‘Ndrangheta e appalti, tra gli indagati c’è il deputato della Lega Domenico Furgiuele

Dall’operazione Waterfront della Dda di Reggio e della Guardia di Finanza, si evince che i Piromalli avevano dato il via libera a 57 imprenditori di spartirsi lavori pubblici per una decina di anni a Gioia Tauro e in alcune zone della Piana.
Tra questi, sempre secondo gli inquirenti, c’era anche il deputato della Lega Salvini Premier Domenico Furgiuele, ex titolare delle quote di maggioranza e amministratore della Terina Costruzioni, raggiunto da un avviso di garanzia.
Il parlamentare aveca già lasciato le sue quote prima di approdare in Parlamento.
Il parlamentare è indagatp per turbativa d’asta in merito a due lavori, che non si è aggiudicato, riguardanti l’elisoccorso dell’ospedale di Polistena e un ripristino stradale da fare nei pressi di San Giorgio Morgeto.

L’impresa edile di Furgiuele – la Terina Costruzioni – risulta implicata in alcuni appalti della Piana di Gioia Tauro. Già plenipotenziario di Matteo Salvini in Calabria, Furgiuele negli ultimi mesi è stato messo da parte a causa di presunti torbidi legami con ambienti criminali del territorio lametino, di cui il parlamentare è originario. Furgiuele era destinatario della misura di divieto dell’esercizio dell’attività imprenditoriale per 12 mesi e del sequestro dei beni superiori a 3mila euro di valore, che però sono state revocate, in quanto l’imprenditore-deputato avrebbe già cessato le cariche societarie.

Domenico Furgiuele e altri imprenditori, infatti, nel maggio 2015 “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso” e “con mezzi fraudolenti e collusioni, turbavano la gara d’appalto” indetta dal Comune di Polistena per la realizzazione di un eliporto a supporto dell’ospedale”.

In particolare il deputato del Carroccio, legale rappresentante della Terina Costruzioni, avrebbe messo “a disposizione” la sua società “per la presentazione di un’offerta concordata con le altre imprese partecipanti al cartello, al fine di condizionare il risultato della gara in loro favore”. La stessa cosa, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuta per l’appalto indetto dalla Suap di Reggio Calabria e relativo ai “lavori di ripristino viabilità in località Bandina di San Giorgio Morgeto”.

La guardia di finanza è risalita al deputato Furguele e alla società di cui era legale rappresentante grazie a un file trovato all’interno di un hard disk sequestrato all’imprenditore Giorgio Morabito. In quel file c’era una griglia in cui Morabito appuntava il suo “pronostico” delle gare d’appalto. E tra le ditte nominate c’era l’indicazione “mazzei”. Il riferimento è alla Terina Costruzioni e, in particolare all’imprenditore Salvatore Mazzei, suocero di Domenico Furgiuele, “attualmente detenuto presso la casa circondariale di Velletri in quanto condannato per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose”.

La Terina Costruzioni, all’epoca, aveva come socio (con il 39% delle quote) Maria Concetta Mazzei, cognata del legale rappresentante e futuro deputato della Lega Domenico Furgiuele che, due mesi dopo essere stato eletto in Parlamento, cedette l’incarico all’altro cognato Armando Mazzei.

Questo è il motivo per il quale Furgiuele oggi non è stato colpito dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nell’ambito dell’inchiesta “Waterfront” che ha dimostrato l’esistenza di un unico illecito cartello composto da 57 imprenditori capaci di aggiudicarsi 22 gare ad evidenza pubblica attraverso turbative d’asta aggravate dall’agevolazione mafiosa.

Nell’ordinanza trova spazio anche un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano nel maggio 2018. “Dalla consultazione di fonti aperte – scrivono i pm – si è rilevato che lo stesso (Furgiuele, ndr) avrebbe prenotato delle stanze presso l’albergo Phelipe di Lamezia Terme (CZ), la sera del 06.07.2012, per tre soggetti che nello stesso giorno si sono resi responsabili dell’omicidio di Fortuna Davide”.

Quel delitto rientrava in una faida tra le cosche del Vibonese: “Tale vicenda, che scaturirebbe dal processo c.d. “Grincia” – è scritto nella richiesta della Procura – è stata raccontata da uno dei killer pentitosi dopo la cattura. Furgiuele Domenico, convocato dalla pg, avrebbe riferito di a provveduto alla prenotazione su richiesta di Verduci Antonio, zio di uno dei tre killer”.