un’altra parte politica. Le regole, infrante o meno, sono argomento secondario. La linea politica cade fragorosamente in nome dei soldi, a vantaggio soprattutto dei fondi d’investimento internazionali che hanno portato a Milano 30 miliardi e passa in 10 anni. Si è creata una bolla immobiliare che prima o poi esploderà: Milano, preponderante in Italia, non è né Parigi né Londra né Tokio, e non può tenerne i prezzi. Metri quadri dopati che hanno spazzato via la gente , quella normale, pure normalmente ricca, dai luoghi prescelti. Riqualifiche che sono molto presunte perché i problemi di un sito non vengono risolti a vantaggio di chi ci abita, vengono spostati più in là, trasferiti e periferizzati insieme agli abitanti. E’ il fraintendimento solito della politica italiana, soprattutto di quella che si propone a sinistra, a cui non abbocca più nessuno. Un panorama nazionale totalmente schiacciato a destra, chino davanti ai cummenda, nostrani e foresti.
Si va avanti, lo si dice con forza e orgoglio e, quindi, si prosegue a cubare, a perpetuare l’inganno.









