‘Ndrangheta, mano pesante in appello contro i Soriano di Filandari

La Corte di appello si è pronunciata nei confronti del clan Soriano di Filandari, infliggendo pene sostanziose. Era ottobre del 2020 quando furono inflitte sette condanne ed otto assoluzioni nell’ambito dell’operazione contro la ‘ndrangheta denominata Nemea che ha visto alla sbarra il clan Soriano di Filandari, nel Vibonese. Il pm della Dda di Catanzaro Anna Maria Frustaci aveva contestato decine di capi d’imputazione, alcuni dei quali accolti dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto da Tiziana Macrì.

Allora le pene apparivano tuttavia ridimensionate rispetto alle richieste dell’accusa. Leone Soriano, (difeso dagli avvocati Brancia e Staiano), capo indiscusso della famiglia di ‘ndrangheta era stato condannato a 18 anni e 11 mesi di reclusione. Undici in meno rispetto ai 29 anni richiesti dal pm. E ancora: 13 anni erano stati inflitti a Francesco Parrotta (avv. Vecchio), 12 anni a Graziella Silipigni (avv. Brancia e Garisto), moglie di Roberto Soriano, vittima della lupara bianca; 13 anni e 8 mesi a Giuseppe Soriano, figlio di Graziella Silipigni; 5 anni a Giacomo Cichello. Era arriva invece l’assoluzione perché non avrebbero commesso il fatto per Mirco Furchì (avv. Francesco Sabatino), Domenico Soriano, Domenico Nazionale; e ancora Rosetta Lopreiato di 51 anni, moglie di Leone Soriano; Maria Grazia Soriano, Giuseppe Guerrera, Luciano Marino Artusa, Alex Prestanicola (avv. Brancia e Rotundo).

Arrivati ai giorni nostri, la Corte di appello si è espressa emettendo le seguenti sentenze: Rosetta Lopreiato, moglie di Leone Soriano, assolta in primo grado, è stata invece condannata a 3 anni e 4 mesi di reclusione 6mila euro di multa, con l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. In primo grado erano stati inflitti 11 anni e 11 mesi a Caterina Soriano e 10 anni e 9 mesi a Luca Ciconte; ebbene, la Corte di appello ha rideterminato la pena portandola a 13 anni e 7 mesi di reclusione per la prima e 13 anni e 5 mesi per il secondo. Anche per Giacomo Cichello c’è stata una rimodulazione con un aumento di pena a 5 anni e 6 mesi.

La Corte d’appello ha rideterminato la pena per Giuseppe Soriano a 17 anni e 6 mesi di reclusione, nonché per Francesco Parrotta a 14 anni e 11 mesi di reclusione. Ridotta a 11 anni e 8 mesi la pena per Graziella Silipigni. Per tutti gli imputati è stata disposta, a pena espiata, la misura della libertà vigilata per due anni, nonché il pagamento delle ulteriori spese processuali.

L’operazione

Il blitz contro i Soriano di Filandari è scattato all’alba dell’8 marzo 2018. I carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo, coordinati dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri, hanno eseguito sette fermi nell’ambito di un’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Annamaria Frustaci. Le accuse, a vario titolo, andavano dall’estorsione al danneggiamento, dalla detenzione di armi e munizioni alla detenzione di droga ai fini di spaccio. Reati aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta ha fatto luce su una serie di intimidazioni messe a segno tra Filandari e Jonadi in un arco temporale piuttosto ristretto compreso tra la fine novembre e la fine di febbraio. Una dozzina gli atti intimidatori ricostruiti dai carabinieri. Tra i tanti episodi contestati, inquietante l’idea di compiere un attentato ai danni della caserma dei carabinieri di Filandari.