‘Ndrangheta stragista, il pentito Cannella: “Incontri a Lamezia per i legami solidi con la massoneria”

Graviano e Filippone

Reggio Calabria – Incontri organizzati a Lamezia perché “c’erano legami solidi con la massoneria e alcuni apparati statali che avrebbero dato copertura al movimento”. Questo quanto avrebbe riferito in aula il collaboratore di giustizia Tullio Cannella, nell’ambito del processo “’Ndrangheta stragista”, in corso a Reggio Calabria e che vede imputati Rocco Santo Filippone, ritenuto il capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta legata ai Piromalli, e Giuseppe Graviano, considerato capo del mandamento mafioso di Brancaccio.

A riportare le dichiarazioni del pentito fatte ieri in aula, un articolo del Fatto Quotidiano a firma di Lucio Musolino, nel quale viene ricostruito l’esame del collaboratore che ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo. Cannella era un uomo molto vicino a Leoluca Bagarella e oggi, in aula, avrebbe raccontato diversi particolari, tra cui appunto di queste riunioni dei movimenti separatisti in formazione in quegli anni nel Sud Italia.

Per quanto riguarda Lamezia, infatti, Cannella, avrebbe ricevuto da più parti conferme che in Calabria ci sarebbero stati “legami solidi con la massoneria” e quindi, sarebbe stato opportuno fare lì gli incontri. Il pentito ha raccontato che effettivamente questa riunione sarebbe poi davvero avvenuta a Lamezia.

Ma non solo: come riporta l’articolo, Cosa Nostra avrebbe saputo in anticipo che il partito di Berlusconi, si sarebbe chiamato “Forza Italia”. Stando alle parole del collaboratore, dai movimenti separatisti da parte di Cosa Nostra, l’attenzione si sarebbe spostata proprio verso il nascente partito perché quella sarebbe stata, secondo Cannella, una situazione in cui avrebbero creduto molto.