Minniti, Crisci e Spagnuolo: quando la legalità è solo uno slogan

Se non fosse tutto vero ci sarebbe da ridere, o piangere, dipende dai gusti. Minniti che firma, insieme a Spagnuolo e Crisci, un protocollo per la legalità sui futuri appalti all’Università della Calabria, oltre ad essere una scena ridicola, non si può proprio guardare. Una pantomima, quella messa in scena oggi dai soliti marpioni, necessaria per darsi un tono, agli occhi dei cittadini, da onesti rappresentanti delle istituzioni, non certo per “spaventare” la masso/mafia che a quel tavolo insieme a loro, oggi, era seduta. Sa bene Minniti che non sarà quel pezzo di carta a fermare i prenditori mafiosi e i corrotti. Da noi tali soggetti sono garantiti da certa magistratura, figuriamoci se hanno paura di un protocollo. Quella di oggi è stata solo “scenetta” per i pochi poveri allocchi che ancora credono in questi personaggi. Da noi non esiste la Legge.

Quindi, da questo momento in poi, secondo Minniti, Crisci, Bindi, Spagnuolo e Tomao, all’Università gli appalti non saranno più affidati a ditte mafiose: ahahahah, scusate la risata. Ma come si fa a credere a questo! Tutti a Cosenza sanno che la procura è il luogo per eccellenza dove trionfano sempre la corruzione e l’illegalità. Se non fosse stato così, non ci sarebbe stato bisogno di nessun protocollo. La nostra procura, da che esiste, non ha mai indagato un solo politico corrotto, un imprenditore colluso, un servitore dello stato infedele. Non ha mai scoperto un appalto truccato, non ha mai trovato un finanziamento sparito. Perché non ha mai inteso “trattare questi temi”. Aiutare gli amici degli amici è molto più redditizio che fare l’onesto pm di provincia.

Per non parlare di quello che succede nella pubblica amministrazione di Cosenza, persino il gattopardo Spagnuolo è stato costretto ad ammettere che esiste un “sistema Cosenza” che si regge sulla sistematica corruzione di pubblici impiegati. Senza però indagare i veri ladri, e senza promuovere la benchè minima attività investigativa patrimoniale sui colletti bianchi raggiunti dall’interdizione, che somiglia più ad una vacanza, piuttosto che ad una punizione. A Cosenza vige per la masso/mafia l’impunità totale. Questo è certo, e tutti i cosentini lo sanno. Qui da noi i pm e gli indagati vanno a cena insieme per apparare processi ed insabbiare inchieste. Questo è provato.

E poi giova ricordare a Minniti che a Cosenza la masso/mafia non solo ha costruito la più grande piazza della città, ma si è addirittura garantita una buona fetta degli affidamenti diretti ed ha già contrattato la sua parte per quel che riguarda i lavori della Metro e del nuovo Ospedale. In tutto ciò che riguarda il denaro pubblico ci sono dentro fino al collo, forti del fatto che nessuno oserà mai toccarli. Così com’è stato fino ad ora. Protocollo o non protocollo. Se non funziona la procura, corrotti e masso/mafiosi possono fare quello che gli pare. Ed è quello che fanno. Ma di questo Minniti non si preoccupa. A lui basta firmare il protocollo per pulirsi la coscienza.

Ora restiamo in attesa della firma, da parte di Minniti, dello stesso protocollo anche per quel che riguarda gli appalti a Cosenza, che come già detto sarà interessata per lavori pubblici che superano il mezzo miliardo di euro.

Se l’iniziativa di oggi si è rivelata la solita pagliacciata politica, figuriamoci che succederà quando allo stesso tavolo saranno seduti Minniti, Occhiuto e Spagnuolo. Evviva la legalità.