Sembra tutto un tripudio di gioia e felicità, al sabato sera, la giovanissima movida che affolla l’area – chiamiamola così – del Bar Due Palme. Ed è anche vero. Perchè fa bene alla vita che il vivaio della giovinezza si nutra di se stessa. È bello a vedersi.
In realtà si nutre anche di ben altro, la bell’età. In verità, sotto la corteccia del bello c’è anche il luogo marcio dell’esistere: quelle svariate centinaia di giovani contano al loro interno profonde differenze.
Sicché da un lato ci stanno i figli del popolo mentre dall’altro stazionano i figli del potere. La differenziazione è netta non soltanto nelle postazioni di stazionamento serale. La cernita della vita accade anche in luoghi ben più cruciali.
Rassomiglia al grande raggruppamento degli anni Ottanta a Piazza Kennedy, quel che accade a Viale degli Alimena in questo inizio di Terzo Millennio. Non è la stessa cosa, però. È diversa la cultura dell’incontro, è diverso il tema dei discorsi, cambia radicalmente, da allora a oggi, il motivo dello stare insieme.
Non è il caso di analizzare la sociologia del fenomeno, non in questa sede almeno. Non in questo momento, in cui una parte di questi giovani ha sulla testa, senza saperlo, un taglione che sta per colpirli, a tradimento.
È la parte dei figli del popolo che, in questi giorni, in queste ore, sta rischiando grosso davvero. Attenti ragazzi, stanno per arrestarvi. Qualcuno di voi sarà, a breve, parificato a qualche rampante della malavita che ha il compito di spacciare la marijuana che fumate.
E allora facciamolo un discorso, senza troppi moralismi ma con un po’ di sano discernimento: a Viale degli Alimena si spaccia droga alla grande. È, anzi, la vera piazza attuale del consumo al dettaglio di hashish, marijuana, cocaina.
Le giovani leve dei clan locali, riforniti di tutto punto, aprono il loro “botteghino” alla giovane clientela del sabato sera. E a questi non li tocca nessuno.
Lo sanno i residenti, lo sa il Sindaco, lo sa l’intera classe politico-istituzionale i cui figli hanno dimora fissa in tale piazza.
Lo sanno le forze dell’ordine che, in questi mesi, giorni, ore, sono alle prese con una maxi inchiesta che coinvolge oltre 250 nomi di tali giovani – e giovanissimi – ragazzi e ragazze. Non sono coinvolti i figli del potere, perché neppure a questi li tocca nessuno.
Questo lo sa bene anche la classe dei giudici che ha in mano l’inchiesta. Uno su tutti il dottor Cozzolino, il quale se ne sbatte i cosiddetti di mandare al macello la vita di un bravo adolescente per fare salva quella di un delinquente con il pedigree dello status sociale.
E allora, quel che sta accedendo nelle sedi giudiziarie dell’inchiesta, è il vero marcio che alberga sotto la corteccia della “bella” movida. Sì perché ancora una volta, Terzo Millennio o meno, la storia dei capri espiatori sta ripetendosi uguale a sé stessa, tal quale è stata nella peggiore epoca oscurantista.
C’è chi spaccia e chi consuma ma non è questa la differenza che conta per i carabinieri della caserma Grippo di Cosenza e per i loro colleghi del Comando Provinciale. No. La differenza la fa l’appartenenza familiare, ancora una volta, ancora una schifosissima volta.
Sì, perché sono bastati quattro o cinque di questi figli del potere a far stringere nella morsa della nostra efficiente macchina della giustizia il resto dei loro coetanei che, una volta a settimana, organizzano la loro fumatina da dieci euro.
I figli del popolo vengono convocati in caserma, e costretti dai militari ad accusare i propri compagni. Li minacciano, li terrorizzano sventolando sulle loro teste orribili accuse: “Tu finisci in galera per spaccio di droga se non mi dici che il tuo amico si fa pagare per farti fumare insieme a lui”. Se tuo figlio si fuma dieci euro di marijuana a settimana, sappi che rischia un’accusa di spaccio, se risulterà che ha diviso la spesa con i suoi amici.
Dieci euro a settimana, è questa la cifra che i figli del popolo affrontano per darsi l’esperienza (criticabile e opinabile quanto vuoi) dello sballo. E magari partecipano in quattro, cinque, per le vanne del week-end.
Poi ci sono i figli del potere, che di soldi ne maneggiano tanti ma veramente tanti di più. E che non hanno bisogno di fare la colletta per farsi una canna. No. Perché loro le “storie” se le fanno belle grosse. A parte, tra di loro c’è pure chi imita mamma e papà, dandosi il tono della pista bianca da sniffare. Noi lo sappiamo molto bene chi sono i genitori cocainomani che occupano bei posti di potere nelle nostre istituzioni. Così come conosciamo a menadito i figli insieme a tutti i loro vizi. Potremmo farvi nomi e cognomi. Ma non è questo l’intento.
Ci sono figli di politici, figli di carabinieri e poliziotti anche di un certo grado e prestigio, figli della Cosenza “bene”.
Si ripete, li conosciamo molto bene, genitori e figli, uno a uno. Sappiamo molto bene cosa fanno e di cosa “si fanno”. Sappiamo pure che lor signori sono tutti al di sopra della legge e della giustizia terrena perché, quando certi figli vengono “sgamati”, hanno genitori pronti a dare il via – con tutta la loro foga di potere – alla macchina delle coperture. La stessa macchina che copre loro stessi nelle scorribande dei festini tossici o, peggio ancora, delle connivenze finanziarie con il malaffare. La copertura è sempre totale.
Tuttavia qualcuno deve pur pagare. E allora chi è che paga il conto? Il conto lo paga chi non ha scheletri negli armadi perché non saprebbe come nasconderli: ecco chi paga. I figli del popolo. Siano questi a pagare! Saranno loro, con le “storielle” da dieci euro acquistate al “botteghino” della malavita” da piazza, a pagare il conto con la giustizia. La stessa giustizia che, dall’altro lato, copre le storiacce da centinaia e migliaia di euro acquistate dalla genìa del potere presso il grossista della malavita di sede aziendale.
È così che i carabinieri proteggono se stessi, insieme, al resto dei colleghi poliziotti o dei genitori che comunque contano in questa società. Salviamo i nostri figli, dicono. Gli altri si fottano. Perciò fottiamoli.
Attenti ragazzi, stanno per arrestarvi. Qualcuno di voi sarà, a breve, parificato a qualche rampante della malavita che ha il compito di spacciare la marijuana che fumate. Così farete salvo il “figlio di” che fa affari di droga alle vostre spalle, sulla vostra pelle. Sì, perché il figlio del potere ha sempre le tasche piene di soldi. I loro interessi valgono più dei vostri.
Un genitore preoccupato che ha appreso tutto questo dal racconto del figlio convocato in caserma.