‘Ndrangheta e massoneria, l’inchiesta di RaiNews24: la rete che portava a Pittelli

Le carte e gli atti dell’ordinanza dell’ultimo blitz di Gratteri, a 13 anni di distanza dalle indagini di De Magistris, riprendono le attività delinquenziali degli stessi “colletti bianchi” e ne descrivono compiutamente le condotte anche attraverso le dichiarazioni di diversi pentiti-chiave. Lo abbiamo scritto più volte in questi mesi, commentando in parallelo il lavoro di Gratteri e quello del suo predecessore. Oggi a confortare queste tesi arriva anche una importante inchiesta di RaiNews24. I primi a mettere nero su bianco questi rapporti indicibili furono a Catanzaro nel 2007 il pm Luigi De Magistris e il suo consulente informatico Gioacchino Genchi. 

IL CENACOLO

Reportage esclusivo di #Rainews24 a firma del bravissimo giornalista siciliano Pino Finocchiaro con Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi, dove si parla della Calabria e di intese indicibili “…alla Massoneria ed ai rapporti intercorrenti tra Pittelli ed il Colonnello Merone, nella quale si fa altresì riferimento alla partecipazione del predetto unitamente a taluni magistrali, ad una cena organizzata dal Pittelli proprio presso la sua abitazione…”.

Il “Colonnello” del quale si legge nell’ordinanza dell’operazione Rinascita Scott è Francesco Merone, colonnello dei Carabinieri con cui sono stati censiti numerosissimi contatti con il Pittelli. Peraltro, emerge che il Pittelli abbia sponsorizzato l’ingresso nella loggia massonica coperta del “Colonnello” insieme agli altri soggetti dello stato deviato, agli ‘ndranghetisti, ai colletti bianchi e ai politici.

Ma ecco quanto dicono Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi nell’anticipazione diffusa da RaiNews24.

LUIGI DE MAGISTRIS: “Il collante è quello dei poteri occulti e delle massonerie deviate. Personaggi delle istituzioni, della politica, della finanza che prendono le decisioni del sistema criminale fuori dalle istituzioni e poi dentro le istituzioni e nei luoghi di lavoro le ratificano. Quando mi tolsero l’inchiesta, attraverso due miei consulenti molto bravi, uno – Piro Sagona, funzionario della Banca d’Italia – e l’altro – Gioacchino Genchi, esperto di tabulati telefonici -, avevamo ricostruito esattamente i flussi che portavano all’avvocato Pittelli, portavano ad una serie di società anche all’estero e portavano a dei luoghi in cui io feci una perquisizione, che determinò una “sollevazione” dell’avvocato Pittelli, perché disse che io avevo perquisito un ufficio di un parlamentare… Invece era un luogo dove c’era una persona che non era affatto un collaboratore di un parlamentare, nel senso che non si parlava di un ufficio di un parlamentare e noi ritenevamo che quell’ufficio era riconducibile proprio ai Mancuso… Quindi esattamente 13 anni prima avevamo ricostruito i flussi finanziari che portavano da persone vicine alla ‘ndrangheta ai colletti bianchi”.

GIOACCHINO GENCHI: “Non sono tanto le cene con i capimafia quelle che mi preoccupano, assolutamente… Forse possono più preoccupare i capimafia perché anche loro – secondo quello che è il loro codice – hanno sbagliato ad andare a cena con Pittelli, non ci hanno guadagnato. A me quelle che mi preoccupano sono le cene di Pittelli con i magistrati e con gli apparati delle istituzioni, sono gli incontri, i punti di riferimento, le certezze che quest’uomo ha avuto per oltre un trentennio, in cui ha agito indisturbato e adesso è lasciato solo a marcire in carcere. Pittelli è il capro espiatorio di un sistema, sta pagando per tutti”.