‘Ndrangheta e migranti: le denunce (inascoltate) di Laura Ferrara (M5S)

Sono in tanti ad essersi occupati del Cara di Isola Capo Rizzuto, finito oggi alla ribalta nazionale per gli arresti della DDA di Catanzaro, che ha assicurato alla giustizia il faccendiere Leonardo Sacco, l’insospettabile don Edoardo Scordio e decine di affiliati al clan Arena. Negli anni passati i giornalisti de L’Espresso e del Fatto Quotidiano hanno lavorato molto bene d’inchiesta e anche il Movimento Cinquestelle (l’unica faccia presentabile della politica) si è dato da fare.

LE DENUNCE DI LAURA FERRARA

L’ultimo appalto triennale fino al 2015 è stato di 28.021.050 euro Iva esclusa per una capienza ufficiale di 729 posti. Ma i richiedenti asilo ospitati hanno spesso sfiorato le 2000 presenze.

Il documento viene fuori da una corrispondenza tra l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara e il prefetto di Crotone. Ferrara aveva visitato il Cara di Sant’Anna il 26 ottobre 2015, come membro della Commissione Libe (Libertà civili e affari interni) per verificare le condizioni di vita e la corretta gestione dei fondi.

Dopo la visita, l’eurodeputata aveva scritto al prefetto per chiedere chi fornisce e controlla i beni erogati dall’ente gestore come “pocket money”. Si tratta dei 2,50 euro al giorno che gli ospiti dovrebbero ricevere per le proprie necessità. La Misericordia ha spiegato all’eurodeputata che l’erogazione avviene con un credito virtuale di 5 euro ogni due giorni, spendibili solo nel centro per l’acquisto di beni forniti dallo stesso ente gestore (marche da bollo, sigarette, snack) che ne stabilisce anche i prezzi.

Questo sistema, è apparso alla Ferrara “ai confini della legalità” perché “il valore reale di questi cinque euro dipende, in ultima analisi dai prezzi effettivamente praticati nel Centro e sui quali si presume avvenga un controllo”.

Laura Ferrara

A controllare dovrebbe essere la prefettura, che ha risposto alla richiesta di accesso agli atti, dopo oltre tre mesi. “Gli accertamenti non hanno dato esito su alcun rincaro sui beni per i migranti” precisava la prefettura, che citava anche i rapporti di monitoraggio del progetto Praesidium , costituito dall’ Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati), Save The Children e la Croce Rossa. Ma la missiva del prefetto non diceva che uno di questi rapporti, risalente al 2013, ha rilevato che a Isola Capo Rizzuto “da settembre 2011 a maggio 2013, gli ospiti riferiscono che il buono economico non è stato erogato”. Secondo questo report, quando il pocket money è stato erogato, ai migranti sarebbero stati consegnati solo due pacchetti di sigarette da 10 a settimana come equivalente di tutto l’importo settimanale pari a 17 euro e cinquanta centesimi.

Ferrara chiedeva anche di conoscere come avviene la selezione dei fornitori del centro di accoglienza, i bilanci e i rendiconti consuntivi dell’ente gestore e le informazioni relative al vincitore della gara d’appalto per la costruzione dei nuovi alloggi sostitutivi dei container. “La documentazione non è in possesso della prefettura – è la risposta che arriva da Crotone – può essere fornita solo dall’ente gestore o dal Ministero”.

Eppure nella Convenzione tra la Prefettura e la Confederazione nazionale delle Misericordie per la gestione del Cara di Crotone, sottoscritta da Leonardo Sacco, all’articolo 21 si prevedeva l’obbligo per l’ente gestore di inviare alla prefettura report bimestrali sui servizi effettivamente erogati, comprese l’analisi dei costi del personale utilizzato per tutti i servizi, e “la quantità dei beni acquistati ed oggetto di tutte le forniture previste in convenzione”.