Natale in casa… Cuffaro: Totò vendeva, Silvio ricompra

Articolo del 13-11-2023 ma sempre molto attuale, purtroppo.

(DI ILARIA PROIETTI – ilfattoquotidiano.it) – Alla faccia della spending review e pure di Giorgia Meloni che non sa più come dirlo. “Bamboli, non c’è un euro!”. Ma in Sicilia, dove regna Renato Schifani, con buona pace di tutto, pure delle battute d’avanspettacolo d’antan, il Natale invece è arrivato in anticipo e carico di doni grazie a una Finanziaria da leccarsi i baffi: sul piatto, oltre a tutto il resto è stato messo, anche un budget di circa 100 mila euro a deputato regionale, cioè 7 milioni con cui finanziare iniziative d’interesse, diciamo così. Un tripudio di sagre, feste, eventi, provvigioni, aiutini e aiutoni. Mance pre-elettorali? Giammai! Anche se le maldicenze corrono e soprattutto le amministrative di primavera si avvicinano. Ma tant’è: ecco stanziati 30 mila euro per la sagra del torrone di Casteltermini, 200 mila per l’organizzazione del capodanno a Catania, 150 mila per il Carnevale di Termini Imerese, 25 mila per la festa con i nonni di Avola e chi più ne ha più ne metta, pure 80 mila euro per Federico III, 150 mila per la “ Pallavolo Saturnia” di Aci Castello e via dicendo come nella famigerata tabella H, zeppa di ogni ben di dio che era il sale della Manovra all’epoca in cui regnava Totò Cuffaro.

E del resto il piatto più ghiotto della manovra appena varata a Palazzo d’Orleans, regnante oggi Schifani, porta ancora la firma Cuffaro. Non già Totò Vasa-Vasa, ma Silvio dirigente generale del dipartimento Finanze della Regione che è stato incaricato di ricomprare gli stessi immobili alienati nel 2007 da suo fratello quand’era governatore della Trinacria felix: sedi anche in pieno centro vendute, anzi svendute, a mille euro al metro quadro, con il pretesto di dover far cassa per coprire il gigantesco buco del bilancio visto l’indebitamento che all’epoca era di quasi 3 miliardi. Ma era stato – guarda un po’ – tutt’altro che un affarone, almeno per la Regione: che aveva venduto per circa 200 milioni quegli immobili ma subito rimesso mani al portafoglio per poter continuare ad utilizzarli. Diventando inquilina del fondo a partecipazione regionale che aveva acquistato i beni: a botte di 20 milioni l’anno il conto delle locazioni alla fine per le casse della Regione è lievitato fino a 260 milioni. Per tacere dell’altra faccenda, gli 80-100 milioni spesi per il censimento immobiliare affidato alla Sti dell’imprenditore piemontese Enzo Bigotti che nessuno in Regione aveva poi potuto vedere ché nemmeno l’assessore al Bilancio aveva le password per consultarlo.

Acqua passata, tutto è perdonato. Persino i rilievi della Corte dei Conti che definendola “non conveniente e assai criticabile” avevano stroncato l’operazione immobiliare varata nel 2007 da Cuffaro che aveva deciso la vendita di 33 immobili a un fondo controllato da Pirelli Re e oggi partecipato da Unicredit, Intesa e per il 35% del capitale dalla Regione che adesso si riprenderà i palazzi e chissà se basteranno i 70 milioni previsti. Di certo quegli immobili vennero all’epoca venduti dalla Regione a prezzi bassissimi e locati invece a caro prezzo. Ora la Sicilia di Schifani è pronta a scucire altri milioni per ricomprarsi quello che ha era già suo. Quel che Cuffaro vende, un Cuffaro ricompra: alla faccia del bicarbonato di sodio! Ma qui il Totò che faceva scompisciare gli italiani offrendo all’allocco di turno l’acquisto della Fontana di Trevi non c’entra nulla.