‘Ndrangheta, ascesa e discesa del clan Pesce di Rosarno

Dopo la cattura di Marcello Pesce (detto «u ballerinu»), capo strategico del clan, arrestato nel 2016, dopo sei anni di latitanza, la leadership del gruppo criminale, secondo gli inquirenti, è passata nelle mani del giovane Antonino, catturato ieri, che avrebbe continuato a gestire gli affari di famiglia. Negli ultimi anni la cosca Pesce si sarebbe occupata soprattutto di fornire i mercati ortofrutticoli del Nord Italia (in particolare l’OrtoMercato di Milano), facendo arrivare dalla Piana di Gioia Tauro, agrumi e prodotti agricoli di ogni genere. Per gestire questo tipo di attività i Pesce avevano messo su una serie di società intestate a prestanome. L’inchiesta «Recherche» aveva assestato un brutto colpo al clan Pesce. L’attività investigativa aveva permesso di accertare l’arricchimento illecito e sproporzionato di molti esponenti della cosca e per questo la magistratura aveva messo i sigilli ai possedimenti della famiglia Pesce.

Ad Antonino Pesce, classe 1992, viene contestato dunque il ruolo di direzione e capo del ramo della cosca Pesce che si riconosce nella figura del padre Vincenzo Pesce classe 1959, alias “U pacciu (attualmente detenuto), con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, degli obiettivi da perseguire, delle attività economiche da avviare ed attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose. Assieme al fratello Savino classe 1989, impartiva ordini e direttive alla cosca, facendo leva proprio sullo spessore criminale del padre, riconosciuto dagli altri esponenti di vertice della cosca quali Marcello Pesce e Antonino Pesce classe 1982, con i quali trattava la ripartizione delle zone d’influenza e dei proventi del mercato del trasporto merci su gomma per conto terzi.

Infatti, Vincenzo Pesce è stato condannato, in via definitiva, a 16 anni di reclusione nell’ambito del processo All Inside, quale esponente apicale dell’omonima cosca, nonché a cinque anni di reclusione, in primo grado, nell’ambito dell’operazione Reale 6 per il reato di scambio elettorale politico-mafioso. L’indagineRecherche ha messo in evidenza l’attualità del potere criminale assunto dai fratelli Savino (attualmente detenuto) e Antonino cl. 1992, il cui carisma e potere intimidatorio induceva alcuni trasportatori della zona di Rosarno a cedere a soggetti di loro fiducia alcuni servizi di trasporto di merci su gomma (prodotti agrumicoli, kiwi ed altro), facendo prevalere il criterio dell’influenza sulla parte del territorio in cui avevano sede le aziende di settore, ricadenti sotto il loro controllo criminale già esercitato dal padre Vincenzo. Complessivamente, l’indagine “Recherche” ha fatto luce sul monopolio della cosca Pesce nell’esercizio del trasporto delle merci su gomma nel territorio di Rosarno e zone limitrofe.