Montalto, inizio scuole: bambini come pacchi postali

Inizio scuole, a Montalto bambini come pacchi postali

Il Comune, sotto pressione, approva la procedura negoziata per i lavori alla Scuola d’Infanzia senza andare a gara. Intanto i bambini in settimana verranno ‘depositati’ in un oratorio

MONTALTO UFFUGO (CS) – Si ricordava quand’era all’oratorio anche Adriano Celentano, solo che il cielo di Montalto Uffugo non è azzurro bensì rosso, di collera. I bambini di tre anni della Scuola dell’Infanzia di via Villaggio, dopo appena una settimana, dovranno traslocare ancora accomodandosi nell’oratorio sito a fianco dell’istituto scolastico per il quale i lavori di riforma non sono mai partiti. Anzi ad essere precisi per detti lavori il Comune – dopo aver sulle prime parlato di gara d’appalto  – vira sull’affidamento diretto con procedura negoziata, e per questo motivo ha già fatto partire di tutta corsa diverse lettere d’invito a ditte specializzate. Saranno mancate offerte per finalizzare la gara d’appalto o è stata la pioggia di critiche piovute sullo stesso ente ad aver cambiato i piani? Altrimenti come si spiegherebbero costi dei lavori riformulati per dar avvio all’affidamento diretto  – prima superavano i 40 mila euro, adesso non più – e, non secondario, l’aggravio dell’operazione sul bilancio comunale quando appena alcuni giorni fa si faceva menzione di fondi esterni finalmente captati? Le difficoltà e le inadempienze della stazione appaltante non possono legittimare il ricorso alla procedura negoziata perché le motivazioni dovrebbero essere oggettive e non imputabili all’organizzazione dei lavori stessi. Almeno questo ha sentenziato il Tar del Lazio alcuni mesi fa.

Fatto sta che lunedì con determina 194 è stata finalmente attivata la procedura negoziata per somma di 38.296,49 euro e i lavori dovranno prendere avvio massimo tra dieci giorni. L’assessore alla Cultura Emilio D’Acri dà la sua parola: “Vogliamo che i bambini rientrino nella loro scuola tra fine novembre e inizio dicembre”. Intanto l’attività didattica deve proseguire, quindi i bambini di tre anni verranno trasferiti dall’attuale sistemazione provvisoria all’oratorio che intanto sarà disinfettato, i bagni adibiti per i piccoli allievi e l’arredo scolastico incorporato per consentire finalmente un inserimento regolare. Una vicenda all’italiana che ha come vittime i bambini  I genitori, sul piede di guerra, sono stati resi partecipi di questa vicenda molto all’italiana solo pochi giorni prima dell’inaugurazione dell’anno scolastico. Nell’incontro lampo tra la dirigenza scolastica, assessore e genitori si stabilì su due piedi di separare in due distinte sedi i bambini di quattro e cinque anni e quelli di tre. Per quest’ultimi comincia il calvario. Si difende il sindaco: “Avevo consigliato di iniziare l’anno scolastico nella scuola, previa rinfrescata dei muri, dove i bambini sono stati sino a giugno. Il trasferimento temporaneo ci sarebbe stato solo per il periodo in cui sarebbero stati fatti i lavori. Alcuni genitori non erano d’accordo visto lo stato della scuola”.

Le riforme sarebbero dovute procedere spedite nel periodo estivo, ma l’impasse burocratica era dietro l’angolo. Per prima cosa si è perso tempo a stipulare un comodato d’uso con il Consorzio di bonifica, proprietario dell’immobile, perché – a detta del primo cittadino – lo stesso non riusciva “a trovare i documenti necessari”. Ci si è incartati poi su altri aspetti procedurali perché “superando i lavori l’importo di 40.000 euro, è necessario avviare una procedura di appalto” ma “il responsabile del comune che se ne deve occupare è oberato di lavori urgenti da svolgere per non far perdere milioni di finanziamenti ottenuti” (questo spiegherebbe, in parte, perché dalla redazione del progetto alla validazione dello stesso passano tredici giorni). L’oratorio fu proposto subito, ma non andava giù a molti genitori in quanto poco funzionale ad ospitare bambini, di certo privo di riscaldamenti, con il primo freddo che potrebbe sopraggiungere inaspettato e con le opere a un bivio. Ecco allora la soluzione di comodo – l’attuale struttura privata che li ospita ancora per poco – ma con grande sorpresa le stanze apparvero troppo esigue e di certo non consone per legge ad ospitare 17 e 20 bambini. Legge che prescrive, per tale numero di alunni, ambienti almeno di 30,6 e 36 mq, con vincoli che diventano ancora più stringenti se includiamo le maestre nelle vesti di lavoratrici, perché lo spazio vitale dovrebbe risultare superiore, con l’obbligo di aule molto ampie in cui allocare servizi accessori ma necessari come mense e laboratori.

La direttrice decide di ritornare sui propri passi offesa dal crescendo di polemiche, sostenendo di non aver opposto resistenza alla richiesta perché, per sua ammissione, costretta dall’invadenza. Fa sapere che i patti, tra la sua scuola e l’assessore, fossero stati in origine ben diversi, anzi concedeva il ‘permesso’ di utilizzare bagni e corridoio. “Su insistenza dell’assessore alla pubblica istruzione” – argomenta sui social – “si rendeva disponibile a cedere, nell’interesse della collettività ma senza intaccare gli interessi della stessa attività, due aule rispettivamente di 20 e 32 mq, l’uso dei bagni e del corridoio e l’uso dell’aula di 48 mq limitato al servizio mensa poiché impossibilitati a svuotarla dei suoi arredi e a rinunciarvi per chiari motivi lavorativi”.

Adesso i genitori, stanchi,  pretendono che i lavori terminino in fretta e si ritorni alla normalità, lasciando sbollire gli animi. Ci sarà tempo per far chiarezza sugli accordi verbali intercorsi tra assessorato e scuola privata – beneficenza e alto senso del dovere o un vago ritorno economico? – sulle supposte pressioni, sulla mancanza di pugno fermo da parte della dirigenza scolastica incapace di restare vigile su un tema così delicato, ma soprattutto sull’orrenda gestione di lavori annosi ma da intraprendere prima dell’inizio dell’anno scolastico.

Vincenzo Bruno