‘Ndrangheta e politica, la difesa di Orlandino Greco: le piroette di Foggetti e la versione di Edyta

Orlandino Greco

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, dopo la combattuta udienza del 2 febbraio 2017 (pensate come va “veloce” questo processo, visto che sono passati quasi sei anni!), si era riservato la decisione sul ricorso della DDA di Catanzaro avverso il rigetto della richiesta di arresto nei confronti di Orlandino Greco, all’epoca consigliere regionale, accusato di voto di scambio e corruzione elettorale.

Greco, che stava vivendo un periodo comprensibilmente difficile e delicato, aveva pubblicato un post su FB nel quale chiariva bene il suo stato d’animo.

“Aspetto la decisione come si aspetta la primavera per scrivere di due anni di travaglio passati a respingere accuse infamanti e a difendere con orgoglio e dignità una comunità che non potrà mai essere associata al malaffare. Non basteranno le dichiarazioni di qualche delinquente di bassa lega ad infangare la mia storia personale e l’immagine della comunità di Castrolibero. Grazie ai castroliberesi che mi sono stati sempre vicini. Loro, più di tutti, sanno quanto sia stato appassionante scrivere insieme una storia politica di legalità, trasparenza e amore disinteressato per il territorio e la comunità. Ho piena fiducia nella giustizia, il tempo ci riconsegnerà ciò che abbiamo costruito in tredici anni straordinari e indimenticabili. Andiamo avanti, a testa alta. Viva Castrolibero”.

LA MEMORIA DIFENSIVA

Ed eccoci alla memoria difensiva presentata dai legali di Orlandino Greco nell’udienza del 2 febbraio 2017. L’avvocato Enzo Belvedere (che oggi, a distanza di anni, viene indicato come in rampa di lancio per entrare in politica) in una prima fase spiegava come, a suo giudizio, erano cambiate le versioni propinate dal pentito Ernesto Foggetti.

Ne pubblichiamo ampi stralci, che divideremo in due parti.

“… Con riguardo alla “piroetta” narrativa che Foggetti Ernesto propina quando viene riascoltato sullo stesso fatto, il Giudice rileva: “…si comprende che il collaboratore è stato invitato dall’Ufficio a tornare sulle dichiarazioni rese in precedenza, che gli venivano lette. E si apprende dalla verbalizzazione riassuntiva…che Foggetti Ernesto ha modificato le dichiarazioni rese sei mesi prima. Il Giudice non può che constatare “un mutamento di rotta”, un “allineamento” alle risultanze documentali ed investigative.-

Questo il tema centrale, eluso dal Procuratore, che si  trincera dietro il formalismo della norma, nonostante il Giudice, con ragionamento logico, abbia rappresentato non l’obbligo ma l’opportunità e l’utilità, nel caso specifico afferente le propalazioni di Foggetti Ernesto, della detta produzione integrale, per poter vagliare nella sua interezza il tenore del narrato. Tale necessità è evidenziata dal GiP in ragione dell’inconciliabilità ed incongruenza tra la prima e la seconda versione dichiarativa, del contrasto con le acquisizioni documentali e del contrasto tra le dichiarazioni dei collaboratori medesimi.

Le tre inconciliabili versioni dei fatti del Foggetti Ernesto. Verbale del 12 marzo 2015 – Verbale del 20 marzo 2015- Verbale del 16 ottobre 2015.-

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Foggetti Ernesto sono inattendibili per molteplici motivi:

a) Soffrono di una preclara incoerenza interna.

Nell’impugnazione del Pubblico Ministero si tenta di sminuire la portata della divergenza. Si ritiene che Foggetti Ernesto abbia fornito, “nella ricostruzione dei fatti”, “versioni in parte difformi”, poiché “trattasi di dichiarazioni rese a distanza di molti anni rispetto alla verificazione dei fatti”, ed a cagione di un “deficit iniziale”!

La comparazione dei due verbali rende evidente che la seconda ricostruzione dei fatti  non presenta difformità di poco rilievo, né riguarda precisazioni ulteriori di aspetti tralasciati o dimenticati nel corso del primo interrogatorio, ma consiste in un racconto radicalmente diverso.-

Interrogato la prima volta  il 12 marzo 2015, Foggetti Ernesto dichiara di non avere “conoscenza diretta dei fatti” relativi alla competizione elettorale del 2003, in quanto “particolarmente giovane” (ed effettivamente lo era, il quattordicenne Foggetti!), mentre ha “conoscenza diretta delle penultime elezioni”, quelle svoltesi nel 2008.

Su tale periodo si sofferma con dovizia di particolari, non ha un deficit mnemonico, mai oppone un ricordo sfocato, riferisce in maniera ferma e specifica di peculiari accordi; di un impegno a fornire sistemazioni lavorative, impegno onorato dopo l’elezione con la costituzione di una cooperativa; il collaboratore specifica chi era il soggetto a capo della cooperativa, tal Gianni Valder; indica i nomi delle persone assunte in virtù dell’accordo (Muto Giuseppe, Esposito Mario e tal “mulingiana”);

precisa che “tale cooperativa veniva finanziata per effetto di erogazioni del comune”. Tale racconto appare plausibile sino a quando gli investigatori non accertano che la cooperativa in questione è stata costituita nel 2005! E che i soggetti che avrebbero beneficiato dell’assunzione dopo la tornata elettorale del 2008, ne facevano parte, in qualità di soci, sin dalla costituzione stessa.

