‘Ndrangheta, killer Sestito evaso: indagini anche in Calabria

MILANO – Lo cercano ovunque, anche in Calabria. Ma non lo trovano, almeno per ora. Continua la fuga di Massimiliano Sestito, killer della ‘ndrangheta evaso dagli arresti domiciliari a Pero, nel Milanese, dove era stato ristretto in attesa di una sentenza della Cassazione che doveva pronunciarsi sull’omicidio del boss calabrese Vincenzo Femia (compiuto nel 2013 a Castel di Leva, Roma).

L’uomo ha manomesso il braccialetto elettronico e si è dato alla macchia.  Sul caso stanno indagando i carabinieri della sezione catturandi del Nucleo investigativo di Milano. Di Sestito non c’è più traccia.

I carabinieri stanno setacciando Milano e hinterland, ma le indagini proseguono parallelamente anche in Calabria dove Sestito, ritenuto affiliato al clan Sia Procopio di Soverato, ha costruito gran parte della sua carriera criminale. Il 52enne non avrebbe a disposizione ingenti somme di denaro per sostenere la sua latitanza ma potrebbe avere appoggi di una certa importanza all’interno del mondo della malavita.

Il curriculum criminale di Sestito è lungo: ci sono arresti per associazione mafiosa e traffico di droga. Nel 1991 era stato lui a premere il grilletto uccidendo l’appuntato dei carabinieri Renato Lio a un posto di blocco a Soverato (Catanzaro). Per fuggire aveva aperto il fuoco e aveva ammazzato il militare. Era stato condannato all’ergastolo prima e a 30 anni poi con pena definitiva. Dieci anni fa il suo nome era finito di nuovo in un’indagine su un omicidio, un’esecuzione vera e propria: quella del boss Femia, ammazzato con nove colpi di pistola a Roma in una faida per il controllo delle piazze di spaccio.

Era stato condannato all’ergastolo in appello ma in attesa della pronuncia dei supremi giudici, prevista proprio per oggi, il 12 gennaio scorso Sestito era stato scarcerato e messo ai domiciliari, a casa del padre, su decisione della Corte d’assise di appello di Roma. Non è la prima latitanza per il 52enne: nel 2013, poco dopo l’omicidio Femia, l’uomo, nato a Rho, aveva approfittato della semilibertà concessa per scappare dal carcere di Rebibbia. L’avevano catturato su una spiaggia di Palinuro, nel Salernitano.