Così, a distanza di 6 mesi, il 10 ottobre 2015, Foggetti Ernesto è invitato a ritornare sui fatti, e –  “allinenadosi” ai riscontri documentali acquisiti dal P.M., come correttamente dedotto dal G.I.P. – afferma che: “la cooperativa a cui avevo fatto riferimento nel richiamato verbale costituiva oggetto di accordo elettorale illecito rispetto alla campagna elettorale…celebratasi nell’anno 2003…la cooperativa fu costituita qualche anno dopo in esecuzione del patto elettorale per effetto del quale mio padre e la cosca Bruni si erano impegnati a procacciare voti a favore dei predetti Greco e Figliuzzi”.

Aldo Figliuzzi

Ma tale asserzione contrasta con quanto il Foggetti aveva precedentemente dichiarato, ovvero di non poter riferire in merito ai fatti del 2003 poiché non vi prese parte in quanto ancora giovanissimo (ossia quattordicenne!), contrasta con la dovizia di particolari, riferiti il 12 marzo 2015, con riguardo alla fase precedente la costituzione della detta cooperativa. La menzogna diventa palese allorquando (nel corso dell’interrogatorio del 10 ottobre 2015), il falsissimo Foggetti afferma: “Con riferimento alla campagna elettorale del 2008 della quale io fui artefice e protagonista principale e, non esito a dire, vero e proprio regista…l’accordo elettorale  riguardava l’incremento del personale della cooperativa”!

“Ma come? – si chiede l’avvocato Belvedere -. È stato artefice, protagonista, regista di quell’accordo e dimentica proprio il dato fondamentale, che quando dirige l’affaire la cooperativa già esiste? Quando 6 mesi prima narra in maniera particolareggiata i fatti non può aver dimenticato l’elemento “di scambio” più importante, quello della costituzione di una cooperativa, non certo dell’incremento lavorativo (fatto mai avvenuto)!  Il narrato è viziato da falsità evidenti, che si traducono in una inattendibilità totale dei “racconti”.-

Senza dimenticare che Foggetti Ernesto aveva avuto modo, per una seconda volta, il 20 marzo 2015, di ritornare sullo specifico argomento, continuando a sostenere la prima versione! Con perentorietà, nel riferire di alcune scritte minatorie nei confronti di Greco Orlandino, apparse sui muri della città di Castrolibero, afferma: “La ragione per la quale erano state realizzate le scritte, riposava nel fatto che Mario Esposito, che era stato assunto dalla cooperativa finanziata dal comune di Castrolibero quale corrispettivo del procacciamento di voti a favore dei predetti Greco e Figliuzzi, per come ho riferito in un precedente verbale – chiaro il riferimento al verbale del 12 marzo 2015 ed alla prima versione – , addirittura non si recava neanche a lavorare…”.

  1. b) Le tre versioni di Foggetti Ernesto sono altresì smentite dalle dichiarazioni di Foggetti Vincenzo.-

Il 12 marzo 2016, alle ore 16,38, dopo aver chiuso il Verbale di Foggetti Ernesto, il P.M. interrogava sui fatti Foggetti Vincenzo, il quale, pur facendo riferimento alle elezioni amministrative del 2003, nulla riferisce in merito alla costituzione di cooperative ed all’accordo per la sistemazione lavorativa di affiliati.

Racconta, sempre in riferimento all’anno 2003, di una presunta “elargizione” di 10.000,00 euro, in cambio del “procacciamento di voti”, consegnata dal sindaco Greco nelle mani del boss Michele Bruni, in sua presenza! Dato quest’ultimo non riscontrato da altri propalatori e di cui non riferisce (anzi clamorosamente smentisce) la moglie del predetto “capo”, collaboratrice di giustizia Edyta Kopaczynska (la quale veniva messa a conoscenza da parte del boss, di notizie rilevanti).La donna, interrogata il 24 settembre 2015, dichiara: “Non so chi è stato eletto sindaco a seguito della campagna elettorale cui ho fatto riferimento, ma sono certa che era soggetto con cui non si poteva ragionare, nel senso che, per qualsiasi cosa, andava dai Carabinieri a sporgere denuncia…sono certa che sia stato il Figliuzzi a riferire a Michele che il Fabio Bruni aveva chiesto per il tramite di Figliuzzi dei soldi al sindaco ed il Figliuzzi aveva detto che tali richieste al sindaco non potevano essere fatte perché avrebbe denunciato tutti”.-

La moglie convivente del “capo” Miche Bruni, la collaboratrice di giustizia Kopaczynska, riferendo di fatti relativi all’anno 2003, secondo la corretta e lineare ricostruzione del G.I.P., non è a conoscenza dell’elargizione di somme di denaro a Bruni Michele. Smentiti, quindi, sul punto, sia Foggetti padre, che riferiva del pagamento illecito di 10.000 euro nel 2003, sia Foggetti figlio che raccontava di più cospicuo pagamento nel 2008.

In merito, il Giudice della cautela osserva: “Posto che gli atti non confermano che in relazione alle elezioni del 2008 vi sia stata la costituzione di una cooperativa né, comunque, l’assunzione di altri sodali, anche le dichiarazioni sull’accordo di consegnare una somma di denaro, poi consegnata da Greco, tramite il suo autista a Foggetti Ernesto e da questi a qualcuno del clan Bruni, è rimasto privo di riscontri e, anzi, la Kopaczynska, legata sentimentalmente al boss, al riguardo non è stata in grado di riferire alcunché, neppure con riferimento all’appoggio al sindaco Greco né ad una somma, certo non irrisoria, di cui il congiunto dovrebbe essere stato il destinatario – sempre secondo Foggetti”.

1 – (continua)